Caccia all'indesiderabile di Fulvio Milone

Caccia alPindesiderabile Caccia alPindesiderabile L'indagine impossibile della polizia OPERAZIONE SICUREZZA BARI DAL NOSTRO INVIATO E' difficile definire Nicollai Polykron. Un giovane delinquente sotto mentite spoglie, un profugo politico in fuga dalla rivolta che incendia il suo Paese, o più semplicemente un disperato sbarcato in Puglia per cercare lavoro? Insomma, quali panni veste per 10 Stato italiano questo ragazzo di 17 anni venuto da Durazzo, che mostra a tutti il suo braccio anchilosato? «Chiedo solo di essere operato, ma nessuno vuole ascoltarmi», ripete sollevando con la destra la mano sinistra protetta da un guanto di lana. Per lui il sogno italiano è una stanza d'ospedale, mentre il problema di Domi Maylinda, una donna sulla trentina, è convincere un funzionario della questura che 11 bambino che tiene in braccio è davvero suo figlio. Più che un campo di accoglienza, la roulottopoli allestita nell'aeroporto militare di Palese, a un paio di chilometri da Bari, sembra una torre di Babele. Non è che i 595 profughi se la passino male: ufficiali e truppa lavorano sodo, i servizi igienici funzionano a dovere e i pasti caldi arrivano con regolarità. Il problema, qui, è cercare di capire chi siano davvero i 313 uomini e le 135 donne che con 149 bambini dormono nelle vecchie roulottes della Protezione civile e mangiano sotto una grande tenda all'ingresso del campo. Si tratta insomma di eseguire gli ordini giunti da Roma individuando gli «indesiderabili» per rispedirli a casa, e separando chi ha diritto allo status di profugo da chi, al contrario, una volta tornato in Albania non correrebbe rischi e non ha bisogno di cure particolari. Un'impresa difficile, spesso impossibile, che mette a dura prova i nervi già tesi degli uomini della questura barese. «Qui non riusciamo nemmeno a identificare i bambini - sbotta un ispettore dell'ufficio stranieri -. I loro nomi non sono quasi mai annotati nei passaporti delle donne che sostengono di esserne le madri: ci spiegano che nella provincia albanese, lontano dalle grandi città, non esiste l'anagrafe». E allora? «Allora non ci resta che affidarci al nostro fiuto di poliziotti». Sarebbe a dire? «Se vediamo che il bambino se ne sta tranquillo in braccio alla donna, per noi quei due sono mamma e figlio: li fotografiamo insieme e compiliamo un cartellino con i nomi di entrambi». Nel campo, poco distante dalla mensa e dall'infermeria, un gruppo di poliziotti sotto un tendone fa del suo meglio per stabilire l'identità di deci- ne di profughi privi di documenti e individuare gli indesiderabili. Un agente spiega che i rimpatri eseguiti finora riguardano esclusivamente albanesi già schedati dalle autorità italiane. «Si tratta di clandestini che in passato abbiamo pizzicato sulle nostre coste chiarisce il poliziotto -. Per il resto facciamo il possibile, cioè poco. Individuare gli evasi dalle carceri albanesi, ad esempio, è impossibile, perché da Tirana non è arrivato un solo elenco di prigionieri fug- giti nei giorni scorsi dalle celle. Ci affidiamo ancora una volta alla nostra esperienza, stiamo attenti ai comportamenti...». Comportamenti? «Proprio così: se hanno un atteggiamento ostile o arrogante verso i loro compagni, se tentano ad esempio di accaparrarsi più cibo di quel che gli spetta, magari sottraendo il piatto di pasta al vicino, allora li prendiamo e li rispediamo a casa. In qualche modo dobbiamo pur fare il nostro lavoro, non le pare?». Ieri sono stati rimpatriati 177 albanesi «indesiderabili». Un primo gruppo di 43 persone ritenute «pericolose» è partito di buon mattino dal centro di accoglienza di Cassano delle Murge, in provincia di Bari. Altri 26 uomini e 12 donne hanno dovuto lasciare una roulottopoli nel Salento. Nel pomeriggio le espulsioni sono riprese: un CI 30 e un G222 sono decollati con 96 clandestini dall'aeroporto di Brindisi, la città invasa nei giorni scorsi I dai profughi in fuga. Interrotto per ora il grande esodo dall'altra sponda dell'Adriatico, a Brindisi c'è una gran voglia di normalità. Le trentasette carrette del mare con le quali i dannati dell'Albania hanno raggiunto le nostre coste non si vedono più in porto: sono state rimorchiate ai moli più distanti, per far posto ai traghetti in partenza per la Grecia. Nel pomeriggio i responsabili della compagnia di navigazione «Illyria» hanno frettolosamente annunciato il ripristino dei collegamenti con Durazzo, sospesi da due settimane. «La prima nave con sessanta passeggeri e 10 automezzi salperà alle 23», hanno assicurato nel pomeriggio, ma poi hanno dovuto fare marcia indietro: la partenza è stata rinviata di quarantott'ore per ordine del prefetto. Fulvio Milone Un poliziotto «Non ci sono elenchi, dobbiamo affidarci al fiuto» A sinistra, profughi albanesi Continuano le espulsioni di indesiderabili setacciati nei campi profughi di Brindisi e del resto d'Italia

Persone citate: Palese