«D'Alema in piazza? Non è certo una cosa normale...»
«Orecchiette» da mercanti «D'Alenici in piazza? Non è certo una cosa normale. » IL PIDIESSINO PETRUCCIOLI UN conto è parlare nei convegni, un conto è dire le stesse cose in faccia ai lavoratori». Claudio Petruccioli sembra perplesso di fronte alla performance di Massimo ^ D'Alema: l'uomo che - a prender per buoni gli sberleffi della destra - è sceso in piazza con i sindacati per manifestare contro se stesso. «Non possiamo nasconderci che se il leader del partito di maggioranza scende in piazza qualche problema c'è - dice -. Insomma, non è una cosa normale...». Onorevole Petruccioli, sia sincero, secondo lei è stato un passo falso. Sbaglio? «Vede, la scelta di D'Alema non e illegittima, né tantomeno pazzesca. Ma mi pare chiaro che alla base di tutto ci siano delle difficoltà». Difficoltà di D'Alema o di chi? «C'è un governo con una forte presenza della sinistra, e c'è un sindacato che non è soddisfatto di quanto il governo sta facendo per il lavoro. E allora il fatto che il segretario del pds scenda in piazza oppure no conta poco. Qui le difficoltà sono di tutti: del governo, della maggioranza. E del sindacato. Io credo che la sinistra debba finalmente cominciare a essere sincera con se stessa». In che senso scusi? «Vede, io non posso certo essere accusato di essere un sostenitore a oltranza del segretario. Eppure mi sono trovato perfettamente d'accordo con il suo discorso conclusivo al congresso. D'Alema aveva detto che bisogna riformare profondamente la politica sociale della sinistra e del sindacato. Non vorrei che oggi tutto sia già finito in archivio: non possiamo più fingere di non sapere che i posti di lavoro non si fanno con le misure e con le leggi. I posti si creano se si creano le imprese». E' più o meno quello che dice Berlusconi. O no? «E' proprio questo il punto. Certe cose non possiamo farcele dire dalla destra: loro fanno il loro mestiere, siamo noi che a volte non facciamo il nostro. Oggi c'è ancora una parte della sinistra che crede ancora che il lavoro si possa creare a tavolino. E guardi che non sto parlando solo di Bertinotti: ci sono anche i Verdi, una parte dei popolari, persino qualche frangia del pds. Mi spiace, ma non e in questo modo che si risolvono i problemi...». Perdoni la domanda un po' ingenua. Ma, secondo lei, a questo punto, che cosa bisognerebbe fare? «Intanto dovremmo cominciare a dirci la verità, almeno noi della si- nistra. Prenda il primo provvedimento sull'occupazione, che abbiamo votato al Senato. Quello sui contratti di area che permettono, nelle zone particolarmente carenti, di superare certi vincoli contrattuali». L'ha votato anche lei, o sbaglio? «Certo che l'ho votato anch'io. Non sto mica dicendo che non servono: però durante la discussione sono stati introdotti tanti di quei correttivi, tanti di quegli aggiusta¬ menti che alla fine l'utilità di quel provvedimento si è quasi cancellata. Per questo dico che dobbiamo dirci la verità: non possiamo dire certe cose nei convegni e poi fame altre nella pratica». Sia sincero, Petruccioli, la sinistra è prigioniera del suo ruolo? «No, non credo. Però non tutti si sono resi conto che il mondo è cambiato. Che non si possono più sostenere idee che appartengono al passato». Sta parlando di Rifondazione? «Vede, Bertinotti è il continuatore delle più tradizionali posizioni della sinistra. Ma non si può pensare che queste posizioni si fermino ai confini di Rifondazione. Ce ne sono anche nel sindacato, anche nel pds. E in fondo è comprensibile: è più facile comportarsi come si è sempre fatto che rimettersi in gioco e guardare al nuovo». Bertinotti dice che agire sul tfr non è un problema, perché l'unica conseguenza sarebbe quella di diminuire la rendita delle imprese... «Appunto. Ma se vogliamo far crescere l'occupazione dobbiamo dare alle imprese non solo la possibilità di esistere, ma anche quella di crescere e di svilupparsi. Anche perché dobbiamo pur sempre rientare nei parametri di Maastricht. Credo che questo dovrebbero ricordarselo tutti: anche i sindacati, anche i lavoratori». Anche D'Alema? «D'Alema, scendendo in piazza, è diventato la metafora della contraddizione. Io spero che questo non lo porti a tirare i remi in barca. Spero ardentemente che voglia accelerare ancora di più». E secondo lei lo farà? «Ho paura di no». Guido Tiberga «Ma le difficoltà sono di tutti Bisogna riconoscere che i posti di lavoro non si fanno con le leggi» tiva è la esso », le Dal inion- ^ azza stare amo del de in dice norsti. I tre hare la direzdel giornoComunqtario non della sua lma può an«Dce Da sinistra Claudio Petruccioli e, qui accanto Massimo D'Alema
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