«D'Alema basta minacce»

«La loro ambiguità è non scegliere tra progressismo e liberismo Veltroni è chiaro» SL LEADER NEOCOMUNISTA «D'Alema, basta minacce» Bertinotti: il voto anticipato? Non lo temo PROMA ROVA a trattenersi, ma non ci riesce, Fauste Bertinotti, e ride, ride. Su «la Repubblica» Massimo D'Alema lo minaccia: se non si riforma lo Stato sociale, le elezioni sono scontate, e a quell'appuntamento l'Ulivo andrà senza Rifondazione. Sul «Corriere della Sera», Franco Marini lo ammonisce: stop ai veti del prc, bisogna metter mano alla previdenza e alla fine i neocomunisti saranno costretti a piegare la testa perché non possono svincolarsi da questa maggioranza. Allora, onorevole Bertinotti, i leader di pds e ppi ce l'hanno con lei... «La loro mi sembra una reazione indispettita per la manovra varata dal governo. E francamente non capisco il perché. Due forze popolari, quali il pds e il ppi, dovrebbero essere soddisfatte perché questa manovra non colpisce gli interessi dei ceti più deboli, anche se la questione delle liquidazioni degli statali poteva essere evitata. Questa manovra ricalca la formula "né tagli né tasse" e allora perché tanto nervosismo?». Perché quella è la formula di Rifondazione comunista e questo dettaglio di non poco conto non può far piacere a D'Alema e a Marini. «Ma così si accredita la tesi delle destre, che dicono che questo governo è succube di Rifondazione. E non capisco per quale ragione pds e ppi vogliono confermare ernesta tesi. Se io fossi un vanaglorioso, mi attribuirei questi meriti. Pero non lo sono e faccio un discorso diverso: oltre alle ragioni sociali, per quale motivo, con la manovra, avremmo dovuto comprimere l'economia, in un periodo come questo in cui cresce la disoccupazione e rallenta la crescita? C'è troppo nervosismo da parte di D'Alema e Marilù». I segretari di pds e ppi, comunque, le lanciano un av- vertimento ben preciso: lo Stato sociale va riformato. «Se pds e ppi pensano di andare a ridiscutere il Welfare State per tagliare la spesa sociale, la maggioranza va in crisi e si apre un conflitto tra la sinistra e l'Ulivo». Ma la riforma dello Stato sociale è all'ordine del giorno, questo è innegabile, anche voi, del resto, lo sapete... «E infatti su questo argomento occorre una discussione seria, perché noi ci troviamo - basta guardare ai dati della disoccupazione - in un frangente simile a quello che segui la grande crisi degli Anni 20. E in questo dibattito su) Welfare si fronteggiano due posizioni: quella progressista e quella liberista. La verità è che pds e ppi hanno assunto una posizione ambigua, non riescono a scegliere su quali di questi fronti stare, e tengono i piedi sulle staffe di due cavalli diversi. Veltroni, invece, su questo ha fatto una buona affermazione che, se diventasse una solenne dichiarazione d'impegno della maggioranza contro la riduzione della spesa sociale, sarebbe una buona base d'inizio per la discussione sul Welfare». Insomma, lei vuole tornare al partito della spesa facile. «No, io penso che difendere la spesa sociale per aumentarla non significhi questo. Dopo lina lunga fase in cui la politica economica è stata improntata al ri¬ sanamento dei conti dello Stato, ci vuole una politica per un nuovo sviluppo. Non dimentichiamoci che in Italia la spesa sociale è inferiore alla media europea, mentre l'evasione fiscale è incomparabilmente superiore». Allora quali sono, in sintesi, le sue condizioni per aprire una discussione sul Welfare State? «Bisogna partire da questo presupposto: la spesa sociale non si taglia, sennò noi non cominciamo nemmeno a discutere». Queste sono le sue condizioni. Quelle di D'Alema sono: o si riforma lo Stato sociale, o andiamo alle elezioni senza allearci con Rifondazione. «E' una minaccia che non mi spaventa, che non mi provoca nemmeno mi brivido. In questo modo, infatti, io perderei qualche parlamentare, D'Alema invece perderebbe il governo che è la ragione della sua politica». Questo avvertimento, a quanto pare, non coglie nel segno. Ma lei noi pensa che, invece, il ragionamento di Marini qualche fondamento ce l'abbia? Come fa Rifondazione a svincolarsi dalla sua maggioranza? «Rigiro l'interrogativo: come fa il ppi a svincolarsi dalla sua maggioranza?». Onorevole Bertinotti, gira voce che Cossutta non approvi questo suo «tira e molla» con il governo... «Queste storie mi fanno ridere. Mi asssocio a quello che dice Armando a questo proposito: noi siamo la coppia più bella del mondo». Tornando alla manovra, come giudica la presa di posizione della Confindustria? «Nel giorno in cui il Polo si riunisce e non riesce nemmeno a decidere se fare o meno una manifestazione, la Confindustria dà quella risposta... E' una conferma del fatto che la Confindustria è il motore di fondo della destra. Le loro carrozzerie sono autonome, ma il programma è sostanzialmente quello». Lei vorrebbe negare che questa manovra colpisce solo gii imprenditori? «La verità è che loro combattono qualsiasi cosa tocchi il loro profitto immediato. E comunque io credo che la reazione della Confindustria non sia originata dal Tfr, ma da un'altra ragione: gli imprenditori stanno caricando i loro fucili fin da ora in vista della discussione sullo Stato sociale. Il loro messaggio al governo è chiaro: o fai cosi oppure noi cerchiamo di farti cadere». Maria Teresa Meli «La loro ambiguità è non scegliere tra progressismo e liberismo Veltroni è chiaro» «Anche pds e ppi non possono svincolarsi da noi o l'Ulivo muore» A sinistra il segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti A destra il leader del pds Massimo D'Alema

Luoghi citati: Italia