BALLA con le fiabe cattive

Drogati, furti d'auto, sparatorie: la moda dei coreografi emergenti è riscrivere le trame dei classici nelle moderne metropoli violente Drogati, furti d'auto, sparatorie: la moda dei coreografi emergenti è riscrivere le trame dei classici nelle moderne metropoli violente BALLA con le fiabe cattive LUDWIGSHAFEN DAL NOSTRO INVIATO Aurora è una ragazza ribelle con molti problemi. Figlia del baby boom, esce da una famiglia che ha goduto il benessere del dopoguerra: automobile, televisione, lavoro. E al tranquillo perbenismo familiare reagisce rifiutando i genitori, rubando macchine, passando con indifferenza e frustrazione da un boy friend all'altro. Alla fine si innamora di un tossico, Carabosse, ragazzo di colore, che la porta sulla strada della droga. Incomincia così una vita di fughe, furti, notti all'addiaccio, overdosi, sparatorie, incidenti d'auto. Carabosse muore in uno scontro a fuoco. Lei, sotto l'effetto dell'eroina, finisce con l'auto contro un muro. Catapultata fuori dall'abitacolo, priva di sensi, atterra fra le braccia soccorrevoli di Désiré, il giovanotto per bene che aveva fatto fuori Carabosse sorpreso a scippare una vecchietta. Lui la bacia. Lei si lascia sedurre. Fra i due è passione. Si sposano. E il ventre gravido di Aurora schiude un frutto, un uovo nero: il figlio di Carabosse. Désiré alla vista fugge, poi accoglie la creatura come fosse sua e pone il braccio intorno alle spalle di Aurora: rimarrà la sua sposa. E' una storia dura, complessa, piena di riflessioni sulle esperienze delle ultime generazioni. L'ha inventata Mats Ek, coreografo svedese, fra i più importanti in Europa oggi, figlio di Birgit Cullberg, per il Cullberg Ballet. Ma è adatta alla musica della Bella addormentata di Ciajkovskij questa rilettura attualizzata del famoso balletto che vede protagonista l'italiana Pompea Santoro e sarà l'anno prossimo in Italia? Non è banale sostituire il fuso della strega Carabosse con la siringa piena di eroina del pusher nero? Al contrario. Tutto fila. Non c'è un momento in cui la trama, totalmente nuova, e la gestualità, assolutamente contemporanea, stridano sulle note di questa fiaba in musica nata cento anni fa. E la Bella di Mats Ek (che ha anche «riletto» Giselle e il Lago dei cigni) non è che l'ultima arrivata di un nutrito plotone. Rivisitati, attualizzati, riscritti, i classici affrontano temi nuovi e immettono in vecchie scatole musicali la droga, il lavoro alienante, la vita grama di periferia, la faccia crudele del potere, la fu- tilità borghese, le difficoltà di amare. Non sono più fenomeni episodici, ma sono entrati ormai stabilmente nel repertorio delle grandi compagnie. Ma questa tendenza a ristilizzare i classici come deve essere considerata? Si tratta di semplici riambientazioni? Oppure sono riscritture drammaturgiche? Sono balletti totalmente nuovi? Vivono soltanto grazie all'impatto di una grande musica? Che differenza c'è fra Don Giovanni che si inietta l'eroina in vena mentre Leporello gli stringe il laccio emostatico nel mozartiano allestimento di Peter Sellars e Aurora che ugualmente si droga con un gesto simbolico e stilizzato? Maurice Béjart, che nel 1959 regalò al mondo la sua Sagra della Primavera dove il sacrificio della fanciulla alle forze della terra veniva sostituito con il trionfo dell'amore e della vita, è convinto che la sua «non è affatto una rilettura. E questo per una semplice ragione: la coreografia originale di Nijinskij era scomparsa e quindi non esisteva "una" Sagra prima della mia creazione. Si è trattato di una coreografia su una grande partitura come è stato per altri miei balletti come Bolèro o la IX Sinfonia di Beethoven». In generale Béjart sostiene che «è molto meglio creare balletti nuovi piuttosto che ripiegarsi sul vecchio. Ma amo la Giselle di Mats Ek». Anche secondo Alfio Agostini, il direttore della rivista Balletto Oggi, «non si tratta di riletture, ma balletti totalmente nuovi. A nessuno verrebbe in mente di considerare Manon Lescaut di Puccini una rilettura della Ma non di Massenet perché la storia è la stessa. In quel caso il quid è la musica, nel nostro il quid è la coreografia totalmente reinventata. C'è la Giselle di Coralli Per rot e la Giselle di Mats Ek». Proprio queste due versioni appaiate a sere alterne, come ha fatto l'Opera di Parigi, Carla Fracci vorrebbe vedere alla Scala il prossimo dicembre: «Il proget- to doveva essere ripetuto anche a Milano, ma pare che sia saltato. Eppure appaiare una versione classica e una moderna serve a are paragoni, a volte si rivaluta 'originale. Ci siamo tutti innamorati della Sagra di Béjart, ma quando abbiamo visto l'originale di Nijinskij ricostruito da Millicent Hodson e Kenneth Archer siamo rimasti senza parole». La molla che fa scattare una rilettura può essere nascosta nel libretto. Secondo Mats Ek «i racconti di fiabe sono come deliziosi cottage, ma con un cartello sulla porta: "area minata". Tutte le Fiabe hanno in comune principesse, streghe, re e regine, bene e male. Ma ciascuna ha in sé un nocciolo unico e inspiegabile. Nella Bella addormentata, per esempio, il momento misterioso è proprio la puntura con il fuso e il sonno che segue. Che cosa significa? Che cosa succederà?». Ma il punto di partenza spesso è la musica. Ne è convinto Jorgos Loukos direttore del Lyon Opera Ballet che ha in repertorio ben tre ba'Mti rivisitati. «Non ci sono più - spiega Loukos - partiture come quelle di Prokofiev, Adam, Ciajkovskij così ben fatte, perfette per Ih danza. Per un balletto narrativo dove la musica è al servizio del racconto occorre rifarsi a queste partiture: qui tutto è pronto per coreografare. In fondo la ricetta del successo è semplice. Un titolo classico richiama il pubblico tradizionale e quello più sofisticato che ama il contemporaneo. E' il modo più seducente per avvicinare il pubblico alla danza contemporanea: c'è un supporto narrativo, una musica interessante e se il coreografo ha talento il gioco è fatto». Ma questi titoli resteranno nel repertorio parallelamente agli originali o sono così forti da scalzarli? Carla Fracci portabandiera della tradizione e Loukos, difensore puro e duro del contemporaneo, sostengono all'unisono: «L'originale di Giselle non andrà mai in soffitta». Sergio Trombetta // coreografo svedese Mats Ek lancia la sfida a Ciajkovskij con «La bella addormentata» E lo Schiaccianoci finisce negli Anni 70 con le minigonne con le fiabe cattive pFpmnNeèigè A sinistra e sotto due scene della «Bella addormentata» di Ludwigshafen con la protagonista Pompea Santoro Maurice Béjart. Qui sotto Carla Fracci

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