Prodi: «Sigillate i porti dell'esodo »

Fino: vogliamo il pattugliamento dell'Adriatico I nostri problemi dobbiamo risolverli nel nostro Paese Una squadra con quattro unità e una task force con i reparti d'elite dell'esercito Prodi: «Sigillate i porti dell'esodo » Accordo con Tirana per «blindare» le coste albanesi ROMA. La strada verso l'Albania per i militari italiani è spianata. Dopo tanti preparativi) che naturalmente non erano passati inosservati, è arrivato ieri sera l'atteso accordo bilaterale tra Italia e Albania per un pattugliamento dell'Adriatico. Pattugliamento in acque territoriali albanesi. Significa, detto fuori dai denti, blocco navale e sigillamento dei porti di Durazzo e Valona. Lo ha annunciato Romano Prodi al termine dei colloqui di Palazzo Chigi con il premier albanese. «Pattugliamento vuole dire anche controllo delle coste», precisa Prodi. Ora si capisce meglio il senso dei movimenti navali delle ultime ore. La Marina militare stava preparando un dispositivo di tutto rispetto per non trovarsi impreparata al momento della firma del fatidico accordo, annunciato peraltro dal ministro Andreatta quattro giorni'fa. Insomma, se ieri era ancora il giorno delle vecchie disposizioni, rese appena più severe dall'indicazione ai comandanti delle nostre navi di essere fiscali con gli albanesi, da oggi scattano i nuovi ordini. «Per controllare completamente - ha spiegato Prodi - il flusso dei profughi». Si aspetta l'Unione europea, dunque, per il piano «globale» di aiuti - alimentari, sanitari, economici, finanziari. Questa missione, che partirà per ricostruire uno Stato albanese, avrà necessariamente bisogno di una protezione militare. «E non c'è bisogno - dice ancora Prodi che tutti i Paesi europei vi partecipino. Vi sarà un numero di Paesi che faranno parte della missione e sarà abbastanza, se sarà fatta velocemente, per re¬ staurare la pace e la vita normale». L'Italia si attiva da sola, invece, per quanto le compete più strettamente. E cioè fermare una volta per tutte il flusso di imbarcazioni. Dice Prodi: «La decisione, finalizzata a fermare il flusso, è stata presa di comune accordo. C'è un preciso accordo fra i nostri due Paesi, una lettera di intenti che è stata affinata nei suoi aspetti particolari e che sarà firmata formalmente nelle prossime ore». Concorda il premier albanese, Bashkim Fino: «Noi siamo d'accordo perché l'Italia pattugli tutto l'Adriatico per fermare questo esodo, perché i problemi albanesi devono risolverli gli albanesi stessi. In Albania». Tocca ora alla Marina: le fregate Sagittario e Aviere, più le corvette Driade e Urania, dovranno effettuare il «pattugliamento serrato» davanti alle coste albanesi. Ma tocca anche alle truppe dell'Esercito. Non solo i reparti scelti dei carabinieri, ma anche paracadutisti, lagunari, fanti di marina, cavalleria blindata, incursori, elicotteristi. Più un contingente di circa trecento fanti del reggimento «Sassari», di stanza a Cagliari, che hanno imbarcato su un traghetto della Tirrenia i loro mezzi e hanno poi preso un aereo per trasferirsi in Puglia. Lo Stato maggiore ha raschiato il barile delle nostre migliori unità, considerando l'impegno in Bosnia e in Sicilia, e ha messo in piedi una piccola ma efficientissima «armata». Analogamente si preparano i contingenti (più modesti) di Grecia, Spagna, Francia, Austria, Portogallo e probabilmente Romania. «Bisogna fare in fretta, altrimenti la situazione può solo peggiorare», avver¬ te Valdo Spini, presidente della Commissione Difesa. L'accordo- arriva a rompere una situazione cristallizzata un flusso ininterrotto di piccole barche, con a bordo cento profughi alla volta - che stava diventando esplosiva sotto il profilo politico e sociale. La Lega, annunciava il deputato Mario Borghezio, si preparava a creare «Ronde padane». Alleanza nazionale, replicava il deputato Domenico Gramazio, avrebbe messo in campo «picchetti tricolori». Molte Regioni iniziavano a lamentare che il governo privilegiava il Centro-Nord, per paura delle elezioni amministrative e della Lega, a scapito del Centro-Sud. A Milano, intanto, il sindaco Marco Formentini conferma che, secondo lui, questi albanesi «non sono profughi, ma immigrati irregolari» e pertanto non è disposto ad accoglierli. Francesco Grignetti Fino: vogliamo il pattugliamento dell'Adriatico I nostri problemi dobbiamo risolverli nel nostro Paese a scapito del CenMilano, intanto, il o Formentini conecondo lui, questi sono profughi, ma egolari» e pertanto o ad accoglierli. cesco Grignetti il pattugliamento dell'Adriatico I nostri problemi dobbiamo risolverli nel nostro Paese Militari controllano al porto di Brindisi il peschereccio da cui sono stati esplosi dei colpi A lato, carabinieri con armi requisite Militari controllano al porto di Brindisi il peschereccio da cui sono stati esplosi dei colpi A lato, carabinieri con armi requisite