«L'ira degli industriali? Non fa danni» di Raffaello Masci

Il Polo: battuti i record di scontro con la società. Veltroni: bugie, nessuno ha fatto più di noi Il Polo: battuti i record di scontro con la società. Veltroni: bugie, nessuno ha fatto più di noi «I/ira degli industriali? Non fa danni» Prodi: vogliono farci la guerra ma sono degli ingrati ROMA. Il giorno dopo il varo della manovra di 15 mila e 500 miliardi, il governo deve far fronte ad una protesta infuocata contro l'anticipo fiscale sulle liquidazioni, guidata da Confindustria che, per il 10 aprile, ha indetto una giornata di mobilitazione di tutta l'imprenditoria italiana riunita su una «piazza telematica» con assemblee in teleconferenza. Ma se gli industriali hanno ottenuto il sostegno politico del Polo, dovranno tener conto non solo del dissenso - comprensibile - della maggioranza, ma anche del risentimento del governo che li considera degli ingrati e degli incontentabili, e giudica la loro protesta sproporzionata rispetto a quanto viene loro chiesto. «E se vogliono fare la guerra, che facciano pure - ha detto Romano Prodi, stanco di sentire lamentele - tanto danni non ne fanno». E anche il leader della maggioranza, Massimo D'Alema, concorda nel non enfatizzare la rivolta confindustriale: «Siamo in un Paese democratico e tutti i cittadini hanno diritto di manifestare», ha detto. Al coro si unisce, con una più articolata dichiarazione, il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni, che considera gli industriali degli ingrati, in quanto «questo governo ha fatto molto per l'economia del Paese» ed elenca i risultati: ((Abbiamo portato dal sette al tre per cento il rapporto tra deficit e pil, dimezzato l'in¬ flazione, ridotto i tassi. Credo che questi siano risultati che interessino anche gli imprenditori». Inoltre - aggiunge Veltroni «tra due mesi circa inizierà la più grande riforma strutturale che si possa immaginare, con l'obiettivo di riformare lo Stato sociale. Tra le prime cose affronteremo anche il problema delle pensioni di anzianità». Dunque gli industriali non avrebbero motivo fondato di protestare e la loro mobilitazione «pur legittima - ha detto il leader dei verdi Manconi - appare quantomeno bizzarra». Per le opposizioni, invece, la scelta degli industriali, tradizionalmente non inclini alle proteste plateali, è il segno di un disagio ormai esplosivo. «Non mi sembra che la Confindustria abbia mai avuto vocazioni barricadere - ha affermato l'economista di Forza Italia Antonio Martino - ma c'è una prima volta per tutto. Mi sembra che questo governo stia battendo tutti i record in fatto di scontro con la società civile. E' riuscito a scontentare Confidustria, gli artigiani, i commercianti e i dipendenti pubblici». «Quella della Confindustria è una iniziativa senza precedenti, una bocciatura completa per il governo e i suoi provvedimenti ha detto il coordinatore dell'esecutivo di An, Maurizio Gasparri condividiamo le ragione di una protesta che a nostro avviso deve comportare anche una riflessione di natura politica da parte del mondo imprenditoriale, specie di quei segmenti che si illudevano sulle possibilità del governo Prodi, a cominciare da Agnelli». «Questi provvedimenti - ha detto il leader del ccd Casini - deprimeranno ancora di più l'economia», mentre Rocco Buttiglione invita il governo «ad andare a casa» perché questo insuccesso farà il paio «con l'incapacità di incide- re sullo Stato sociale, in quanto su questo tema «o Prodi è capace di sfidare Bertinotti, ma questo non è ancora mai successo, oppure la riforma non si farà». Le opposizioni, secondo la deputata di FI, Tiziana Maiolo, non devono limitarsi «a qualche mugugno, accompagnato magari da disponibilità nei confronti di questo governo imbelle, ma ha il dovere di chiamare i cittadini alla più decisa e intransigente mobilitazione. Visto che questa manovra non solo non ridurrà il deficit ma contribuirà a provocare la perdita di almeno 200 mila posti di lavoro». Quanto a Bossi, che non entra nelle dispute Polo-Ulivo, «quella del governo è la tipica manovra da venerdì santo, e rischia di far fallire le piccole imprese». La più curiosa delle polemiche è quella che si è svolta tra le varie organizzazioni di categoria che hanno assunto posizioni critiche, ma diversificate a seconda dell'impatto dei provvedimenti sui vari settori. Per la Confartigianato il governo «sembra aver riconosciuto il ruolo della piccola imprenditoria escludendo dal prelievo sul Tfr le aziende con meno di 15 dipendenti». Ma per l'altra «famiglia» degli artigiani, la dia, «nella manovra non sono previste misure strutturali che incidano sulla spese; pubblica e sugli sprechi, né interventi che creino condizioni per favorire l'occupazione». Gli agricoltori della Cia apprezzano «l'inserimento di un nuovo condono in materia previdenziale con la proroga di sei mesi, anche se rimane il problema della riforma della previdenza agricola». I provvedimenti del governo per la Confetra (confederazione generale del traffico e dei trasporti) «rischiano di assestare un colpo mortale alle aziende del trasporto, e un ulteriore prelievo di risorse attraverso la quota del tfr pone le aziende del trasporto in una situazione di estremo rischio». «Ingiusto e inutile» viene definito dalla Federalberghi il provvedimento sul tfr per il contraccolpo che ne deriva al settore del turismo. In tutto questo la cosa più deprimente è, secondo l'analisi di Confcommercio, il fatto che «la manovra sarà comunque insufficiente ad entrare in Europa». Raffaello Masci

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