«In Albania con la bandiera d'Europa» di Francesco Grignetti
Il contingente italiano di 2000 uomini, altri 3000 forse da Francia, Portogallo e Spagna Il contingente italiano di 2000 uomini, altri 3000 forse da Francia, Portogallo e Spagna «In Albania con la bandiera d'Europa» Prodi cerca gli «alleati» ROMA. L'Italia è pronta ad andare in Albania con i suoi soldati. Ma non da sola. E al momento non c'è ancora l'assenso formale da parte delle capitali europee Parigi e Madrid in testa - che finora avevano dimostrato un certo interesse. Tedeschi e inglesi hanno già detto di no. «Attendiamo che la disponibilità manifestata da alcuni Paesi europei, che oggi hanno inviato con noi ufficiali sul terreno in Albania per valutare la situazione, si concreti in quel contributo di truppe che consenta di far partire una forza multinazionale», dice un cauto Beniamino Andreatta, uscendo dall'incontro con il premier albanese Bashkim Fino. Leggermente più ottimista è il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, che avverte: «I tempi sono rapidissimi. Si tratterà di un'azione militare in collaborazione con altri Paesi dell'Unione europea». Ieri pomeriggio, sullo stesso aereo che riportava a Tirana il premier albanese, hanno preso posto i rappresentanti delle forze armate francesi, spagnole, portoghesi e italiane. Alla missione si aggregheranno anche un generale austriaco e uno greco. L'Italia preme, insomma. Ieri è stato finalmente firmato alla Farnesina l'accordo che permetterà alle nostre navi di «sigillare» i porti albanesi. Ma per quanto riguarda l'intervento europeo, molti partner nicchiano. Un certo disappunto si coglieva già nelle parole di Romano Prodi, che ieri ha approfittato delle celebrazioni europee per fare una ramanzina ai ministri dei Quindici: «La crisi nell'ex Jugoslavia e i drammatici avvenimenti di questi giorni in Albania rafforzano la giusta ambizione e la ineludibile necessità di un contributo europeo alla stabilità di aree a noi più vicine. Il generoso impegno nazionale, rispetto al quale non intendiamo certo tirarci indietro, non può farsi carico esclusivo di situazioni che producono effetti negativi in tutta l'Europa... Ciascuno di noi si assume individualmente il peso delle proprie responsabilità come sta facendo generosamente l'Italia in favore dell'Albania. Ma se l'Europa non fosse in grado di esibire la propria bandiera laddove è più forte il bisogno, avremmo reso vano quell'ideale che era alla base del progetto dei padri fondatori». Andrà proprio come teme Prodi. L'Unione europea non porterà la sua bandiera in Albania. Come chiarisce Dini, che ha dovuto combattere non poco nei vertici di questi giorni: «Per il momento, diversi Paesi non hanno dato disposizioni di fornire uomini, ma appoggiano interamente il nostro sforzo». Appoggio almeno finanziario? Laconica risposta: «Credo che questo avverrà dopo». E infatti, a margine delle celebrazioni in Campidoglio, è un fiorire di dichiarazioni all'insegna della prudenza. Lo spagnolo Abel Matutes: «Non abbiamo preso ancora una decisione definitiva, ma questa è una possibilità che valutiamo». L'inglese Malcolm Rifkind: «E' prematuro mandare un qualche tipo di esercito perché rimarrebbe coinvolto negli affari intemi di un Paese instabile». Il tedesco Klaus Kinkel: «Non siamo pronti a mandare soldati tedeschi in Albania». Il francese Herve de Charette: «Abbiamo preso atto che alcuni Paesi sono disponibili a fornire forze militari di stabilizzazione. Noi? Bisogna valutare le circostanze». Alla fine, di sicuri, restano Grecia e Austria. Ma Andreatta insiste: la missione sarà multinazionale o niente. «Questi sono i limiti dell'operazione. Così ci è stato richiesto da Tirana. E così l'abbiamo voluta noi sin dall'inizio». Gli chiedono: l'Italia è pronta a partire? E lui: «L'Italia non è pronta a partire. L'Italia vuole costituire una forza multinazionale. La condizione è che si formi un gruppo sufficiente di forze». Secondo indiscrezioni, il nostro stato maggiore ha pianificato ormai anche i particolari di questa possibile missione. Minimo cinquemila soldati: l'Italia ne metterebbe in campo duemila, gli altri devono venire dai partner. E poi, naturalmente, si fa il pressing diplomatico. Bruciando tutti i tempi, ieri la Farnesina ha organizzato una riunione tra il consiglio degli affari generali dell'Unione europea e il governo albanese. Bashkim Fino ha approfittato dell'occasione per ribadire il suo sos. Gli europei hanno ascoltato. Dirà poi l'olandese Van Mierlo, freddino: «Abbiamo spiegato l'intenzione dell'Ue di accorrere in aiuto dell'Albania ed è stata sottolineata la nostra disponibilità». Francesco Grignetti SpSF Soldati della task force italiana pronta a partire per l'Albania Sarà formata da duemila uomini
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