« Continuare a lottare »
« « Continuare a lottare » II vescovo: anche la Chiesa può fare di più L'APPELLO DEL PRESULE ON bisogna arrendersi e occorre trovare forza e coraggio per lottare», dice monsignor Vincenzo Cirrincione, vescovo di Piazza Armerina, già rettore del Seminario di Palermo. La sua diocesi copre Niscemi e la vasta area di povertà e violenza che sta al centro della Sicilia, con Gela, Riesi e Mazzarino. Monsignor Cirrincione sferza i potenti «che debbono fare molto di più» e consola gli umili, «che non debbono scoraggiarsi rinunciando alla vita». Ma nella sua diocesi, dice anche, la lotta alla criminalità, la garanzia del lavoro, le certezze e le saldezze morali più che una realtà sono un miraggio. Povertà, paura e disagio fanno apparire il suicidio come il remedio estremo. In Sicilia i casi si moltiplicano. Che cosa dire, che cosa fare? «Nella mia diocesi ci sono stati effettivamente tanti suicidi: a volte per problemi di lavoro, altre per incomprensione o rifiuto da parte della società. Si sono uccisi dei giovani che non vedevano un futuro. Il suicidio, però, è una soluzione sbagliata perché la vita va vissuta sempre nel segno della speranza. Le difficoltà possono essere superate, anziché subite. E la Chiesa può fare molto; proprio in prossimità della Pasqua, il Vangelo dice "E' risorto il Cristo, la mia speranza", attribuendo queste parole alla Maddalena». Ma quali speranze possono avere i più deboli, vessati dalla mafia e dal racket, impoveriti dalla disoccupazione, delusi dalla politica? «La vittoria del bene sul male è possibile per la buona volontà di tanti, che sperimentano ogni giorno quanta serenità e gioia ci sia nel bene. Non dobbiamo pensare che il bene non esiste. Però riscontriamo anche momenti di scarsa tensione e l'intervento di Scalfaro in questo senso mi è sembrato positivo. Tutti siamo lenti nelle nostre reazioni, ci lasciamo andare anziché batterci. Spesso non pensiamo che potremmo l'are qualcosa di più, non lo pensiamo neppure noi, uomini di Chiesa. Anche le piccole iniziative hanno un valore e possono essere un segno nella società». Chi si uccideva, un tempo, si poneva fuori dalla Chiesa. Oggi c'è maggior com¬ prensione verso i suicidi, il loro funerale viene celebrato in chiesa. Quali sono le ragioni di questo cambiamento? «Innanzitutto si deve provare pietà verso le situazioni più gravi, come le nostre. Chi si uccide non è un eroe, ma certamente è una persona disperata, che ha perso il senso della responsabilità. La Chiesa oggi lo considera un malato, vittima di una società malata. E manifesta tutta la sua comprensione. Perché, non dimentichiamolo, perdono e preghiera vanno dedicati in particolare proprio a chi ha bisogno di misericordia e solidarietà», [a. r.)
Persone citate: Cirrincione, Scalfaro, Vincenzo Cirrincione
Luoghi citati: Niscemi, Palermo, Piazza Armerina, Riesi, Sicilia
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