«Il governo ritiri questa manovra»

Annunciata la «mobilitazione» contro «le decisioni vessatorie». Soddisfatti invece i sindacati Annunciata la «mobilitazione» contro «le decisioni vessatorie». Soddisfatti invece i sindacati «Il governo ritiri questa manovra» Confindustria: non è così che andremo in Europa ROMA. La Confindustria boccia duramente la manovra-bis del governo Prodi di cui denuncia (de misure vessatorie». E al termine di una tesa riunione straordinaria del consiglio direttivo, svoltasi ieri sera a Roma, preannuncia la «mobilitazione» di tutti gli associati, 110 mila imprese, per premere sul governo affinché ritiri questa manovra che non porterà l'Italia nell'Europa monetaria. Tutti i «big» dell'industria erano convenuti ieri sera nella sede dell'associazione all'Eur, accolti dal presidente Fossa e dal «vice» Carlo Callieri. Da Tronchetti Provera a Franco Bernabè, da Merloni e Abete alla presidente dei «giovani» Emma Marcegaglia, da Riello a Mario Casoni, leader dei «piccoli». E a riunione iniziata è giunto da Torino anche il presidente della Fiat, Cesare Romiti. Nella sala, un senso di profonda delusione per le decisioni annunciate dal governo. E al termine di due ore di serrato dibattito su quale risposta dare a Prodi è stato diffuso un duro comunicato che esprime «la ferma opposizione» degli industriali per la sottrazione di 12.200 miliardi in due anni come anticipo della tassazione sul Tfr i r che si aggiungono ai 3500 dell'ultima Finanziaria. Confindustria esprime perciò «la forte preoccupazione» che gli aggravi fiscali imposti dal governo «non consentano l'ingresso dell'Italia nell'Unione monetaria». La nota ricorda che le ripetute manovre del governo Prodi (circa 100 mila miliardi) siano in larga parte solo revisioni contabili o una tantum che appesantiscono i conti degli anni futuri. Mentre i pretesi tagli di spesa «non incidono sulle tendenze di fondo dei conti» e hanno scarso effetto anche misure potenzialmente strutturali come part-time degli statali, taglio al personale ospedaliero, razionalizzazione scolastica. Confindustria denuncia quindi che la pressione fiscale è destinata a salire di 1||§|§| due punti, scoraggiando ■pr perciò investimenti e crea¬ zione di posti di lavoro. Di fronte a queste misure. Confindustria riunirà il 10 aprile la Consulta dei presidenti, allargata a tutti gli associati, per manifestare la sua ferma opposizione al governo. Insomma, gli industriala non scendono in piazza, ma certo sono pronti ad attuare tutte le pressioni per far ritirare la manovra. E que- sto è stato il leitmotiv dei commenti di Tronchetti Provera, Guidalberto Guidi, Vittorio Merloni, secondo cui «la manovra sul Tfr è una tassa sul costo del lavoro». Radicalmente diverso l'atteggiamento dei sindacati che esprimono un po' di contrarietà di facciata solo sullo slittamento delle liquidazioni ai dipendenti pubblici. Mitigata, però, dalla constatazione che Prodi ha corretto il prowedimento originario accettando solo «il disincentivo agli esodi anticipati», come rileva Cofferati. In definitiva, il leader della Cgil giudica «saggia e accorta» l'assenza di interventi sulla spesa sociale. Mentre Pietro Larizza della Uil pur esprimendo «dissenso» sulle liquidazioni finisce per definire la manovra «equilibrata, equa e necessaria». E rivendica al sindacato il merito di aver difeso pensioni e sa¬ nità, rivelando che la Binai sarebbe stata «disponibile» sui ticket. Infine, per il n. 2 della Cisl, Raffaele Morese, con quest'ultima manovra «si è raschiato tutto il barile». In cambio di questa manovra «digeribile», il sindacato ha dato la sua disponibilità sulla proposta lanciata da Prodi di avviare fin da metà aprile il confronto sullo Stato sociale. Purché, ammonisce Larizza, questa riforma non rappresenti solo uno strumento «per battere cassa» e non si tenti di «ridurre la spesa, perché ci opporremo» come avverte il leader Cisl, Sergio D'Antoni. I paletti al prossimo confronto sullo Stato sociale li fissa Cofferati. Il n. 1 della Cgil invita il governo a formalizzare una sua proposta dopo aver raggiunto un'intesa con la maggioranza parlamentare (ossia anche con Bertinotti). Poi, impegna il sindacato a presentare a sua volta una proposta «unitaria». Quindi, invita il governo ad abbinare il confronto sullo Stato sociale a «una politica del lavoro capace di garantire le risorse necessarie alla riorganizzazione del Welfare». Infine, viene presidiata la solita linea di confine sulle pensioni: eventuali decisioni sulla previdenza potranno essere accettate dalla Cgil solo noi '98 e non prima. Resta però da vedere se il suo sindacato è davvero monolitico su questo punto. In realtà proprio all'interno della Cgil qualcosa si sta muovendo. Infatti, il «vice» di Cofferati Guglielmo Epiiàni insiste a suggerire che delle pensioni si può cominciare a parlare anche da maggio. E non basta: per lui il sindacato ha sbagliato anche a liquidare negativamente l'ùitero documento della commissione Onofri. [p. pat.] «Speravo che Prodi facesse di più E così i tedeschi non mischeranno il marco alla lira La Fininvest? Ormai ci pensano i figli» «Io voglio continuare a credere al D'Alema della Bicamerale» tum che appesantiscono i conti degli anni futuri. Mentre i pretesi tagli di spesa «non incidono sulle tendenze di fondo dei conti» e hanno scarso effetto anche misure potenzialmente strutturali come part-time degli statali, taglio al personale ospedaliero, razionalizzazione scolastica. Confindustria denuncia quindi che la pressione fiscale è destinata a salire di 1||§|§| due punti, scoraggiando ■pr perciò investimenti e crea¬ «Io voglio continuare a credere al D'Alema della Bicamerale» PocrigdMednririA destra Fini e D'Alema R Pdi Il Cama II leader del Polo Silvio Berlusconi

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