L'Europa non aspetti che sia un'altra Bosnia

L'Europa non aspetti che sia un 'altra Bosnia ENTERVEMTO L'Europa non aspetti che sia un 'altra Bosnia GSTRASBURGO LI anniversari costituiscono sempre l'occasione per fare un bilancio del passato e per trarre certi insegnamenti per il futuro. Il 40° anniversario del Trattato di Roma che celebreremo il prossimo 25 marzo non si sottrae a questa regola generale. Che cosa ha dato ai cittadini il processo di integrazione dell'Europa? Credo che sia evidente agli occhi di tutti che il Trattato di Roma ha contribuito con forza a sanare le ferite lasciate nel nostro continente da due guerre mondiali in meno di trent'anni. Del resto, già la prima Comunità formata da sei Paesi soltanto fra cui l'Italia, quella del Carbone e dell'Acciaio, di 5 anni più vecchia, associava vincitori e vinti nella volontà comune di consolidare in Europa occidentale un gruppo di democrazie e poneva le basi per la ricostruzione e per lo sviluppo economico. Diciamo subito che questa collaborazione è andata sviluppando ciò che uno dei suoi padri fondatori, Maurice Shumann, chiamava «le solidarietà di fatto», che significa creare abitudini di vita in comune e di decisioni collettive che toccavano un numero sempre maggiore di persone. Per cui, se all'inizio coloro che hanno maggiormente percepito la presenza della Comunità sono stati gli agricoltori, gli imprenditori commerciali ed altri operatori economici, via via il coinvolgimento si è esteso a tutti i settori della società, tanto che oggi si può parlare di ima vera e propria cittadinanza europea. Ed anche se non è stato sempre possibile, ciò ha implicato la ricerca di un modo per avanzare tutti insieme verso il raggiungimento di un obiettivo comune. Oggi, sembra che questa solidarietà possa essere messa in discussione dall'introduzione dell'Euro, per cui si parla di Paesi che potrebbero essere esclusi dalla fase iniziale del progetto. Ebbene, io penso che la solidarietà non sia un aiuto che i più forti concedono ai più deboli, ma sono certo che essa comporti l'ideazione di una politica che consideri gli interessi di tutti. La garanzia di questa politica è l'intervento del Parlamento europeo che farà di tutto per impedire che I l'Europa sia divisa in due: da una ! parte José Marta Gil-parte i Paesi a moneta forte, dal- Robles l'altra quelli a moneta debole. Peraltro, questa solidarietà finirà per tradursi in un vantaggio per gli stessi Paesi a moneta forte perché l'esperienza ci ha dimostrato che una moneta troppo forte ostacola le esportazioni, determina il raffreddamento dell'economia e, in ultima analisi, crea difficoltà a difendere i livelli occupazionali. Oltre all'introduzione dell'Euro, c'è un altro problema che aitanaglia l'Europa in questi giorni: la questione albanese. Ritengo che questo problema debba essere considerato sotto due punti di vista. Da un lato vi è la difficoltà dell' Italia ad assorbire il grande flusso di profughi che arrivano in Puglia da quel Paese balcanico. Ebbene, da un punto di vista generale, si può dire che arilo e immigrazione faranno parte delle nuove politiche del Trattato di Maastricht che gli Stati dell'Unione stanno rinegoziando in questi mesi, ma io sono dell'avviso che non si possa aspettare che il Tratta' "> venga rati! " .lo per prendere dei provvedimenti intesi ad evitare che tutto il peso dell'aiuto umanitario e dell'accoglienza venga lasciato soltanto all'Italia. Dall'altro, vi è la questione dell'eventuale invio di una forza di interposizione da parte dell'Unione europea. Questo problema si inquadra in un contesto più ampio: il crollo del muro di Berlino ha lasciato un vuoto di potere e una situazione di instabilità in molti Paesi dell'Europa centrale e orientale, e ha determinato l'esigenza di ritrovare nuovi equilibri fra le grandi potenze. In tale contesto, gli europei dell'Unione hanno il dovere di aiutare gli altri europei a vivere in pace ed in democrazia. Per questo, il Parlamento europeo ha chiesto che l'Unione si doti di una vera e propria politica estera e di sicurezza in comune. Nell'attesa, non dobbiamo lasciare che in Albania gli eventi precipitino fino a divenire tragici come lo sono stati nel caso dell'ex Jugoslavia e dobbiamo prendere insieme quei provvedimenti che non siamo stati capaci di prendere allora. José Maria Gil-Robles Gil-Delgado Presidente Parlamento europeo del Deo José Marta Gil-Robles

Persone citate: Gil-delgado, José Maria Gil-robles, José Marta, José Marta Gil-parte, Maurice Shumann, Robles