Vero il dono di nozze ai Salvo

Vero il dono eli nozze ai Salvo « Vero il dono eli nozze ai Salvo » Al processo una teste accusa il senatore PALERMO. I cugini Nino e Ignazio Salvo custodivano in una cassaforte elvetica il loro «tesoro» accumulato con il trentennale monopolio delle esattorie siciliane: qualcosa come 200 miliardi, tutti rigorosamente in '«nero» e tutti sapientemente occultati in Svizzera. E adesso mi pentito sostiene che Tani Sangiorgi - l'enigmatico genero di Nino Salvo, già accusato di aver spalancato le porte della propria villa ai sicari di Ignazio Salvo e già indagato per associazione mafiosa - pur di mettere le mani su quel denc.ro tramava sanguinari complotti contro i legittimi eredi. Come? L'insospettabile Sangiorgi sposato con Angeia Salvo - avrebbe chiesto alla mafia trapanese di eliminare il cognato Antonio, figlio di Nino, per poi spartirsi i miliardi con i suoi sicari. Il pentito Vincenzo Sinacori ricostruisce, per la prima volta, il piano omicida in un verbale appena acquisito agli atti del processo Andreotti. «Sangiorgi si appartò con me e con Matteo Messina Denaro (boss di Castelvetrano, ndr) per chiederci di uccidere Antonio», sostiene il pentito, «facendoci presente che in Svizzera c'erano circa 200 miliardi in nero, pure per noi». Non c'è dubbio. Tani Sangiorgi - il medico che un mese fa ha accusato il pm Guido Lo Forte e Gioacchmo Natoli di aver «manipolato» le sue dichiarazioni e che per tutta risposta è stato denunciato dalla procura di Palermo per calunnia - è diventato ormai un personaggio-chiave del processo Andreotti, entrato nella sua fase più calda. Le domande sul genero di Nino Salvo ed il suo ruolo nelT «affaire Andreotti» hanno arroventato l'udienza di ieri con la testimonianza di Rosalba Lo Jacono, vedova dell'ex sindaco di Bari e del senatore pidiessino Pietro La Forgia. La donna ha raccontato, infatti, che il marito le riferì di aver conosciuto, durante una vacanza a Stresa, proprio il famigerato Sangiorgi. E che nei colloqui con l'ex esponente del pds - il medico si sarebbe vantato di conoscere Andreotti e di aver ricevuto da lui un vassoio d'argento come regalo di nozze. La testimone, infine, ha detto di essersi decisa a parlare solo adesso, dopo aver saputo che Sangiorgi «accusava la procura di Palermo di volerlo incastrare». Anche l'informatissimo Sinacori conferma l'esistenza di quel vassoio, ormai considerato praticamente una prova della conoscenza diretta tra Andreotti e i Salvo. A sentire il pentito, il vassoio - mai ritrovato nonostante le minuziose perquisizioni - sarebbe stato nascosto proprio dal genero di Nino Salvo. «Sangiorgi - spiega Sinacori mi disse che lui stesso lo aveva fatto sparire». Tra i nuovi verbali acquisiti nel fascicolo del processo Andreotti, infine, ci sono anche le recenti rivelazioni del pentito Tony Calvaruso, testimone di un'affermazione del boss Leoluca Bagarella, che confermerebbe il presunto incontro tra Andreotti e Totò Riina. Ricordando una serata dell'estate del '94, trascorsa al villaggio Euromare, davanti alla tivù, Calvaruso racconta: «Bagarella, che aveva bevuto molta vodka al limone, sentendo parlare Andreotti, commentò: "Guarda questa cosa inutile... se mio cognato mi ascoltava, doveva rompergli le corna quel giorno e non farsi riempire di chiacchiere"». Il cognato, ovviamente, è Riina. L'allusione a «quel giorno» riguarda l'incontro del «bacio». E stavolta è un pimto a favore dell'accusa. Sandra Rizza Il senatore Giulio Andreotti

Luoghi citati: Bari, Castelvetrano, Palermo, Stresa, Svizzera