E Bossi minaccia: «Indietro non si torna Il 14 settembre a Venezia sarà secessione» di R. M.
E Bossi minaccia: «Indietro non si torna Il 14 settembre a Venezia sarà secessione» E Bossi minaccia: «Indietro non si torna Il 14 settembre a Venezia sarà secessione» MILANO. Indietro non si torna. E per essere ancora più chiaro, Umberto Bossi se la prende con il primo cittadino dell'odiata Repubblica italiana. Urla, il leader della Lega, dal palco di piazza Castello: «Scalfaro è il capo di un Paese fascista, un Paese di colonizzatori e colonialisti». Sono applausi e sventolare di bandiere verdi. Mentre partono le note del «Va pensiero», passa pure Pietro Valpreda, giubbotto nero e giornale «La Padania» sotto al braccio. «E' la seconda volta che vengo a vedere», dice. E giura che non li vota, lui che è anarchico contro ogni Dio e contro ogni Stato, anzi l'anarchico più famoso d'Italia, dopo quella volta che hanno cercato di affibbiargli la paternità della strage di piazza Fontana. Si chiama «marcia del sole», questa che i leghisti stan facendo da un po' per le strade e le piazze del Nord. E' l'ultimo atto prima dell'Indipendenza, giurano tutti. E anche Bossi, su questo, non è da meno. «Amici romanofili, non mettetevi di traverso perché non c'è Scalfaro, non c'è D'Alema, o non c'è il grande traditore del Nord, Berlusconi, che tengano», arringa la folla. Poi, spara: «Ormai il cadavere puzza, noi siamo gente per bene ma non dovete rompere i coglioni». Che il cadavere sia lo Stato nazionale e unitario, lo capiscono tutti. Ma Bossi ci tiene anche a scandire le date dell'ineluttabile separazione del Nord dal resto dell'Italia, della Padania da Roma e dal Mezzogiorno. A partire dal referendum per l'autodeterminazione del 25 maggio, a cui seguiranno altre iniziative. Una su tutte. «Il 14 settembre non sarà un giorno qualsiasi, a Venezia sfilerà la guardia nazionale padana e se la guardia sfilerà con il mitragliatore in spalla o solo così, lo deciderà il governo della Padania», annuncia Bossi lasciando quel riferimento bellicoso alle armi, sospeso nel vuoto. Nasceranno altre polemiche, si sa già. Qualcuno dirà che sono le solite esagerazioni del leader della Lega. Altri, invece, guarderanno a Venezia, dove l'anno scorso è arrivata la sacra ampolla dal Monviso con l'acqua del Po e c'è stato il giuramento di fedeltà al nuovo ordinamento. «A Venezia, il 14 settembre '97, sarà messo in pratica il processo di autodeterminazione della Padania», tuona Bossi. Che poi ammonisce gli increduli: «Non è un gioco, le quattro gambe del tavolo padano saranno pronte a Venezia». Sono i 4 punti cardine su cui ruota l'intero assetto del Nord, secondo la Lega. Dalla scuola per un «provveditorato di inse guanti padani» alla giustizia, «senza giudici, che bastano gli arbitri». Fino alla difesa - «Sia mo tutti guardia nazionale pa dana», dice Bossi - e al «fisco padano». «Lo Stato non e più in grado di nascondere la verità sui suoi conti in rosso, è chiaro a tutti che il cadavere puzza», spiega Bossi, prima di tirare quattro conti sulla manovra che il go verno sta preparando. «La trimestrale di cassa ha un buco di 16 mila miliardi, vedrete che dopo questa ci sarà un'altra manovrina da 27 mila miliardi. L'unica via è la separazione», tira le conclusioni Bossi che se la prende pure con D'Alema definito il «più furbo della covata» e con Berlusconi «il traditore sostenuto dal pds per non far vincere la Lega». E pure con il «grande capitale che si è affidato ai comunisti con la erre moscia per salvare lo Stato. Ma la Lega farà saltare questo sistema», annuncia Bossi. E a capo dei suoi, guida il corteo - 15 mila persone, secondo loro - fatto anche di auto strombazzanti che gira per Milano, [r. m.]
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