Und notte di sesso in cambio della confessione

Grillini: ogni anno misteriosi killer fanno 200 vittime Nizza, scalpore in aula per una registrazione «rubata», ma l'uomo, condannato a 20 anni, ritratta Und nette di sesso in cambio della confessione Incastrato dalla «moglie-mantide»: «Sì, ho ucciso io nostro figlio» DALL'AMORE ALL'OSSESSIONE INIZZA NCHIODATI per una settimana davanti a un processo unico nel suo genere, un omicidio senza cadavere, senza prove e senza confessione al giudice, i francesi hanno accolto con animo inquieto la condanna a 20 anni di carcere inflitta a Jean-Louis Turquin, un veterinario di Nizza accusato dalla moglie di aver ucciso il figlioletto, Charles-Edouard, di otto anni. La storia dei coniugi Turquin e del loro bambino è nera come il peggiore degli incubi, in ogni particolare. Un uomo di 48 anni che gli psicologi hanno definito a più riprese «maniaco», schiavo di un'idea fissa, quella di trattenere una moglie, Michelle, 42 anni, che prima non riusciva a soddisfare, poi lo tradiva, e che infine lo ha lasciato, confessandogli che il loro bambino era in realtà figlio di un altro. Una donna che ai giudici è apparsa gelida, fredda, magrissima nei vestiti, anche quelli sempre neri, tanto da meritarsi l'appellativo di «mantide». Ha avvinto il marito che la desiderava sopra ogni cosa, avvicinandosi a lui ad arte, ogni volta che lui - folle di desiderio - si convinceva a confessarle, vero o falso, l'orribile crimine. Infine un bambino: prima rifiutato dalla madre, che quando seppe di essere incinta provò prima ad abortire poi a suicidarsi, cresciuto con un padre che lo considerava la prova vivente della sua infelicità e gli im- poneva un'educazione dai risvolti sadici. Charles-Edouard Turquin scomparve il 21 marzo 1991 dalla casa sulle colline di Nizza in cui abitava con il padre e i nonni, dopo che la madre, malmenata dal padre infuriato per le rivelazioni e per la richiesta di divorzio, se n'era andata. Un inquirente ascoltato in questi giorni come testimone, ricorda che, quando il bambino scomparve, sia il padre sia la madre mostrarono «una calma innaturale». Dopo qualche tempo, Michelle, che aveva un altro compagno, cominciò improvvisamente ad accettare le richieste del marito di incontrarsi e di riprendere i loro rapporti sessuali, mai stati normali. L'uomo aveva sofferto in passato per l'insoddisfazione della donna, tanto che qualche anno prima - come lui stesso ha raccontato con naturalezza - decide di praticarsi la circoncisione nella speranza di essere «meno veloce» nei rapporti sessuali con la moglie, che se ne la¬ mentava. Fece l'operazione da solo, nel suo laboratorio di veterinario, incidendo e ricucendosi il pene dopo essersi iniettato un antidolorifico. «Il dolore? - ha risposto Turquin in aula - per me non esiste di fronte al piacere di mia moglie». Michelle, dopo la scomparsa del figlio, aveva deciso di incastrare il marito prendendolo al laccio della sua debolezza, la passione che lui ancora oggi - mantiene per lei. Lo incontrò al ristorante, al suo laboratorio, fecero l'amore sempre do¬ po sedute di interrogatorio, in cui lei gli chiedeva prima di confessare 2 delitto. Il 5 maggio 1991, Michelle ottenne la sua vittoria, la registrazione su cassetta di una frase che è stata il pezzo forte del processo: «Per me è importante che non ritrovino il corpo di CharlesEdouard, non voglio passare certo 20 anni della mia vita in carcere». La frase ha risuonato nell'aula del tribunale di Nizza, fra le grida di disperazione dell'uomo, che negava tutto e spiegava cosa stava real¬ mente avvenendo mentre lui parlava. Michelle subordinava un suo rientro a casa, massimo desiderio della vita di Turquin, ad una completa confessione. «Lei voleva sentire "quella verità" - ha ripetuto in aula Turquin -, il 27 aprile, quando le ho detto ciò che lei voleva sentire, ha sollevato la gonna e mi ha mostrato delle giarrettiere nere dicendomi: "La prossima volta, me le metterò rosse". Il 2 maggio le dissi: "No, non posso dirti quello che non ho fatto" e lei mi rispose: "Se le cose stanno così, non mi rivedrai più"». Magra, sempre in nero, voce senza inflessioni, Michelle ha ripetuto: «Ero giunta alla conclusione che soltanto mio marito potesse essere responsabile del delitto, ripeteva frasi che mi preoccupavano, come "non dobbiamo più pensare a Charles-Edouard, dobbiamo mettere fra parentesi gli ultimi 10 anni"». E tuttavia, la sua civetteria affettata, i suoi risolini nelle telefonate di «aggancio» al marito, hanno lasciato esterrefatti a più riprese i giurati. «Ho portato la cassetta alla polizia senza nemmeno più riascoltarla. Penso che sia un assassino». Dietro le sbarre, il marito ha ripetuto tutti i giorni, di amarla ancora, disperatamente ribellandosi al precipitare della situazione: «Michelle! Michelle! Guardami, non sono un assassino, lo sai, sono sei anni che lo cerco e che non lo trovo. E' il nostro bambino». Accusa e difesa si sono specularmente rispedite una sull'altra le ipotesi di invenzione, falsità, premeditazione. Un detective assoldato da Turquin ha anche illustrato la tesi del rapimento del bambino da parte della madre, che lo terrebbe nascosto in Israele, senza però convincere nessuno. All'annuncio del verdetto di colpevolezza e dei 20 anni di carcere, Michelle ha esclamato: «CharlesEdouard deve essere soddisfatto». All'uscita dal tribunale, un gruppetto di persone l'ha fischiata, fra le grida di ((puttana!», mentre veniva annunciata la creazione di un comitato a sostegno di Turquin. Nessuno, in una settimana di processo, ha visto piangere la «mantide». Soltanto una volta, ha vacillato. Quando una sua amica ha testimoniato che Charles-Edouard una sera, pur potendo dormire dalla madre, tornò a casa dal temutissimo padre. Pochi giorni prima, il genitore gli aveva ucciso la gallina preferita davanti agli òcchi, «per renderlo più forte». ' Il bimbo temeva ora che, in sua as senza, il padre uccidesse la ca gnetta. Tullio Giannotti Incapace di soddisfare la donna, l'omicida aveva scoperto che il bambino non era suo Jean-Louis Turquin, il veterinario di Nizza condannato a 20 anni per aver ucciso il figlio

Persone citate: Magra, Tullio Giannotti

Luoghi citati: Israele, Nizza