Fusione L'Espresso-la Repubblica di Roberto Ippolito

Fusione ^Espresso-la Repubblica Fusione ^Espresso-la Repubblica De Benedetti unifica il suo «impero editoriale» UN «COLOSSO» DEI MEDIA TROMA UTTO più semplice. Tutto a portata di mano. Carlo De Benedetti decide di unificare il suo impero di carta: L'Editoriale L'Espresso incorpora l'Editoriale Repubblica, società controllata e autonoma sin dalla nascita del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. La fine dell'autonomia è stata sancita dai consigli di amministrazione di Espresso e Repubblica che ieri mattina hanno approvato la fusione. Sospesa la quotazione dei titoli in borsa, l'operazione sarà ratificata il 19 maggio dalle assemblee degli azionisti. Ma il caso ba voluto che il via sia stato dato il giorno in cui è stata annunciata una raffica di rinvii a giudizio per una precedente fusione, quella tra Repubblica e Cartiera di Ascoli. Da ora in poi gli occhi dell'Ingegnere guarderanno meglio dentro il giornale'' In seguito alla fusione e alla scomparsa dell'Editoriale Repubblica, il quotidiano diventerà una divisione della nuova struttura che sarà quotata in borsa e si chiamerà Gruppo Editoriale l'Espresso; la Cir (cioè il gruppo De Benedetti) avrà sempre la maggioranza assoluta. Finora, la Cir aveva il controllo indiretto di Repubblica tramite l'Espresso. La fusione sarà realizzata cambiando cento azioni di Repubblica con 47 dell'Espresso. La modifica dell'assetto proprietario comporterà novità importanti? Ieri si e sentita ripetere una sola parola: continuità. Tanto che la Cir ha annunciato che riproporrà alla presidenza della nuova società unificata Carlo Caracciolo e Marco Benedetto resterà amministratore delegato. Oltre che all'Espresso, Caracciolo e Benedetto ricoprono questi incarichi a Repubblica. Per effetto della fusione, la quota di Caracciolo scenderà dal 10,2% detenuto nell'Editoriale l'Espresso all'8,9 del nuovo gruppo. Caracciolo resta quindi un partner importante, anche se con mi pacchetto di azioni inferiore. Ma la questione di fondo sembra un'altra: è aperta la discussione sui patti parasociali fra la Cir e Caracciolo che sarebbero in scadenza a giugno. Stando alle indiscrezioni, la clausola più importante dei patti in scadenza riguarderebbe la nomina del direttore di Repubblica. Il parere di Caracciolo sarebbe considerato vincolante. Questo diritto di veto (se davvero esistente) sarà conferma- to? Il nuovo assetto rimette tutto in gioco? Questi interrogativi accompagnano la fusione voluta dall'ingegnere. Una fusione che sembra rafforzare il ruolo di De Benedetti, anche se il figlio Rodolfo resterà solo consigliere dell'Espresso. La fusione concede comunque a De Benedetti maggiori margini di manovra sul piano finanziario. Il fiottante, cioè la quantità di azioni diffuse sul mercato, sale al 32,1% (rispetto al 26,2 dell'attuale Espresso e al 20,9 di Repubblica). Qualora lo volesse, la Cir potrebbe agevolmente vendere quote di minoranza e scendere sotto il 51% senza rischiare di perdere il controllo o di assistere a scalate. Fra l'altro gli investitori preferiscono una struttura unica e non la contemporanea quotazione in borsa della società controllante e di quella controllata. La massima attenzione al mercato viene sottolineata dalla Cir la cui quota sarà pari al 52,5%. Fino alla fusione, il pacchetto dell'Espresso pesa per il 60,3%, mentre l'Espresso detiene direttamente il 29,2 di Repubblica e indirettamente il 46,9 per mi totale del 76,1%. La quota posseduta indirettamente è nella cassaforte dell'Editrice periodici culturali, controllata al 100%, che pubblica «Micromega» e «Lùnes». Anche l'Editrice sarà incorporata. Resterà invece una società distinta la Finegil che pubblica i quotidiani locali: il 100% delle azioni passerà da Repubblica all'Espresso. La fusione, dice De Benedetti, «è una decisione che va verso una semplificazione del gruppo, farà risalire il cash flow ed eliminerà nel caso specifico tma società a cascata che non aveva ragione d'essere». Il cash flow è costituito dagli utili lordi conseguiti prima degli ammortamenti e del pagamento delle imposte: in pratica rappresenta la liquidità di una società. I bilanci 1996 approvati ieri dai due consigli di amministrazione presentano un'eccedenza di cassa per l'Espresso e debiti per 99 miliardi per Repubblica: fatte le somme, con la fusione il gruppo si presenta solido. E di conseguenza le azioni del nuovo gruppo sono valorizzate. I conti delle due società sono ora hi regola: l'Espresso torna a distribuire un dividendo di 150 lire, ha un fatturato consolidato salito da 1119 a 1254 miliardi e utili cresciuti da 12 a 29,4; Repubblica annuncia un dividendo di 70 lire, un fatturato consolidato di 673 miliardi (rispetto a 570) e un utile di 20,2 miliardi contro i 2,4 del 1995. Il settimanale vende 436 mila copie, il 3% in meno del 1995; 0 quotidiano 612 mila, cioè 5300 in più. Roberto Ippolito La Cir: non ci sarà nessun cambiamento ai vertici aziendali