«Per poche zolle il Likud aizza l'odio palestinese» di Abraham Yehoshua

«Per poche zolle il Likud aizza Podi© palestinese» «Per poche zolle il Likud aizza Podi© palestinese» LO SCRITTORE PACIFISTA OTEL AVIV CCORRE dire subito ed in maniera esplicita, tale da non dare adito a dubbi: l'esplosione che venerdì pomeriggio ha seminato la morte in un ristorante di Tel Aviv non rappresenta la reazione di un terrorista suicida e dei suoi mandanti, rappresentanti di Hamas o della Jihad, alla costruzione di mi nuovo quartiere ebraico nella Gerusalemme Est, ma è la conseguenza di un odio cieco e totale verso Israele e gli ebrei, ovunque essi siano. La decisione inopportuna del governo israeliano di erigere un nuovo complesso residenziale nella Gerusalemme Est allo scopo di appropriarsi di terreni arabi, ultimo atto di una continua discriminazione e di innumerevoli espropri, ha solo fornito il pretesto per la ripresa degli attentati omicidi che mirano a distruggere non solo il processo di pace iniziato ad Oslo, ma qualsiasi tentativo di pace. E' possibile che l'Autorità Palestinese abbia acuito troppo il conflitto con Israele, incoraggiando così tacitamente l'azione di Hamas? Probabilmente sì, e ciò è molto grave. Rimane, però, da chiedersi perché i rapporti tra Israele e palestinesi si siano deteriorati a tal punto. La risposta è chiara e, purtroppo, inequivocabile: la causa è l'incessante e immorale tentativo di Israele di accaparrarsi tenitori le cui ridotte dimensioni rendono tale ostinazione tanto più inutile e dolorosa. Mi voglia scusare il lettore italiano se tenterò ora di concretizzare il conflitto tra Israele e palestinesi con l'aiuto di qualche dato numerico. L'intera zona a Ovest del Giordano si estende per 27.200 km2, di cui 10.000 di deserto, in gran parte in territorio israeliano- La proposta di spartizione dell'Orni del 1947 assegnava a Israele circa 14.000 km2 e ai palestinesi circa 13.000.1 palestinesi, però, con l'appoggio delle altre nazioni arabe dichiararono guerra allo Stato ebraico che non solo riuscì a respingere l'attacco, ma anche a incorporare mi'area palestinese di 6000 km2. Israele veniva così a occupare tre quarti del territorio originale destinato a entrambe le nazioni, delimi¬ tato dalla «linea verde» che segnava il confine stabilito nel '48 e riconoscili' ) nel corso degli anni da gran parte del mondo come frontiera definitiva dello Stato ebraico. Dopo la vittoria nella guerra del '67 (dichiarata dagli arabi) Israele ha rosicchiato altri 1000 knr dei 7000 rimasti ai palestinesi e, a distanza di trent'anni, è possibile dire che luoghi come Gerusalemme, la Valle del Giordano, Gush Katif e la striscia di Gaza, la città di Ariel in Samaria e altri ancora, siano annessi «de facto» alla nazione ebraica. I palestinesi sono rimasti con un'area di 6000 km-. Con l'accordo di Oslo Israele ha riconosciuto il diritto dei palestinesi all'autodeterminazione. Tutti gli israeliani sono ormai consapevoli dell'ineluttabilità della formazione di uno Stato palestinese. Il dibattilo verte pertanto sull'estensione del territorio destinato a questa piccola nazione. La destra israeliana lo vuole ridurre sino a un minimo di 4500 km-', mentre il contro e le sinistra moderata sarebbero pronti a cedere tutti i 6000 km2. La controversia riguarda mi totale di 1000-1500 km2, senza continuità territoriale, ma composti da un insieme di zone: qui una collinetta o una strada secondaria, là una spianata o una tomba sacra. I palestinesi, che hanno perso circa tre quarti della loro patria originale, lottano, giustamente, per mantenera il poco rimasto. La guerra che si combatte oggi è una guerra di beni immobili. Niente a che vedere con questioni di sicurezza o di controllo delle acque. Si tratta di semplice cupidigia del governo Natanyahu; del desiderio di sbocconcellare piccoli appczzamenti di terra dai territori palestinesi per un totale di 1000 km (pari a circa due terzi della superficie totale del comune di Roma, tanto per fare un esempio). Questo è il nocciolo del conflitto tra Israele e i palestinesi. Per queste poche zolle, Natanyahu e i suoi sono disposti ad affossare l'intero processo di pace. L'Europa occidentale e gli Stati Uniti possono fermare questa devastante regressione. Non sono in grado di sostituire il governo di Natanyahu in Israele, ma hanno il potere di esercitarvi forti pressioni perché si lasci alle spalle la lotta per le colline e cerchi di vedere il quadro complessivo. Israele non può risolvere il problema del terribile abisso economico tra le due nazioni, così come non può cancellare le profonde differenze di cultura e religione tra i due popoli. Può però almeno cercare una separazione reale dalla società palestinese, a condizione eli concederle il minimo necessario dal punto di vista logico e morale. A. B. Yehoshua Lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua

Persone citate: Natanyahu, Yehoshua