«Priebke, impedite un'altra beffa» di Maria Corbi

Cerimonia dei familiari delle vittime alle Fosse Ardeatine: ci auguriamo di non essere vessati un'altra volta Cerimonia dei familiari delle vittime alle Fosse Ardeatine: ci auguriamo di non essere vessati un'altra volta «Priebke, impedite un'altra beffa» Appello a Scalfaro: viviamo ore d'ansia ROMA. Cinquantatré anni fa 335 innocenti venivano barbaramente uccisi dai nazisti alle Fosse Ardeatine. Uno dei boia adesso è in Italia, in attesa di processo, protetto dalle mura di un Convento dove trascorre i giorni degli arresti domiciliari. I familiari delle vittime temono che si ripeta la beffa di Kappler che fuggi chiuso in una valigia dall'ospedale del Celio e chiedono garanzie. «I familiari dei caduti - ha detto Giovanni Gigliozzi, presidente dell'associazione che raccoglie i familiari delle vittime non possono tacere che un'ansia grande stringe il loro cuore. Ci auguriamo di non essere vessati ancora una volta, per la parte del nostro cuore e la dignità dell'italia». Parole amare rivolte a una platea con in prima fila il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il presidente del Consiglio Romano Prodi, i presidenti delle Camere, Nicola Mancino e Luciano Violante, il ministro della Difesa Beniamino Andreatta e i rappresentanti della comunità ebraica, Tullia Zevi ed Elio Toaff. Ed è voluto essere presente anche Giuliano Vassalli, oggi giudice della Corte Costituzionale, che durante la resistenza fu tenuto prigioniero in via Tasso dove Priebke, come riportano testimoni, torturava senza pietà. Oscar Luigi Scalfaro ha ascol- tato attento le parole di Gigliozzi con lo sguardo all'imboccatura delle cave dove Priebke premette personalmente il grilletto contro due delle vittime. Gigliozzi non ha avuto mezze parole nell' esprimere i propri timori: «Nel 1977 ci venne chiesto un assenso sul trasferimento di Kappler dal carcere di Gaeta all'ospedale militare del Celio. Demmo il nostro assenso per motivi umanitari, ne avemmo in cambio una fuga, si volle far credere, nella valigia della moglie». A Scalfaro 1 familiari delle vittime chiedono di «non permettere che possa essere di nuovo recata offesa e che l'ansia e l'incertezza siano placate con un minimo di giustizia, anche se nessuna condanna potrà mai rendere loro la vita dei cari uccisi dai nazisti». Nel giorno del ricordo non sono mancate le provocazioni. Alcuni studenti di Alleanza nazionale hanno contestato al grido di «boia» e «assassino», Rosario Bentivegna - uno dei gappisti che parteciparono all'at¬ tentato a via Rasella - invitato dal liceo romano Morgagni per partecipare a un dibattito sulle Ardeatine. I giovani di destra protestavano per l'invito fatto all'ex gappista e per la «faziosità con la quale la storia viene insegnata nella scuola». Alcuni studenti dello scientifico avevano chiesto al consiglio di istituto di invitare al dibattito il giornalista Pierangelo Maurizio, autore di un libro su via Rasella, ma la richiesta è stata respinta. Per Azione giovani, l'organizzazione giovanile di An, la strage di via Rasella fu «il primo vero e proprio caso di strage di Stato». Si accredita insomma la tesi che l'azione partigiana causò la rappresaglia e non si tiene conto che l'eccidio dei 335 civili alle Ardeatine è stata un'azione contraria non solo a ogni morale ma anche al codice di comportamento militare. Questi episodi di intolleranza verso quella che la storia e i superstiti chiamano verità ha le sue basi nella mancanza di conoscenze storiche dei giovani. Anche per questo il senatore dei verdi Athos De Luca sostiene la proposta di Riccardo Pacifici, esponente della comunità ebraica di Roma, di consentire alle scuole di assistere alle udienze del processo Priebke «affinché la condanna sia resa ancor più esemplare». Maria Corbi Bentivegna contestato dagli studenti di An al grido di «boia»

Luoghi citati: Gaeta, Italia, Roma