Pini e Maastricht, il giallo del rinvio di Raffaello Masci

Prodi puntualizza: l'Italia è pronta a entrare nel primo gruppo e non chiede cambiamenti Prodi puntualizza: l'Italia è pronta a entrare nel primo gruppo e non chiede cambiamenti Pini e Maastricht, il giallo del rinvio Intervista (poi smentita): sarebbe meglio avere più tempo ROMA. «L'Italia è pronta ad entrare nel primo gruppo della moneta unica e non chiede né rinvìi né cambiamenti» Erano le cinque del pomeriggio quando Romano Prodi - concluse le celebrazioni per i 40 anni della comunità europea - ha pronunciato queste parole, nel corso di una brevissima conferenza stampa, e ha cosi cercalo di tamponare le polemiche che avevano infuocato il dibattito sull'unione monetaria, fin dal mattino, quando sul «Sole 24 ore» era uscita una intervista a Dini dal titolo eloquente: (lutti neH'Uem, un anno dopo». Le parole di Prodi, peraltro, sono arrivate dopo che lo stesso Dini aveva chiarito il suo pensiero, in totale sintonia con quello del presidente del Consiglio e dopo che l'ipotesi di un rinvio era stata esclusa personalmente da Kohl. Le dichiarazioni del ministro degli Esteri al quotidiano economico non potevano, in ogni caso, non suscitare interrogativi, non solo per il dibattito in corso su una manovrimi giustificata proprio dalle «esigenze europee», ma anche perché l'esternazione ministeriale avveniva in corrispondenza con il primo mese in cui gli italiani dovranno pagare l'eurotassa (marzo per l'appunto). Il ministro degli Esteri - quali che siano state le sue effettive parole - ha pensalo a ogni buon conto di chiarire i! suo pensiero: «Non ho chiesto un rinvio dell'unione monetaria. Ho semplicemente ripetuto ciò che dico non da ora, e cioè che un po' di tempo in più sarebbe stalo utile a tutti». E qualcosa del genere in effetti, Dini lo aveva argomentato già in quell'intervista: «La maggior parte dei Paesi - aveva spiegato - hanno difficoltà a rispettare nel '97 i criteri sul deficit di bilancio, anche e soprattutto a causa del rallentamento della crescita economica. Il che non poteva essere previsto quando il trattato di Maastricht fu firmalo. Anche per Francia e Germania è difficile rispettare i criteri-chiave. Per tutto questo ritengo che un anno in più, in altre parole un rinvio di 12 mesi, sarebbe utile per tutti». Dini fa anche presente che «l'Euro non si potrà fare senza i voti necessari. Quindi l'esclusione dei Paesi mediterranei, insieme per esempio alla Gran Bretagna, potrebbe impedire la partenza dell'Uem grazie ai loro voti negativi». In pratica, dice Dini, sotto esame saranno anche i parametri della Germania e di altri Paesi dai rigorosi bilanci, e una «minoranza di blocco» che votasse contro potrebbe essere loro fatale. Potremmo dunque iscrivere Dini tra i «possibilisti» del rinvio. Non altrettanto potremmo invece fare per il cancelliere tedesco Helmut Kohl che, tramite un intervento sulla rivista delle Casse di Risparmio, ha «stoppato» questa ipotesi, spiegando la sua «volontà politica di giungere ad un avvio puntuale dell'Euro alla data del primo gennaio 1999», ma ciò non deve avvenire «a scapito della stabilità della nuova moneta unica». Nello stesso saggio, il cancelliere afferma che i criteri di stabilità del trattato di Maastricht non vanno rimessi in discussione e che la stabilità dell'Euro è particolarmente importante per la Germania e avrà i suoi effetti benefici sulla crescita economica e sull'occupazione. A soccorrere la tesi del cancelliere è giunta anche una dichiarazione di 14 deputati del suo partito (il cristiano-democratico), esperti di economia, finanza e politica estera, secondo i quali «il rinvio dell'Euro significa in verità l'addio all'Euro». E comunque, fa sapere il ministro degli Esteri francese Hervé de Charette, «finché c'è questo trattato, bisogna applicarlo», e basta. «In ogni caso - ha proseguito de Charette - se si vuole cambiare l'insieme delle regole bisogna rinegoziare il trattato di Maastricht. Ma finché c'è bisogna applicarlo» e bisogna guardare a questo accordo «non come a un contratto, ma come a un progetto di speranza e di forza». «La Commissione europea non ha modificato la sua ben nota posizione - ha detto il portavoce della Commissione da Bruxelles - in favore dello stretto rispetto dei tempi e dei parametri fissati per la moneta unica dal trattato di Maastricht». Quanto alle dichiarazioni di Dini, il portavoce ha replicato con un «no comment». Raffaello Masci Kohl: la moneta unica deve partire come fissato il 1° gennaio 1999 *** Prodi e il presidente della Commissione Ue Santeralle celebrazioni in Campidoglio: 40 anni fa a Roma nasceva l'Europa