«No, i giudici devono essere inamovibili» di Giovanni Bianconi

Bicamerale, dopo la polemica sulla giustizia, il popolare Zecchino getta acqua sul fuoco Bicamerale, dopo la polemica sulla giustizia, il popolare Zecchino getta acqua sul fuoco «No, i giudici devono essere inamovibili» «Suggerivo solo alcune soluzioni alla scarsità di magistrati» ROMA. «Per carità, l'inamovibilità dei magistrati è un principio sacro che nessuno vuole intaccare, nemmeno i più biechi reazionari». Ortensio Zecchino, presidente della commissione Giustizia del Senato e rappresentante dei partito polare nella Bicamerale, vuole stroncare sul nascere l'ultima polemica - nata in seno all'Ulivo - nella commissione presieduta da D'Alema. Lui s'era detto favorevole, nella riunione di venerdì, al «superamento» dell'inamovibilità delle toghe, scatenando reazioni negative in casa pds. Ora Zecchino precisa: «Io ho solo spiegato che di fronte alla grave situazione di certe zone del Paese dove i magistrati sono troppo pochi, bisogna trovare delle soluzioni. Anch'io ho difficoltà a immaginarne, ma è certo che così non si può andare avanti». I problemi nella Bicamerale sulla questione giustizia, in realtà, sono altri. E a ricordarli è il capogruppo di An al Senato Giulio Maceratini, che annuncia: «Le possibilità di una larga intesa si giocheranno sulla separazione delle carriere o delle funzioni fra giudici e pm, sulla parità tra accusa e difesa, sull'obbligatorietà dell'azione penale e sulla riforma del Csm. Se non viene fuori l'anima garantista della sinistra, ammesso che esista, il fallimento è dietro l'angolo. Bisognerà vedere se taluni rami dell'Ulivo sono disposti ad accettare il conTronto sui temi fondamentali della civiltà giuridica». Berlusconi sembra d'accordo: «Fra poco i nodi verranno al pettine, e la sinistra dovrà dimostrare di voler dismettere davvero gli antichi abiti giustizialisti». Dal fronte popolare, Zecchino dice che è ora di scoprire le carte: «Se si abbandonano i nominalismi, e se dietro certe proposte non ci sono retropensieri che sarebbero inaccettabili per una parte o per l'altra, l'intesa si può trovare». Anche il rappresentante del ppi dice che i punti cruciali della trattativa sono quelli indicati da Maceratini. A cominciare dalla questione delle carriere. II senatore dell'Ulivo Bertoni polemizza col suo collega del pds Pellegrino: «Finge di non capire che i diritti dei cit tadini potranno essere garan titi solo finché il pm farà par te dell'ordine giudiziario. Me glio un pm debole che agli ordini di Pellegrino». Tra i magistrati si continua a dire che la separazione delle funzioni tra pubblici ministeri e giudici, sponsorizzata dal centrosinistra, è pura ipocrisia: è già sancita dalla Costituzione, e chi vuole introdurre riforme mira ad altro. «Non è così - ribatte Zecchino - per il semplice fatto che ciò che è scritto nella Costituzione non è stato realizzato. L'attuale passaggio automatico col quale un magistrato che ha svolto le funzioni dell'accusa in un certo processo possa poi trovarsi a giudicare, è inaccettabile tanto quanto la separazione delle carriere. E' necessario introdurre degli sbarramenti, delle incompatibilità territoriali tra una fun¬ zione e l'altra, fermo restando il principio di un'unica cultura della giurisdizione, nella quale dovrebbero entrare anche gli avvocati». Da Forza Italia è arrivata la proposta di superare l'azione penale obbligatoria, introdu¬ cendo un elenco di priorità dei reati da perseguire indicate dal Parlamento. Per Zecchino questo non va bene, ma il problema esiste ugualmente: «Il principio dell'obbligatorità è irrinunciabile, ma oggi, rispetto a quando fu scritta la Costituzione, molte cose sono cambiate, e bisogna meglio specificare a chi fa capo l'azione penale visto che, per dirne una, i poteri del procuratore rispetto ai sostituti non sono più quelli di un tempo, grazie alle circolari del Csm. E allora io dico che se l'azione penale non può dipendere dal Parlamento, ugualmente non può dipendere dal Consiglio superiore della magistratura». Sull'organo di autogoverno dei giudici, Zecchino insiste molto. Non tanto sulla sua compo- jm sizione, «dove l'accordo mi pare. facilmente raggiungibile», quanto sui poteri «di un'organo di alta amministrazione che in passato ha sconfinato troppo», attraverso «incitamenti inammissibili» ai magistrati o «vere e proprie scelte di politica giudiziaria». «Negli ultimi 7-8 anni - accusa Zecchino - il numero dei pubblici ministeri è raddoppiato, mentre quello dei giudici è rimasto lo stesso. Una simile scelta significa far pendere la bilancia verso uno Stato inquisitore anziché giudice: è giusto che la faccia il Csm? Secondo me no, e anche su questo bisogna intervenire. Ma senza secondi fini perché, lo ripeto, è l'unico modo per trovare soluzioni. Altrimenti non ci possono essere intese». Giovanni Bianconi E Forza Italia propone di superare l'azione penale obbligatoria introducendo un elenco di priorità dei reati Una seduta della Bicamerale In basso: Ortensio Zecchino, presidente della commissione Giustizia del Senato e rappresentante del ppi nella Commissione

Persone citate: Berlusconi, Bertoni, D'alema, Giulio Maceratini, Maceratini, Ortensio Zecchino, Zecchino

Luoghi citati: Roma