Partenza tra i litigi per l'armata europea di Maria Grazia Bruzzone

Estero Il comando all'Italia, dovrebbero partecipare Francia, Spagna, Portogallo e Grecia Partenza tra i litigi per l'armata europea Composta da Paesi «volontari» e con mandato limitato ROMA. Ancora incerta e perplessa, l'Europa vara la «missione d'assistenza» a vasto raggio all'Albania ma si divide sulla creazione di una «forza multilaterale di protezione» che dovrà garantire la sicurezza e l'efficacia della stessa azione europea, nonché degli aiuti umanitari. Il Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Ue, dopo una pausa di incertezza, alla fine finisce per confermare ufficialmente quanto era già stato deciso una settimana fa in Olanda, a un livello più informale. Ma solo per quanto riguarda la missione civile. Sul supporto militare, dopo una lunga e, pare, sofferta discussione, decide di lasciare libertà ai vari Paesi di partecipare all'operazione sotto l'egida dell'Osce. Così la forza multinazionale sarà probabilmente composta solo da una parte dei Paesi Ue che si sono già detti disponibili, presumibilmente Francia, Spagna, Portogallo e Grecia, oltre all'Italia. I ministri europei sono prudentissimi. «In ogni caso la missione multilaterale europea composta da Paesi "volontari" dovrà avere un mandato limitato per una missione limitata, definito dall'Osco anche se non si esclude un ricorso al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite», spiega a Bruxelles il ministro olandese Hans Van Mierlo, presidente di turno dei Quindici. Mentre il suo collega britannico Malcom Rifkind presenta le decisioni prese in modo anche meno positivo: «In questo momento non esiste un impegno appropriato per un coinvolgimento militare: occorrono ulteriori consultazioni», taglia corto. Prudentemente, in ogni caso, i ministri europei hanno deciso di inviare oggi stesso o domani in Albania una nuova ristretta «missione avanzata» composta da esperti per preparare il terreno per quella «vera» di assistenza. «Servirà a organizzare i primi aiuti umanitari che verranno forniti su richiesta dalla Croce Rossa e sono pari a 2 milioni di Ecu (quasi due miliardi di lire) ma verranno seguiti da altri interventi», spiega ancora il presidente Van Mierlo. Secondo il ministro Dini, invece, questa missione civile di esperti sarà affiancata da una di militari che dovranno valutare «le effettive necessità» per il contingente che dovrà scortare gli aiuti umanitari. Dini a Bruxelles si dice ottimista e soddisfatto: a suo parere dalla riunione del Consiglio Ue è uscita «una decisione di sostanza e di larga portata che riflette tutti gli aspetti, civili, politici e militari». Alla Farnesina intanto già si parla della consistenza della advisery mission europea, quella vera: sarà composta di 120-150 persone - spiegano - e avrà l'obiettivo di far uscire l'Albania dalla situazione di emergenza. Di spiegarne nei dettagli i compiti, si incarica lo stesso presidente del Consiglio Prodi, alla fine di un lungo colloquio col primo ministro albanese Baskim Fino. «L'aiuto internazionale sarà rivolto prima di tutto al sollievo urgente della popolazione con l'aiuto di cibo e medicinali. Ma vi sarà anche un'assistenza per la ricostruzione delle strutture statuali che devono preservare l'integrità e il funzionamento del Paese. Il governo albanese ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire urgentemente per portare aiuti indispensabili alla popolazione. Il governo italiano ha risposto in modo positivo a questo appello, e contribuirà assieme agli alleati europei a sollevare la situazione». In sostanza, gli esperti civili europei dovranno dunque non solo portare materialmente aiuti ma assistere gli albanesi sul piano economico, finanziario, di ordine pubblico e anche politico aiutando a preparare le elezioni parlamentari del prossimo giugno. Una serie di problemi di cui hanno cominciato già parlare ieri stesso i ministri italiani del Tesoro Ciampi, della Giustizia Flick e della Difesa Andreatta, con i colleghi albanasi Arian Starova (Esteri), Spartak Ngjela (Giustizia) e Abrben Malaj (Finanze). I quali subito dopo hanno partecipato anche a un colloquio col sottosegretario agli Esteri Piero Fassino e coi direttori esecutivi per l'area del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Da parte loro, gli albanesi sono preoccupati che gli aiuti richiesti arrivino sì, ma accompagnati da forze militari. «Chiediamo all'Italia e all'Europa di far scortare tutti agli aiuti umanitari inviati all'Albania e di evitare che finiscano in mano ai banditi», chiede a chiare lettere il premier albanese Fino, intervistato da «Cronaca in diretta». E la stessa preoccupazione per la «corruzione gravissima» che esiste in quel Paese viene da monsignor Angelo Massafra, vescovo di Rzeshen e amministratore apostolico di Lezhe, nel lungo discorso che tiene nella Basilica di Santa Maria in Transtevere, ospite della comunità di Sant'Egidio per una «preghiera proAlbania». «Non date soldi, date cibo e aiuti a costruire la democrazia. E piuttosto che vadano dispersi, dateli attraverso la Caritas». Maria Grazia Bruzzone Il premier albanese «E' vitale che gli aiuti alimentari siano scortati perché c'è il rischio che finiscano in mano ai banditi» Soldati italiani a Tir-ina si apprestano a scaricare aiuti umanitari giunti in aereo da Pisa [foto ansai