Chi si rivede l'equilibrio del terrore di Aldo Rizzo
Chi si rivede l'equilibrio del terrore Chi si rivede l'equilibrio del terrore ICORDATE la strategia nucleare? Per circa un quarantennio, è stata il tema dominante delle relazioni internazionali, perché ne dipendeva l'equilibrio tra le due superpotenze e, in conseguenza, la pace del mondo. Poi, quando una delle superpotenze è crollata, il tema è parso improvvisamente desueto, inutile. Addio ai calcoli sofisticati sul numero e sul tipo di missili e testate, addio a tutte quelle sigle quasi esoteriche. Addio? Era piuttosto un arrivederci. Già, perché l'Urss era, sì, crollata, ma per ragioni economiche e politiche e non certo militari. E infatti conservava una spaventosa provvista di supermissili e superbombe, non meno degli Stati Uniti, con l'aggravante di non aver più un potere politico stabile, capace di dare garanzie concrete sul controllo dell'apocalittico arsenale. E così, passata l'euforia per la fine della Guerra fredda, insieme con tanti problemi nuovi, e riemerso quello vecchio delle armi nucleari. E' riemerso a Helsinki, durante il vertice Clinton-Eltsin di venerdì scorso. Vediamo come stanno i fatti. Nel periodo del «grande disgelo», tra il 1987 e il 1993, prima Reagan e Gorbaciov, poi Bush e Gorbaciov e infine Bush e Eltsin firmarono tre importanti accordi di disarmo, che eliminarono i famosi euromissili (così detti perché riguardavano il «teatro» europeol e ridussero grandemente il numero dei missili «strategici» o intercontinentali, insomma quelli con i quali America e Russia potevano (possono) distruggersi a vicenda. Sennonché il primo dei due accordi strategici (Start-1, riecco le sigle), che fissava attorno a 6000 per parte, entro il 2001, le testate «autorizzate», è in via di attuazione, ma il seccndo (ovviamente Start-2), che dovrebbe portare il «tetto» a 3000, non solo non è in via di attuazione, ma non è stato neppure ratificato dal Parlamento russo. E questo perché? Perché la Duma, controllata da una maggioranza comunista-nazionalista, da una parte sostiene che la Russia è penalizzata dallo Start-2, per certi particolari dell'accordo, e dall'altra vuol fare della ratifica uno strumento per dissuadere la Nato dall'eI spandersi a Est. Questo, prima del vertice di Helsinki. Nella capitale finlandese, Clinton ha fatto un passo avanti. Ha detto a Eltsin che, se !a Duma ratifica lo Start-2, subito può partire lo Start-3, che, riducendo il numero delle testate a 2000-2500 per parte, dovrebbe annullare i timori dei nazionalcomunisti di uno squilibrio a danno di Mosca. Clinton ha anche detto, a quanto si è capito, che gli Usa rispetteranno l'intesa del 1972 contro i sistemi difensivi su base spaziale, altro incubo russo, per l'incapacità, tecnologica e soprattutto finanziaria, di star dietro agli americani. Non so se tutto questo servirà ad annullare, o almeno ad attenuare, l'opposizione della Duma all'allargamento della Nato. Che, a questo punto, andrà avanti comunque (avendo poi Eltsin ottenuto tutta una serie di altre «concessioni»). E' certo però che il vertice di Helsinki ha riproposto, in chiave costruttiva, un tema considerato a torto «obsoleto», un residuo della Guerra fredda, da dimenticare al più presto. Ma come considerare obsoleto il l'atto che migliaia e migliaia di missili e di testate nucleari, ciascuna capace di ridurre Hiroshima a un fuoco d'artificio, continuano a incombere, in pratica, su tutto il mondo? Si dirà che il sistema strategico russo è «arrugginito», fuori esercizio, a causa del più generale collasso politicoeconomico. Ma è una ragione in più per tenerlo sotto controllo. E questo non può t'arsi che per via negoziale (la Russia, in un modo o in un altro, si riprenderà). Si dirà anche che la questione nucleare va ormai oltre il rapporto russo-americano, che Tanna atomica continuerà a pesare sulla storia dell'uomo, ed e vero. Ma è importante che non sf ne dimentichino le due maggiori potenze, quelle che devono, inevitabilmente, dare l'esempio. Aldo Rizzo
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