Nove Oscar al festival delle emozioni di Lietta Tornabuoni

OGGI «Il paziente inglese» conquista Hollywood con passioni fatali, guerre, tradimenti e speranze Nove Oscar al festival delle emozioni GRANDE vittoria: nove Oscar a «Il paziente inglese» di Anthony Minghella (e poi migliore attrice Frances McDormand in «Fargo» di Joel Coen, migliore attore Geoffrey Rush in «Shine» di Scott Hicks, miglior film in lingua non inglese «Kolya» del cèco Jan Sverak, a Tom Cruise nulla, Italia assente). Perché? In cosa consiste il fascino del plurivincitore, per quali ragioni questo film è stato tanto apprezzato? Il trionfo hollywoodiano può lasciare incredulo, sconcertato chi (come me) lo considera malcongegnato, finto e kitsch, un «Dottor Zivago» malriuscito, una macedonia spesso tediosa: ma certo a «Il paziente inglese», tratto dal romanzo di oltre trecento pagine dello scrittore canadese originario di Ceylon Michael Ondaatje pubblicato in Italia da Garzanti, non manca proprio nulla. C'è il patetismo del protagonista Ralph Fiennes smemorato e morente, ustionato sino al¬ la cancellazione dei lineamenti e alla mostruosità, curato con dedizione sublime dall'infermiera Juliette Binoche nella solitudine rustica d'un convento abbandonato. C'è il romanticismo della passione fatale per la moglie d'un amico bella, elegante e morta, Kristin Scott Thomas; c'è la storia di quell'amore irresistibile che l'agonizzante a poco a poco ricorda tra un'iniezione di. morfina e l'altra. C'è l'esotismo paesaggistico del deserto africano, della campagna toscana; e i'esotismo stilistico degli Anni Trenta e Quaranta. C'è il caos precedente e seguente la seconda guerra mondiale, aerei, esplosioni, mine assassine, carri armati, auto d'epoca, cadaveri; c'è il lusso dei balli in abito lungo, dei grandi alberghi internazionali. C'è la tortura (a Willem Dafoe i nazisti tagliano via i pollici) e c'è la cultura: pitture rupestri, affreschi italiani, spedizioni geografiche, archeologia. C'è la speranza nel futuro: domani è un altro giorno, per chi non è morto. C'è l'ambiguità intorno alla persona reale che ha ispirato la vicenda: il conte ungherese Lazio de Almasy era un grande esploratore, aviatore e amante, oppure una qualunque spia dei nazisti? C'è una mescolanza cosmopolita, meticcia o multinazionale: regista italoamericano, attori inglesi francesi e americani, troupe tecnico-produttiva prevalentemente italiana. C'è tutto, insomma, nel supermarket delle emozioni de «Il paziente inglese». Anche quell'atmosfera elevata che può dare a molti spettatori la consolazione di sentirsi nobilitati per il solo fatto di vederlo (magari annoiandosi un po'). E anche i venti milioni di dollari, più di trentaquattro miliardi di lire, che sono stati investiti nella pubblicità e promozione preOscar del film. Lietta Tornabuoni SERVIZI NEGLI SPETTACOLI

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