Il testamento di De Kooning di Marco Vallora

New York, l'omaggio del Moma New York, l'omaggio del Moma Il testamento di De Kooning NEW york Il suo testamento: quaII ram.a tele, scelte fra le I trecento che ha dipinto jU negli Anni Ottanta. Dopodiché il silenzio. Adesso il Museum of Modera Art (Moma) di New York ha organizzato questa mostra, che finisce il 29 aprile, per far vedere le ultime opere di uno dei padri fondatori dell'Espressionismo Astratto, Willem de Kooning, morto mercoledì, ad East Hampton, dove viveva isolato con una piccola corte di assistenti. Era sbarcato a New York a 24 anni, nel 1926. Qui entrò subito in contatto con Gorky e, insieme a Pollock, Kline, Smith, Rothko, Guston, si trovavano tutte le sere alla famosa Cedar Tavern. Con loro nasce il più importante movimento americano del secolo, dal quale lui, però, si distingue perché continua a usare il disegno, a penna o a carboncino, come base dei suoi dipinti. Quello stesso disegno che gli aveva insegnato, insieme ad alcuni altri tracchi, il suo amico Gorky. De Kooning, come Picasso, ] che, con Cézanne, era il suo punto di riferimento costante, aveva una passione sfrenata per le donne e detestava gli omosessuali. Nel 1943 si sposa con Elaine, da cui divorzia nel 1955. L'anno prima Joan Ward gli dà la sua unica figlia, Lisa. Elaine e Lisa erano con lui, nell'isolamento di East Hampton. Il che scatenò commenti e pettegolezzi con storie di avvocati e interdizioni. Il fatto è che, ormai, le opere dell'epoca d'oro, tra gli Anni Quaranta e Cinquanta, sono arrivate a cifre stellari. A novembre scorso Christie's ha venduto «Woman», un quadro del 1949 per 15 milioni e 600 mila dollari d'equivalente di 24 miliardi). Mentre questi ultimi esposti al Moma sono quotati tra i 500 e i 700 mila dollari. I maligni sostengono che la mostra è un'operazione commerciale organizzata per alzare le quotazioni della produzione più recente, ma vale la pena di vedere l'uso che un maestro fa del colore. In alcuni dei 40 Senza Titolo, l'energia sembra svanire, è vero, per lasciare spazio a tanto bianco e pennellate che vanno scomparendo. Ma in altre, il rosso, il blu, il turchese, insieme al giallo, l'arancio, qualche tocco di nero, di grigio o di viola prendono forma, spessore ed una sorprendente energia. Il riferimento ideale non è più Picasso con la sua violenza, ma il Matisse de La Danse, con le sue linee morbide e armoniose. Chi ha negli occhi le sue donne feroci degli Anni Cinquanta, non si ritrova più in queste pennellate sinuose, spesse e sovrapposte, che finiscono nel nulla. Fiamma Arditi » t! ON si può negare che fos{VII se uno choc il primo \\ \ sguardo, che veniva dapl 11 prima catapultato e poi t 2 I insolitamente incatenerò alle sue ultime, naviganti tele della vecchiaia. E msospettabili. La retrospettiva delle opere tarde di De Kooning, nata al Boymans di Rotterdam (sua città natale) poi via Bonn passata al Moma, è comunque una di quelle mostre che non lasciano indifferenti e frullano le idee ricevute. Non perché fosse una mostra nata sulla fragorosa risacca di dispute familiari e umilianti causo d'interdizione. E non soltanto perché gettava in faccia - a noi epigoni imbalsamati, assuefatti a farci ripetere che i Lupertz, i Polke, gli Schnabel sono dei grandi artisti - ci infliggeva gli schiaffi perentori di ima vitalità non sopita. Ma proprio perche Ir. sua ottuagenaria produzione ultima, già segnata dai \ fumi disallacciati del morbo di Alzheimer (secondo una caratteristica della Spaetc: Werke, dell'opera tarda, che colpì come un morbo geniale anche i Tiziano, i Michelangelo, i Monet o i Matisse) sembrava se non contraddire, certo rinverdire tutta la sua opera, che qualcuno curiosamente si ostina ancora a catalogare come «espressionismo astratto». Quando un teorico come Harold Rosenberg aveva coniato il termine «action painting» proprio riflettendo sulle sut tele sventrate e burrascose, quasi «arene» dove s'agitava il sangue della vita c combatteva il toro dell'indomita creatività. De Kooning odiava la freddezza dell'astratto. Ad un altro santone delia teoria come Greeuberg, che predicava «oggi è impossibile dipingere un volto» (così come Breton aveva ironizzato contro Giacoinetti) irritato e spiccio l'olandese aveva ribattuto: «Oggi è impossibile non dipingere volti». L'astratto è «il niente della pittura» ripeteva. Quello che sta dietro la tela e non ci imporla: lui dentro la tela ci entrava con i piedi e con l'ansia abissale e suicida, di Pollock. Un'altra affermazione, feroce e insieme poetica: «Lo spazio della scienza ora mi annoia profondamente. Le loro lenti sono così spesse che rendono lo spazio sempre più desolante. Le stelle alle quali penso, se potessi volare, potrei arrivare a toccarle in pochi giorni del buon vecchio tempo. Mentre le stelle dei fisici sono per me dei bottoni che abbottonano le cortine del nulla». Ora, vecchio, forse allagato dalla malattia, come un desolante appartamento dimenticato, si lascia quasi abbandonare a quel flusso bianco e temibile, cosmico della tela, ma con una libertà nuova, ma tamponato dalla gioia del dipingere. Marco Vallora De Kooning è scomparso mercoledì. L'artista olandese odiava la freddezza della pittura astratta. I critici avevano coniato per la sua arte l'espressione action painting

Luoghi citati: East Hampton, New York