Nessun «block out» per i politici in tv

L'ultima parola alla commissione di Vigilanza/Slitta la discussione sul ddl Maccanico L'ultima parola alla commissione di Vigilanza/Slitta la discussione sul ddl Maccanico Nessun «block out» per i politici in tv // Garante ci ripensa e «salva» i talk-show preelettorali ROMA. Non ci sarà nessun black-out per i politici in tv in periodo elettorale. I talk-show non si interromperanno, anche se forse qualche programma dovrà essere ripensato, e potrebbe comunque dover rinunciare, sia pur solo per qualche giorno, ai suoi onorevoli ospiti. La protesta dei teleconduttori ha spinto infatti il garante Francesco Casavola a individuare un'abile scappatoia giuridica che consente di aggirare la legge del '93, pensata per impedire forme surrettizie di propaganda elettorale. Ma i vari «Porta a porta», «Pinocchio.'), «Moby Dick» dovranno ora fare i conti con la commissione parlamentare di Vigilanza e i suoi tempi tecnici. Casavola ha ritenuto «possibile, in linea di principio» che la Rai e le tv private riconducano i programmi informativi alla responsabilità delle testate giornalistiche, come aveva subito suggerito il direttore generale della Rai Franco Iseppi. Il garante ha però precisato che la presenza di politici in queste trasmissioni deve essere comunque «limitata alle esigenze di assicurare completezza e imparzialità all'informazione». E, in ogni caso, ha aggiunto che l'autoregolamentazione delle emittenti pubbliche e private dovrà tener con- to, oltre che del suo consenso, anche delle indicazioni della Vigilanza. Ricevuta la lettera di disponibilità del garante, viale Mazzini si è affrettata ad annunciare di aver ricondotto tutti i vari talk-show «di approfondimento informativo» alle testate giornalistiche anziché alle reti. E ha trasmesso immediatamente l'elenco alla Vigilanza. Ma il presi- dente Francesco Storace fa sapere che «spetta alla Vigilanza stabilire quali programmi possano essere considerati di approfondimento politico», annuncia che della questione si potrà discutere non prima di mercoledì prossimo, per via delle vacanze di Pasqua, e intanto insinua il dubbio che non è neppur detto che in quella seduta, già dedicata ad altri temi, si riuscirà ad esaurire l'argomento. E la legge prevede il black out dal 27 marzo. Ma pur con qualche slittamento, pare ormai avviata al lieto fine una vicenda che aveva mobilitato tutti i principali personaggi del piccolo schermo. E sembrava perfino metter in forse la trasmissione cult della satira di sinistra, il «Pippo Chennedy Show». Voci, peraltro smentite dai vertici Rai, sostenevano infatti che le imitazioni di Massimo D'Ale- ma e Walter Veltroni, «clou» del programma, avrebbero potuto essere messe in pericolo. «Per la satira la legge non dovrebbe valere, anche perché se valesse, finiremmo per vivere in uno stato di censura perenne», commenta Corrado Guzzanti. E continua: «In un Paese democratico il diritto di satira dovrebbe essere salvaguardato, per fortuna siamo molto difesi dalla rete e mi auguro che le cose prèndano un'altra piega». Intanto la discussione sul ddl «Maccanico» è slittata a mercoledì prossimo. Ieri sono proseguite le trattative, su incentivi alle antenne paraboliche sotto forma di sgravi fiscali (il Polo chiede che Rete 4 passi su satellite quando almeno il 50 o l'80% della popolazione ne sia dotato), presidenza dell'autorità (il Polo vorrebbe che «il presidente si individui fra nomi di un certo livello, che diano garanzie di imparzialità, come per esempio il garante Casavola») e poteri della vigilanza sul piano di ristrutturazione che dovrà interessare la terza rete Rai, per «simmetria» col trasferimento su satellite di Rete 4. Il governo, che è disponibile su questi tre punti, ha tuttavia escluso che nel ddl ci possano essere nuove norme sulla nomina del eda Rai. [m. g. b.] Il Garante per l'Editoria Francesco Paolo Casavola

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