Dall'Osce il penultimo sì all'intervento
Manca solo l'ok del Consiglio di sicurezza. Migone: Londra non è riuscita a bloccarci Manca solo l'ok del Consiglio di sicurezza. Migone: Londra non è riuscita a bloccarci Dall'Osce il penultimo sì all'intervento L'Onu critica Roma: «Disumano bloccare i porti» ROMA. Finalmente, dopo due giorni di conclave, l'Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) ha detto sì alla missione in Albania. Ma non è ancora finita. Adesso spetterà al Consiglio di sicurezza dell'Orni dare il «via libera» definitivo. «Abbiamo già attivato la nostra rappresentanza a New York. Stiamo lavorando per fare presto», dice il sottosegretario agli Esteri Piero Fassino. Se tutto andrà secondo i piani, la missione europea per la ricostruzione dello Stato e della democrazia albanese dovrebbe partire ai primi di aprile. Avrà una scorta annata di soldati italiani, francesi, spagnoli, greci e, forse, turchi e portoghesi. «L'Albania ha ormai bisogno di cibo, di medicinali. Non può certo rimanere in questa situazione di difficoltà umana in cui si trova adesso», fa sapere, da Parigi, Romano Prodi. E' stata la Russia a pretendere una doppia decisione. «Riteniamo - spiegava al mattino, a Mosca, il portavoce del ministero degli Esteri Gennady Tarasov - che in generale l'assistenza all'Albania dovrà essere coordinata dall'Osce. Se vi sarà bisogno di ripristinare l'ordine, o proteggere gli aiuti umanitari, la decisione relativa dovrà essere presa dal Consiglio di sicurezza dell'Orni». Ma naturalmente, pri¬ ma di inviare soldati italiani, c'è bisogno di un'autorizzazione parlamentare. Le commissioni Esteri e Difesa del Senato sono pronte a riunirsi in qualunque momento. Se necessario, anche a Pasqua. Il presidente della commissione Esteri Gian Giacomo Migone intanto assicura «piena solidarietà al governo» e critica invece «chi lo ostacola, preparandosi a constatare un'impotenza europea che in realtà ha contribuito a determinare. Si sappia, a Londra e altrove, che non sempre le profezie si autoadempiono». L'attenzione si sposta verso il Palazzo di Vetro, dunque. L'Onu deve votare una risoluzione che dia una copertura legale alla missione militare, indicando gli obiettivi dell'intervento. Spetterà poi alla Osce definire i detta¬ gli e scegliere i responsabili. Scontato che l'ex cancelliere austriaco Franz Vranitzky resterà l'incaricato speciale, sono da scegliere i responsabili civile e militare. All'Italia, quasi sicuramente, spetterà la guida dei soldati. Ma si profila intanto all'orizzonte un piccolo conflitto tra Onu e governo italiano. Il delegato dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati, Fazhul Karim, in visita a Brindisi, ha rilasciato dichiarazioni polemiche contro l'Italia. «Il numero degli albanesi giunti non è tale da creare problemi». Non gli va giù la «linea dura» adottata in Puglia per respingere i profughi. «Non sono d'accordo. In linea di massima, l'Alto commissariato non condivide un blocco di questo tipo perché noi chiediamo che sia data alle persone che abbiano necessità di protezione la possibilità di averla». Quanto prima, ha annunciato Fazhul Karim, l'Alto commissariato manderà una nota di protesta al nostro governo. La risposta, immediata, è arrivata dal ministero della Difesa. «Il blocco è un'operazione navale volta a impedire l'entrata o l'uscita di qualsiasi nave dalla costa o da un porto nemici. Costituisce un'azione aggressiva nei confronti di uno Stato ostile». Viceversa, sostiene il ministro Andreatta, il pattugliamento che si sta organizzando in acque albanesi è stato richiesto proprio da Tirana. E la Farnesina: «Non è in atto alcun blocco navale, quanto un accordo bilaterale per un efficace pattugliamento delle acque internazionali e albanesi. L'accordo, e tutta la politica italiana verso i profughi, è ben nota alla responsabile, signora Sadako Ogata». La quale signora Ogata, a sera, presa visione del putiferio, ha diramato una nota conciliante ma non troppo. «L'Alto commissariato è sensibile alle prooccupazioni dell'Italia di non essere travolta dall'arrivo di una nuova massa di profughi. Ma il blocco non è il sistema migliore per affrontare il problema delle fughe di massa». Francesco Grignetti Un gruppo di poliziotti tenta di costringere sei nostri connazionali a far portare in Italia un loro compagno ferito, poi desiste Battaglia grossa tra zingari e bande armate a Fier: almeno diciassette i morti "nino/ *>*> ^^^'C^sr** Valona scende in piazza con slogan anti-italiani in Dall'alto una donna all'ospedale di Tirana, un pescatore di Durazzo col Kalashnikov e un volantino che inneggia alla «Grande Albania»
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