Indovina chi doveva cenare da Clinton di Franco Pantarelli

Era stato arrestato una settimana prima su richiesta dell'Fbi con l'accusa di corruzione Era stato arrestato una settimana prima su richiesta dell'Fbi con l'accusa di corruzione Indovina chi doveva cenare da Clinton Vana attesa di un miliardario africano: era in galera NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Doveva andare a cena con Bill Clinton e doveva essere una cosa elegante al Mayflower, l'albergo di Washington con maggiori pretese di raffinatezza, ma fu costretto a rinunciare per «sopraggiunti impegni più urgenti»: infatti era in prigione, o meglio nel pieno processo di estradizione dalla Svizzera - dov'era stato arrestato su richiesta dell'Fbi - alla Florida, dove lo attendeva il processo. E' l'ultima «chicca», rivelata ieri dal «New York Times», nella storia dei contributi al Partito democratico per ottenere i quali non si è andati tanto per il sottile: dal «pernottamento premio» nella stanza di Abraham Lincoln alla Casa Bianca ai «breakfast privati» con il Presidente. In questo caso non si trattava di un breakfast ma di ima cena (molto più «impegnativa»), perché le «potenzialità contributorie» del soggetto apparivano estremamente promettenti. Ad adocchiarlo era stato John Catsimatidis, capo di una catena di supermercati e a sua volta buon contributore. Impressionato dalla generosità di Sissoko (che oltre che come miliardario è noto anche come «filantropo»), Catsimatidis aveva deciso che la cosa si poteva mettere a frutto e nell'agosto scorso fece i suoi bravi passi che portarono all'invito a cena di Sissoko da parte del Presidente. La data esatta in cui quella cena doveva avvenire è l'unica informazione che manca in questa storia, ma si sa comunque che era prevista per una delle prime sere di settembre, cioè proprio quando Sissoko fu arrestato. L'accusa era di avere organizzato la vendita il¬ legale di due elicotteri americani a un Paese africano, corrompendo un agente della dogana con una mazzetta di 30.000 dollari. Niente cena col Presidente, dunque, ma Sissoko cerca lo stesso di far valere la sua «connection» nell'udienza preliminare, sbandierando l'invito di Clinton davanti alla faccia del giudice di Miami. Per nulla impressionato, il giudice fissa la cauzione a 20 milioni di dollari, un record per la Florida. Sissoko paga la somma senza battere ciglio e poi «patteggia» la pena. La mazzetta cU 30.000 dollari al doganiere diventa ima «mancia», l'accusa di traffico illegale viene depennata e il processo si conclude con quattro mesi di arresti domiciliari (in uno dei tanti lussuosi appartamenti che Sissoko possiede a Miami), che saranno seguiti (forse) da altri quattro mesi da passare in una prigione federale. John Catsimatidis non smette di ringraziare il cielo per la «puntualità» dell'arresto di Sissoko, pensando a cosa sarebbe successo se il miliardario africano avesse fatto in tempo a cenare con Clinton e ad elargire (presumibilmente il giorno dopo) l'immancabile contributo al Partito democratico. «Di imbarazzi per me e per il Presidente dice - ce ne sono già abbastanza». E infatti, come si sa, nella lista dei contributori del Partito democratico vengono già annoverati un trafficante di droga, un mercante di armi e un reo confesso di appropriazione indebita, per non parlare naturalmente della storia, ancora tutta da scrivere, sui contributi di provenienza cinese. Franco Pantarelli

Luoghi citati: Florida, Miami, New York, Svizzera, Washington