Berlusconi rilancia la «grande coalizione» di Alberto Rapisarda

Nella Bicamerale si attenua lo scontro sulla giustizia. Urbani propone una mediazione al pds Nella Bicamerale si attenua lo scontro sulla giustizia. Urbani propone una mediazione al pds Berlusconi rilancia la «grande coalizione» Ma annuncia una «manifestazione di resistenza» ROMA. Dice che il Polo scenderà in piazza per una manifestazione «di resistenza contro l'oppressione fiscale e per la tutela delle garanzie dei cittadini» (ma non il 1° maggio come chiede An) e che ole larghe intese sono state solo un sogno di mezzo inverno ma non di primavera». Eppure non sembra aver perso ogni speranza Silvio Berlusconi. Che ripropone il governo di destra e sinistra insieme che duri «da un anno al massimo di tre anni», per approvare le riforme e ammodernare lo Stato. E poi, avversari come prima. Il capo del Polo ripete il suo atto di fiducia in Massimo D'Alema, mentre la maggioranza di governo sta trovando l'accordo sulla manovra pre-pasquale e pensa già a quel che vuole l'are a maggio, dopo le elezioni amministrative: riforma dello Stato sociale cercando l'accordo di Rifondazione comunista e della Cgil. Un percorso che Korza Italia teme, perché la concordia operosa nella maggioranza escluderebbe la possibilità di future «larghe inte¬ se». «Credo che abbiano già un accordo di fondo. Ora varano una manovrina elettorale - sostiene, più pessimista di Berlusconi, Giuseppe Pisanu, capogruppo «azzurro» - ma dopo le amministrative apriranno una trattativa sullo Stato sociale per spianare il terreno a una Finanziaria che contenga qualche ritocco tollerabile per Bertinotti». Sono ipotesi che nessuno può ancora considerare sicuramente percorribili. Per capire un po' di più la situazione, il Presidente della Repubblica ha invitato ieri pomeriggio al Quirinale il capo del maggiore partito di governo, Massimo D'Alema. Dal quale avrà anche voluto sapere come procedono i lavori della commissione per le Riforme, presieduta proprio da D'Alema. Commissione che sta discutendo la delicatissima parte della riforma della Giustizia. Si sta discutendo molto animatamente su come distinguere le funzioni dei giudici e dei pubblici ministeri, di come temperare l'obbligatorietà dell'azione penale e di co- me riformare il Consiglio superiore della magistratura. Di cui, va ricordato, Scalfaro è presidente. E sarà, qumdi, comprensibilmente interessato al problema. Proprio sulla riforma della Giustizia Berlusconi attende D'Alema alla prova. «I fatti concreti stanno venendo al pettine» diceva ieri. «Il giudice terzo deve giudicare senza la pressione dei pubblici ministeri che incutono paura e che lo fanno decidere come vogliono loro». Le posizioni del Polo e del pds non sembrano, in realtà, distanti come il dibattito di ieri poteva far credere. Giuliano Urbani, per Forza Italia, ieri ha fatto aperture verso 0 centro-sinistra per quel che riguarda la separazione delle carriere e la composizione del Csm. Pietro Folena, per il pds, tende anche lui la mano e ammette che sulle funzioni di giudice e pm «anche marcatamente divise, ci si può organizzare». L'obbligatorierà dell'azione penale potrebbe essere ridefinita da una legge ordinaria. Non dovrebbero esserci «barriere invalicabili per il passaggio dalla funzione giudicante a quella requirente, se mai dei filtri». Il problema serio rimane la composizione del Csm, «sul quale non vedo vie di uscita. La posizione del centro-destra è radicalmente inconciliabile con la nostra». Per la commissione Bicamerale (e per il suo presidente, D'Alema) è un momento delicato. Comunque, nessuno crede che una qualsiasi decisione possa essere presa prima delle elezioni. Che tutti attendono per avere lumi su come imboccare la fase politica estiva. Nel Polo sperano sempre che Prodi cada, maga- ri per mano di Dini. «E così la grande coalizione potrebbe tornar buona anche come sogno di mezza estate» spera Rotondi, del cdu. Angelo Sanza, anche lui del cdu, è molto più scettico sui propositi di Dini: «Ha sussulti di dignità quando qualcuno l'imbecca. Ma poi si fotte di paura». Nell'incertezza del momento, la maggioranza lavora per legare di più sé Rifondazione. Partito nel quale emergono sempre più chiaramente due anime. Quella di Armando Cossutta che punta a rimanere incollato al fianco sinistro della maggioranza, senza lasciarsi sganciare. E quella di Fausto Bertinotti ohe non esclude il rischio della rottura. Ieri, per esempio, il presidente Cossutta si è affrettato a dare quasi per scontato il sì di Rifondazione alla manovra economica in gestazione mentre il segretario Bertinotti lo ha corretto precisando che sulla manovra non darà il via libera «a prescindere, come diceva Totò». Alberto Rapisarda

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