Un'emergenza chiamata scolari incubo dei musei indifesi di Lorenzo Mondo

13 PANEALPANE Un'emergenza chiamata scolari incubo dei musei indifesi USEI italiani nella tempesta, come galeoni che, al soffio degli alisei, espongono il loro carico dovizioso al rischio di abbordaggi e saccheggi. Nei giorni scorsi a Firenze gli Uffizi hanno dovuto chiamare i carabinieri perché convincessero gli aspiranti visitatori a desistere. Era prossimo l'orario di chiusura, le sale erano strapiene, ma una coda indocile e irritata premeva contro il portone non sentendo ragioni. Erano comitive di stranieri con biglietto già pagato, ai quali non bastava il rimborso perché impossibilitati a tornare il giorno dopo. I pullman, come suole in questi «gran tours», li avrebbero portati a Siena, Assisi, Roma... C'erano anche scolaresche rumorose, che il biglietto non lo pagano e patiscono ancora di più l'inutile imbottigliamento. Poche ore prima, altri giovanissimi alunni delle Muse avevano messo in crisi la Galleria dell'Accademia - quella del David e dei Prigioni di Michelangelo - spaccando un estintore e devastando i bagni. Ogni anno, avvicinandosi la Pasqua, è la stessa storia. Ogni volta, intanto, i soprintendenti si lamentano perché i custodi non bastano. D'altronde, con rara tempestività, agli Uffizi erano stati appena sottratti 20 sorveglianti assunti con contratti di pubblica utilità. Non si capisce davvero come istituzioni museali così prestigiose, così amate, non riescano a I pagarsi un personale adeguato, a I diventare imprese produttive. Ma c'è anche un problema di scarsa efficienza. Nei periodi di maggiore afflusso, sembra insensato prevendere alle guide turistiche pacchi di biglietti. Facciano la fila come gli altri, e un calcolo preventivo delle possibilità di accesso, una informazione puntuale, metta in libertà quelli che non c'entrano. Basta un computer, e magari un megafono, per ordinare e stoppare il flusso. E' desolante, farsi sorprendere da una minima emergenza con le mani in testa. C'è poi la storia delle scolaresche che con la bella stagione vengono avviate, non si sa perché, a visitare i musei. Chi abbia avuto diretta esperienza, sa come vanno le cose. I professori faticano a governarli: scappano da tutte le parti, minacciano di fare danni, rendono precario agli amatori il già parcellizzato godimento delle opere esposte. In una parola, fatte le debite eccezioni, non gli importa niente di niente. Stipati in quelle sale, non vedono l'ora che finisca il percorso a ostacoli. Se mai hanno qualche inclinazione all'arte, ne resteranno delusi per sempre. Qualcuno ne trarrà incentivo per imbrattare, nella trista adolescenza, fior di monumenti. Sarebbe molto meglio garantire agli studenti di ogni ordine e grado (ministro Berlinguer!) un minimo di educazione artistica e lasciare che fruttifichi, con le scelte dettate dal gusto, con l'aiuto delle famiglie, delle letture, e non costringerli, per un malinteso pedagogismo, ad appassionarsi a Giotto e Simone Martini. E se hanno bisogno di sgranchirsi le gambe, di scavezzarsi, ci sono tanti posti all'aria aperta, giardini e campagne. L'ex ministro Paolucci, che sovrintende ora ai beni artistici e storici di Firenze, proprio sulle visite scolastiche di primavera aveva lanciato l'allarme. E oggi, a scongiurare altre «giornate Lnfernali», propone spiritosamente di «chiamare in servizio quel saggio tetrarca di Galilea chiamato Erode». E' un modo per dire che i ragazzini irreggimentati non giovano ai musei e neanche a se stessi. Affidiamoli a mamma e papà, e facciamogli pagare il biglietto, magari scontato. Impareranno, chissà, che le pinacoteche sono beni preziosi, anche più degli stadi e delle discoteche. Che non sono matti, quei giapponesi, se vengono da così lontano a vedere, non le nostre facce, ma statue e quadri, chiese e palazzi, a portarseli via nelle loro macelline fotografiche, in mitragliate di clic. Lorenzo Mondo ido |

Persone citate: Berlinguer, Erode, Paolucci, Simone Martini

Luoghi citati: Assisi, Firenze, Roma, Siena