Scheletri contro Netanyahu

Nella battaglia del nuovo quartiere di Gerusalemme si apre un secondo fronte, quello degli ebrei ortodossi Nella battaglia del nuovo quartiere di Gerusalemme si apre un secondo fronte, quello degli ebrei ortodossi Scheletri contro Netanyahu Tombe a HarHomà, scavi a rischio TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Il controverso progetto edilizio israeliano di Har Homà - che ha innescato una violenta protesta palestinese in Cisgiordania nonché la ripresa degli attentati islamici in Israele dopo una tregua di fatto durata 12 mesi - potrebbe essere ostacolato (e forse addirittura bloccato) da reperti archeologici che giacciono da oltre duemila anni nelle viscere della terra. La sensazionale notizia, data dal giornale radio del mattino, è stata subito ridimensionata dal Dipartimento israeliano delle antichità. Ma tanto è bastato per mettere in allarme gli zeloti ortodossi, che adesso seguiranno i lavori con rinnovato interesse. Secondo la radio di Stato, nella zona di Har Homà ci sono varie grotte usate in tempi remoti come luogo di sepoltura ebraica. Se ci fosse un vero e proprio cimitero il rione non potrebbe sorgere, a meno che i rabbini non autorizzino un espediente già usato anni fa a Tiberiade: l'elevazione degli edifici di circa un metro da terra, per separare gli appartamenti dalla zona «contaminata» dai morti. La revisione dei progetti richiederebbe mesi, forse anni. Ma secondo Osnat Guez, portavoce del Dipartimento delle antichità, si tratta di questioni ipotetiche. «Per ora nella zona specifica dove sorgerà il rione - dice non abbiamo trovato né grotte, né ossa». «Prima o poi - ammette - ci imbatteremo in reperti ar cheologici bizantini oppure risalenti al Secondo Tempio», ossia a oltre duemila anni fa. In quel caso occorrerà compiere «scavi archeologici di salvataggio», che ri chiederanno mesi. In passato gli ebrei ortodossi hanno condotto dure battaglie per impedire la costruzione di quartieri in zone considerate cimiteri ebraici, giungendo fino a maledire gli impresari edili. Quando uno di essi morì di infarto durante controversi lavori a Jaffa, la stampa ortodossa tripudiò vedendo nell'episodio una chiara manifestazione di giusti- zia divina. Un tentativo più convenzionale di arrestare i lavori è compiuto adesso dal mediatore statunitense Dennis Ross, che la scorsa notte è giunto a Gerusalemme nel tentativo di riallacciare il dialogo fra Israele e Anp, mentre nei Territori l'atmosfera è sempre più esasperata. L'esercito israeliano ha inviato in Cisgiordania rinforzi di fanteria e ha fatto avanzare i carri armati fino a breve distanza dalle città autonome palestinesi. Anche fra i palestinesi c'è aria di mobilitazione. Ieri gruppi di dimostranti hanno sistematicamente teso agguati con sassi e bottiglie alle automobili dei coloni in transito nelle principali arterie della Cisgiordania. La tensione toccherà l'apice domenica, quando alla protesta dei palestinesi si uniranno un milione di arabi israeliani. In questo contesto il compito di Ross è quasi disperato. In poche ore deve convincere Arafat a ordinare la repressione di Hamas e della Jihad islamica, mentre i palestinesi ancora rimproverano agli Stati Uniti di aver impedito una condanna di Israele al Consiglio di sicurezza. Ross deve inoltre convincere Israele a compiere gesti distensivi verso i palestinesi: ma il governo Netanyahu stenta a comprendere per quale ragione, dopo l'attentato di Tel Aviv e dopo dieci giorni di intifada nei Territori, Arafat debba ancora essere «rabbonito». Aldo Baquis Continua l'Intifada: in Cisgiordania sassi e bottiglie contro le automobili dei coloni Un'autogrù in fiamme a Ramallah durante una manifestazione di protesta palestinese contro il nuovo insediamento di Har Homà (foto ansa]

Persone citate: Aldo Baquis, Arafat, Dennis Ross, Netanyahu, Netanyahu Tombe, Secondo Tempio