Tra i mercanti di uomini di Giuseppe Zaccaria

ALITALIA Tra i mercanti di uomini a Valona assassinati tre poliziotti DEOLUMBARCHi SUL MOLO TRIPORT (VALONA) DAL NOSTRO. INVIATO Significa triplice insenatura, il nome di questo luogo. E' all'estremo bordo occidentale della baia, al termine di una pineta fitta come una foresta. Quattro, cinque chilometri dalla città sufficienti a marcare una distanza molto più netta. Là si sparacchia, si rubacchia, si vive. Da qui si parte. L'ultima nave, lo sanno tutti, è partita domenica notte con duecento persone a bordo. Duecento milioni d'incasso per chi ha organizzato il trasporto, un giovanotto nervoso e vestito di pelle nera cui mancano i soldi per completare la costruzione di un bar. Altre due navi partono stanotte. Non c'è grande bisogno di informatori. I pescherecci si vedono là, al centro del golfo, fermi in attesa di una barca che li sta raggiungendo ed anche in lontananza sembra traboccare di gente. Alle banchine sono ferme sei imbarcazioni che paiono altrettanti vascelli fantasma. Non un marinaio a bordo, non un uomo sulla banchina. Non ce n'è bisogno: chi si avventura fin qua in qualche modo si affida al silenzio ed al caso, alla pineta, al sentiero sterrato, ai mafiosi. Sembrano comparire dal nulla, anche la nera Mercedes che li trasporta potrebbe appartenere a una «fiction», tanto appare lucida e fuori luogo. Fino a cinque chilometri fa, sul lungomare di Valona al massimo dovevi evitare le pigre traiettorie di trabiccoli, qui dal fango e dai ruderi di una fabbrica di soda vedi emergere un'auto e quattro figuri che non si limitano a costituire una mafia, ma vogliono esserne la rappresentazione. Il luogo pareva deserto e d'un tratto si è popolato di figure minacciose. Sono le quattro del pomeriggio, ed ecco che dai ruderi è comparsa prima la grande auto nera, poi una Golf che resta indietro e controlla la situazione, nel caso in cui da questa vettura di sconosciuti partissero iniziative. Per fortuna chi ci guida conosce le cose. Saluta, si accosta all'ammiraglia e abbassa il finestrino, chiedendo in albanese notizie di Dzani. Dzani è il ras locale. Uno che un paio d'anni fa, dopo aver ucciso quattro persone in regolamenti vari, era fuggito (in Grecia, dicono) e adesso è tornato per riprendere il controllo della situazione. Dovreste vedere le facce dei giovanotti dell'auto: impassibili, emerse direttamente da un film noir, aspettano dal capoequipaggio il segnale che dica «fategliela vedere» oppure «tutto bene». Questa volta va bene: un freddo saluto di chi è alla guida e le auto possono ripartire per direzioni diverse. Meglio evitare problemi, questa notte si lavora. Adesso che cominci a farci caso puoi distinguere anche le famiglie di emigranti clandestini che len¬ tamente, lungo la strada sterrata o attraverso la pineta, si avvicinano al libero approdo di Triport. Solo in Somalia, molti anni fa, era accaduto di osservare qualcosa di simile: l'aeroporto personale del generale Aidid, cinquanta chilometri a Sud di Mogadiscio. Al porto personale di Dzani la gente si accosta con timore, in silenzio. Percorri la lunga strada sterrata, superi i primi relitti industriali, dopo l'ultimo capannone giungi a uno spiazzo da cui si vedono banchine silenziose. Le trattative devono svolgersi dentro uno dei capannoni. In realtà non c'è nulla da trattare, il prezzo del passaggio verso il mondo è aumentato e nessuno può chiedere sconti. Ottocento marchi a persona fino a tre, quattro giorni orsono. Adesso che due pescherecci non sono tornati, ed un terzo è stato intercettato dalla Marina italiana la tariffa aumenta. Mille marchi (un milione di lire fa lo stesso) e con pochi bagagli (l'accedenza viene gettata in mare, gli «stewards» della compagnia sono sbrigativi). Subito dopo puoi salire su una barca ed avviarti verso il centro della baia. Quel che succede dopo, è affidato al destino. «Ti posso portare a Torre Canne o San Cataldo. Un milione e mezzo, un'ora e mezzo», proponeva I ieri un giovanotto che lavora da indipendente, ed al gruppo di Dzani si limita a pagare un «pizzo». Era ubriaco, senza alcun dubbio, ma particolarmente amichevole ed in vena di confidenze. Possiede un gommone di otto metri con un motore da cinquecento cavalli, giura che col mare favorevole in tre ore va e torna alla velocità di sessanta nodi. Come avventurarsi su una statale spingendo una Ferrari al massimo: a quella velocità basta un pezzo di legno che galleggia a interrompere la corsa. Rideva, il giovanotto, offriva da bere e spiegava la sua filosofia dei trasporti in Adriatico. «Conosco contrabbandieri, porto tante cose ma adesso solo persone. Voi hai bisogno di braccia, noi di soldi: tutto bene, no? Marina italiana può fare quel che vuole. Noi continuiamo a correre». In serata a Valona tre poliziotti sono stati freddati da due gruppi armati mentre erano di pattuglia. Nello scontro a fuoco è rimasto ucciso anche uno degli aggressori. Un fatto così non succedeva dai primi giorni della rivolta. Giuseppe Zaccaria Un ribelle col volto coperto a Valona, la città che ha guidato la ribellione del Sud albanese. Il business, adesso, è divsntato organizzare il trasporto viamare dei profughi in Italia

Persone citate: Aidid, Torre Canne

Luoghi citati: Grecia, Italia, Mogadiscio, San Cataldo, Somalia