Emittenza, Polo e Ulivo verso l'accordo

7 Compromesso possibile sui poteri dell'authority. Ma bisognerà attendere dopo il voto Emittenza, Polo e Ulivo verso l'accordo «Reteé sul satellite, se incentivate le parabole » ROMA. In mattinata altri guai e foschi presagi, poi, nel pomeriggio ottimismo, cauto, ma pur sempre ottimismo. Ieri, nel giro di poco meno di 12 ore, sull'emittenza si è passati dallo stallo all'apertura di un dialogo. Eppure la situazione per quanto riguarda il Polo - si era già sbloccata la settimana scorsa, il giovedì in cui Berlusconi aveva incontrato i vertici di Mediaset. E un altro «summit aziendale», che è servito all'uopo, c'è stato anche lunedì 24, finché ieri Gianni Letta ha pronunciato la fatidica frase: «Ora bisogna chiudere». Eppure è ancora presto per dire se centrodestra e maggioranza giungeranno a un accordo. E l'impressione è che, comunque, questa intesa difficilmente potrà essere siglata prima delle amministrative. Si procede, quindi, ma a fatica e fra diffidenze reciproche. La prima «svolta», si diceva, è stata quella di giovedì scorso, nell'incontro in cui i vertici di Mediaset hanno detto a Berlusconi che la rottura non era auspicabile perché, in fondo, con il testo Maccanico, chissà quando e se mai Rete 4 sarebbe andata sul satellite. A questi ragionamenti il cavaliere ha ribattuto così: «L'impianto del maxi emendamento potrebbe anche andare bene, alla fine, però con l'authority mi possono ricattare, prendere per il collo». E Berlusconi si mostrava preoccupato anche per quello che definiva il «regalo del calcio» fatto a Cecchi Gori: «In quel modo si lamentava - le sue tv raggiungeranno picchi di share a doppia cifra». Si giunge così alla giornata di ieri, fitta di incontri e telefonate. Tra Letta, Maccanico, Francesco |^ Storace e il sottosegretario alle Poste e Telecomuncazioni Vincen- zo Vita, del resto, i contatti sono quotidiani. In mattinata, però, il clima sembra pessimo. Da una parte c'è la presa di posizione di Gianfranco Fini, nettissima: «La linea del governo - dichiara il presidente di An - sembra dettata dagli ultra dell'Ulivo. Se vogliono dar vita ad un'authority asservita al centrosinistra, per tutto il Polo, e non solo per Forza Italia, non c'è altra strada che contrastare frontalmente questo intendimento». Dall'altra parte giunge il «grido di guerra» dei verdi, che chiedono al governo il ricorso alla fi- ducia su un testo depurato dal maxiemendamento di mediazione. Poi, però, Letta incontra i rappresentanti del centro destra in commissione Lavori Pubblici del Senato (l'organismo parlamentare che sta esaminando il ddl Maccanico) e l'atmosfera cambia. «(Abbiamo già ottenuto dei buoni risultati - spiega in quella riunione il braccio destro del cavaliere - e Berlusconi ha fatto bene a comportarsi come ha fatto finora, però adesso bisogna chiudere l'accordo: secondo me ci sono le condizioni di praticabilità per farlo. Non possiamo rompere perché così inaspriremmo il clima politico e perderemmo i risultati acquisiti». Perciò, quando nel pomeriggio, a Palazzo Madama, si apre la riunione della commissione Lavori pubblici la tensione della mattina è scomparsa. Il Polo presenta una controproposta: Rete4 potrà andare sul satellite solo quando la mag¬ gioranza delle famiglie italiane sarà dotata di parabole, e al fine di facilitare l'acquisto di queste antenne il centro destra prevede anche degli incentivi. Ma questa sembrerebbe più una proposta di facciata, perché si sa che l'Ulivo difficilmente potrebbe accettarla. In realtà, le trattative segrete sono concentrate sulla data del rinnovo delle concessioni (che il Polo vorrebbe far slittare al 13 agosto) e soprattutto sull'authority. Chi deve presiederla? Il garante Casavola e non un personaggio nominato da Prodi, suggerisce il centro destra. Quali poteri deve avere? Pochissimi, dice il Polo. L'ideale, per esempio, per Mediaset, sarebbe quello di fissare una data - piuttosto lontana nel tempo - dalla quale si avviano le procedure per mandare Rete4 sul satellite. Con un «escamotage» di questo tipo l'authority non avrebbe nessuna influenza e, grazie all'ambiguità della formula adottata per la scadenza tempora- I le, l'appuntamento con il satellite verrebbe rinviato e di molto. Le posizioni, quindi, sono ancora molto distanti. Ma sia Vita che Maccanico ora esprimono cauto ottimismo. «E' importante che il filo non si sia spezzato», dice il primo. «Il fatto che si continui a lavorare è un segnale positivo», osserva il secondo. Ma Berlusconi avverte: «Questa vicenda non finisce con una commissione del Senato. La maggioranza non vorrà perdere la faccia con un atteggiamento che non si è visto mai neanche nella tanto deprecata I Repubblica. Qui vogliono distruggere Mediaset, con una sopraffazione, e regalare le frequenze a Cecchi Gori. Roba da codice penalo». Già, l'impressione è che, a campagna elettorale aperta, non si concluderà nulla. Dopo, chissà... Maria Teresa Meli Il ministro delle Poste Maccanico

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