«Doppio binario per la giustizia»

Interno «Doppio binario per la giustizia» // giudice Caselli: diamo priorità ai reati di mafia il libro di Maddalena TORINO. Meno grazia più giustizia, il libro intervista al procuratore aggiunto di Torino Maddalena, sta diventando un caso: non piace a sinistra, ma viene stroncato a destra. Il magistrato dice: «E' tutto spigoli, e con più di una provocazione, perché sta pericolosamente affermandosi la tendenza che 0 magistrato deve tacere. Non solo sui suoi e altrui processi, che mi trova d'accordo. Anche sui problemi della giustizia». Sul libro si sono ritrovati ieri a discutere con Maddalena Alessandro Galante Garrone, i magistrati Paolo Borgna e Gian Carlo Caselli, l'avvocato Vittorio Chiusano e l'editorialista Massimo Fini. Ed è stato un dibattito franco, polemico. Tema principale: il garantismo. (All'italiana, figlio delle due chiese, comunista e cattolica», secondo Maddalena. Replica di Caselli: «Si fa un uso fuorviantc di parole come giustizialismo e garantismo. E qui mi trovo d'accordo con Maddalena. Giustizialisli vengono sempre più spesso definiti quei magistrati che fanno una gran fatica a far rispettare la legge in territori in cui i cittadini sono schiacciati dai gruppi criminali. Per garan¬ tismo, invece, si intende soltanto l'azione rivolta ad impedire il controllo di legalità, come se le sole sentenze giuste fossero quelle di assoluzione. Ma sui cattocomunisti e sulle "toghe rosse" che fanno politica Maddalena cade a sua volta in luoghi comuni». L'avvocato Chiusano: «Maddalena ha avuto il pregio di parlare chiaro. Difende l'inquisizione. Per lui, il pm e il giudice ricercano la verità, l'avvocato difende un interesse privato. Coerentemente con questa impostazione il fine giustifica i mezzi. Ossia il carcere e l'arresto come "momento magico" per raccogliere la confessione del colpevole. Maddalena ragiona con onestà, escludendo a priori che un innocente possa finire in carcere. L'abuso che io contesto è quello di non scarcerare un indagato perché non c'è la confessione. I pm devono trovare le prove con le investigazioni e non con gli arresti». Ancora Caselli: «Io opero in una zona ad alta densità mafiosa, e una volta di più sono dell'idea che sulla giustizia si debba ragionare in concreto. Faccio un esempio chiaro: in Parlamen¬ to si sta discutendo la possibilità di impedire che un collaborante si avvalga in aula della facoltà di non rispondere, azzerando sulla scia di questa scelta tutte le sue precedenti deposizioni. Come la mettiamo con la mafia, il cui potere di intimidazione è assai noto? La mafia non si è fermata nemmeno davanti ai bambini come il figlio di Santino Di Matteo. Con una tale modifica del codice, il suo potere di ricatto non aumenterebbe a dismisura?». Il procuratore di Palermo sottolinea che il Parlamento dovrebbe impegnarsi sul principio di un «doppio binario» nella politica giudiziaria contro la grande criminalità. «Perché i rischi sociali che si corrono con la mafia sono molto più alti quando si devono fare i conti con la scadenza dei termini per la detenzione cautelare. Non c'è più nessuno che alzi la voce, ma oggi comincia ad essere realtà quotidiana che boss e gregari escano alla chetichella. E ci sono segnali contrari agli impegni attesi sulle confische dei beni ai mafiosi, o al potenziamento degli organici dei tribunali». [al. ga.l

Persone citate: Alessandro Galante Garrone, Caselli, Chiusano, Gian Carlo Caselli, Massimo Fini, Paolo Borgna, Santino Di Matteo, Vittorio Chiusano

Luoghi citati: Palermo, Torino