Il corteo azzurro non decolla

Il corteo azzurro non decolla Il corteo azzurro non decolla Nel vertice da Berlusconi An resta isolata ROMA. La manifestazione di un milione di persone, fortissimamente voluta da Berlusconi? Chissà se si farà mai, visto che le scuole di pensiero, nel centrodestra, divergono. La manovra varata dal governo? «E' ingiusta, finta e preelettorale», dice il leader di Forza Italia che però subito dopo reitera la sua offerta di appoggio a Prodi per la prossima finanziaria e per la riforma dello Stato sociale. Le amministrative? A Milano i sondaggi su Albertini sono tutt'altro che confortanti, per fortuna che c'è Torino dovè Costa (per inciso il Cavaliere all'inizio non lo voleva) almeno va bene. Insomma, dalle parti del Polo aleggia una certa confusione e un po' di sconforto. E come sempre in questi casi si riapre l'eterno dibattito, favorito stavolta dalle uscite di Cossiga, e che vèrte sul solito interrogativo: funziona o no l'attuale leadership del Polo? E' questo il quadro d'insieme in cui in mattinata si svolge il vertice nella casa-ufficio di Berlusconi. Al summit manca solo Fini, che si fa sostituire da Gasparri. E' assente per motivi personali e non politici, visto che è lui il più arrabbiato di tutti sulla manovra: «Prodi ha una bella faccia tosta», dice. Il presidente di An, comunque, prima del verti¬ ce ha un colloquio telefonico con Berlusconi, che gli assicura: «Con il Ccd ci parlo io, della manifestazione contro la manovra, perché non è possibile che tutte le volte che c'è da assumere una posizione comune quelli trovino il modo di distinguersi». Ma il Cavaliere non riesce a convincere Casini e Mastella. Incontrovertibili le motivazioni del secondo: «Una manifestazione dopo il 27 aprile? Ma se alle elezioni perdiamo chi ci viene?». Berlusconi, cui l'argomento sta a cuore, però ribatte così: «Un governo come questo si merita la manifestazione. Eppoi i moderati sono incavolati e hanno tanta voglia di manifestare. Vuol dire che in quell'occasione saremo un milione meno due, cioè voi». A questo punto replica Casini: «Silvio - dice - saremo un milione meno tre, perché anche tu sei un moderato a meno che non ti sia scoperto all'improvviso un falco. E comunque se prendessimo un'iniziativa del genere la maggioranza, che in questo momento è in difficoltà, si compatterebbe». Anche Gasparri è cauto. Propone di indire più manifestazioni: «Se ne facciamo una sola - è il suo ragionamento - e partecipa meno gente di quella di piazza san Giovanni si rischia di fare brutta figura». Alla fine non si decide niente. Il discorso resta in sospeso: una, tre, mille manifestazioni, o nessuna? Altro argomento spinoso, lo stato dell'arte nei rapporti politici. Berlusconi si lamenta. «Alle parole di D'Alema - dice - non seguono i fatti. Sulla Giustizia Folena ha fatto delle aperture, ma sull'emittenza il segretario del pds non ce la fa...». E Casini osserva che anche il segretario ppi Marini non sembra fare i passi avanti sperati. Quindi si parla di armninistrative. Buttiglione è preoccupato per la mancanza di «appeal» di Albertini e del resto i sondaggi del Cavaliere dicono che Fumagalli ha già raggiunto il candi¬ dato del Polo a sindaco di Milano. Mentre in quelle stanze i capi discutono in segreto, fuori, i colonnelli rilasciano fiumi di dichiarazioni. Mario Valducci, responsabile Enti Locali di Forza Italia, invita gli italiani a non pagare la tassa per l'Europa e il Tfr. Forse ha preso troppo alla lettera le indicazioni di Berlusconi di puntare, a Milano, sui leghisti. Fatto sta che viene smentito: la sua - precisa l'ufficio stampa di Fi è una posizione personale. Ma gli uomini di An si spingono più in là. Vanno dietro Cossiga e mettono in dubbio la primazia del cavaliere sul centrodestra. Dice Selva: «La leadership oggi è di Berlusconi, ma nul¬ la è immutabile». Afferma Fiori: «E' giunto il momento di sciogliere il Polo». E Alemanno auspica «l'avvio di un nuovo processo costituente del centrodestra». Ma non ci sono quelli di An, anche nel Cdu, si discutono simili prospettive: «E' il momento - osserva Sanza - di ripensare all'organizzazione dell'area moderata». E per concludere questo giovedì in bellezza, al Cavaliere giunge l'avvertimento serale di Buttiglione: «Se Berlusconi indugia a organizzare un partito liberaldemocratico come dice Cossiga, qualcuno penserà a riempire questo vuoto». Maria Teresa Meli Mastella: «Se perdiamo le elezioni chi ci viene?». E Gasparri: «C'è il rischio di una brutta figura» L'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga

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