L'EUROPA NON PUÒ' FERMARSI
L'EUROPA NON PUÒ' FERMARSI 140 ANNI DEL TRATTATO L'EUROPA NON PUÒ' FERMARSI LA crisi albanese ha costituito un ennesimo banco di prova della politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea. In Europa più che difendere frontiere, occorre spesso intervenire in situazioni che, come nell'ultimo dramma dei Balcani, sono sembrate quasi inghiottire intere società civili. Ai margini dell'Europa l'improvvisa crisi dello Stato più povero si carica di rischi, a ridosso di equilibri precari che ricordano l'Europa dell'inizio del secolo. L'Albania ha mostrato il tratto che l'Unione europea deve ancora percorrere per imporsi con autorevolezza sufficiente sulla scena internazionale, in altri termini per dotarsi di una vera politica estera e di sicurezza comune che pure è scritta nei trattati. Si conferma per l'Unione europea la necessità di disporre di strumenti adeguati di analisi e di previsione. Nella riunione dei ministri degli Esteri ad Apeldoorn tutti gli Stati membri hanno avvertito la necessità di agire, anche se ci sono state divergenze sulle modalità. D'altra parte, è inevitabile constatare che l'Ueo si conferma spesso insufficiente nell'applicazione di efficaci strumenti operativi. La riunione a Roma della Conferenza intergovernativa, nel quarantennale dei Trattati, dovrà conferire una spinta decisiva al negoziato in corso. Occorrerebbe in ogni caso sancire la creazione di una cellula di pianificazione; l'iscrizione delle missioni di pace nel Trattato; la rappresentanza esterna dell'Unione, in collegamento con la presidenza e subordinata al Consiglio, da affidare a persona capace di garantire visibilità, continuità e credibilità; l'introduzione del voto a maggioranza nelle decisioni del Consiglio dei ministri; la difesa comune non più come un'ipotesi bensì come Lamberto Dini Hervé De Charette CONTINUA A PAG. 2 PRIMA COLONNA
Persone citate: Lamberto Dini
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