Rivolta del soldo fra i parà cosacchi

La protesta economica dei caucasici si salda col malumore per la sconfìtta in Cecenia RUSSIA Coi militari sfilano le famiglie in lacrime: anziché in case sono alloggiate in caserma Rivolta del soldo fra i para cosacchi Ufficiali e truppa: «Non ci pagano da 6 mesi, ora basta» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE All'esercitazione, i paracadutisti cosacchi della 21a brigata di Stavropol alla fine ci sono andati, pare. Ma poco c'è mancato che lo «sciopero militare», cioè l'ammutinamento diventasse realtà. E, tenendo conto che si tratta di alcune migliaia di soldati di forze speciali, si sarebbe trattato di un episodio clamoroso, il più grave senza dubbio di questi tempi inquieti per l'ex Armata Rossa. Tutto si è consumato ieri mattina, poche ore prima che la brigata venisse inviata a partecipare a una vasta esercitazione, con la visita al comando di brigata di otto ufficiali, accompagnati da mogli e figli. O ci trovate un alloggio e ci pagate gli stipendi o non ci muoviamo da qui. Gli otto facevano parte di un comitato di «duri», ormai esasperati dalla situazione: senza casa, ospitati provvisoriamente da amici, senza soldi. Ma pare che questa sia la condizione generale. Da mesi gli ufficiali non prendono lo stipendio, la maggior parte delle loro famiglie alloggia in caserme, in alberghi di fortuna. Tre anni fa gli avevano promesso la costruzione di una casa per 240 famiglie, dove parte degli ufficiali avrebbe potuto trovare accoglienza dignitosa. Ma i finanziamenti non sono arrivati e neanche un mattone è stato posato. A esaperare lo stato di disagio è sopravvenuta la guerra di Cecenia. La brigata vi ha preso parte e ha avuto qualche decina di morti. Alle famiglie non è arrivato un rublo. Così, quando, alcuni giorni fa, è giunto l'ordine di mettersi in moto, molti hanno pensato che bisognava farp qualcosa per attirare l'attenzione del comando centrale e della stampa. Il china dell'attesa della prossima giornata nazionale di protesta antigovernativa, prevista per giovedì prossimo, deve avere influito contagiosamente sull'umore della truppa. Così fino a ieri mattina la 21a brigata cosacca sembrava decisa ■\ non partire. Nella notte pare vi siano stati convulsi momenti di trattativa e di minaccia. L'ammutinamento è cosa da corte marziale anche in un esercito demoralizzato e sbandato come quello russo. E sono arrivate anche promesse per fronteggiare l'emergenza: soldi per pagare gli stipendi di qualche mese, anche se non di tutti i mesi arretrati, che per alcuni arrivano a mezzo anno. Così lo sciopero è rientrato e al mattino solo gli otto ufficiali, con corteo di donne e di bambini in lacrime, hanno manifestato davanti agli uffici del comando. La 21a brigata è cosacca. E si trova nelle immediate vicinanze del confine ceceno. I cosacchi del Sud non nascondono la loro irritazione per l'esito della guerra cecena. Eltsin li ha autorizzati con decreto speciale a ricostituirsi come distaccamenti speciali delle forze armate russe, cioè ha dato loro armi e organizzazione. Adesso la loro protesta per le condizioni economiche e sociali rischia di sommarsi a motivazioni politiche. Proprio ieri a Novocerkassk si è tenuta l'assemblea del Consiglio di coordinamento delle truppe cosacche del Sud, che ha rivolto una mozione direttamente a Eltsin, chiedendo che siano resi noti i contenuti degli accordi di pace con Grozny, per ora segreti, e denunciando lo stato miserevole dei russi rimasti in Cecenia dopo le elezioni presidenziali che hanno dato la vittoria a Maskhadov. Giuliette Chiesa La protesta economica dei caucasici si salda col malumore per la sconfìtta in Cecenia Paracadutisti russi Nell'ex Armata Rossa la rabbia per gli stipendi che non arrivano si unisce alla frustrazione per il declino della potenza militare del Paese nel causare un pericoloso stato di tensione permanente

Persone citate: Eltsin, Giuliette Chiesa, Maskhadov

Luoghi citati: Cecenia, Grozny, Mosca, Russia