Alla radio lo «spettro» del 1941 di Giorgio Calcagno

Alla radio lo «spettro» de!194l Alla radio lo «spettro» de!194l LA voce pirata che si inserisce con proclami politici nel Telegiornale ha avuto un precedente clamoroso - e storicamente più importante - durante; l'ultima guerra. A partire dall'ottobre 1941 gli italiani ascoltarono bici-eduli, dalla radio, una serie di messaggi che preannunciavano la sconfitta dell'Asse. Venivano dallo «spettro», come lo chiamarono i costernati dirigenti dell'Eiar. La trasmissione politica di punta era il «Commento ai fatti del giorno» che andava in onda dopo il Giornale Radio delle 20, l'ora di massimo ascolto: una conversazione di dieci minuti, che doveva sollevare il morale del «fronte interno» ridicolizzando il nemico, mentre gli aerei britannici rovesciavano le loro bombe sulle nostre città. E il commentatore più ascoltato era Mario Appelius, straordinario animale radiofonico, tanto becero quanto trascinante, colui che aveva coniato il motto «Dio stramaledica gli inglesi». In popolarità era secondo solo a Mussolini. Lo «spettro», per una più rumorosa azione di disturbo, scelse le sue trasmissioni. Appelius, abilissimo, si lasciò coinvolgere nel gioco: rispondendo alla voce fantasma, e stabilendo un dialogo con il contraddittore, che finì per aumentare l'ascolto. All'Eiar, dopo il primo sbigottimento, decisero di sfruttare il caso: e crearono un secondo spettro con provocazioni prefabbricate, perché i commentatori potessero capovolgerle nei loro osanna. Solo dopo la guerra si scoprì l'identità del fantasma. Era un comunista fuoruscito, che parlava, attraverso Radio Mosca, da Novorossisk. Nonostante le difese di Appelius, qualcosa delle sue parole lasciò il segno, negli italiani, che per la prima volta poterono sentire la voce dell'opposizione: dalla radio di regime. Giorgio Calcagno

Persone citate: Appelius, Mario Appelius, Mussolini

Luoghi citati: Novorossisk