D'Alema, muto e «blindato»

Cofferati, D'Antoni e Larizza: va attuato subito il «Patto per l'occupazione» già firmato sei mesi fa D'Alenici, muto e «blindato» A una compagna dice: la manovra mi preoccupa ROMA. I guardaspalle di D'Alema sono cattivi come piace al capo. Spintonano. Urlano. Non lasciano filtrare nessuno; figuriamoci i giornalisti. Sergio Cofferati guarda e scuote la testa: «Misure di sicurezza eccessive, non ce n'era alcun bisogno...». Siamo in via Cavour, il corteo si muove e lui, D'Alema, tace. Il capo del pds avanza lentamente, circondato da un recinto mobile. Come dire: quando non è possibile recintare i giornalisti, si recinta il leader. E quando finalmente D'Alema apre bocca, distilla sette parole, sette: «Ho deciso di non parlare per strada...». Per un'ora D'Alema resta in silenzio, si nega ai cronisti. Coerente con il solenne impegno al mutismo. E poco prima che la testa del corteo faccia il suo ingresso in piazza San Giovanni, D'Alema fila via, s'infila in una stradina laterale, la terribile via Tasso del comando nazista. E dopo una cinquantina di metri fuori dal corteo trova finalmente la sua auto blu, ci si infila e se ne va. Sono le 10,50, manca un'ora ai comizi, ma il personale corteo di D'Alema è finito. Per le strade di Roma lo hanno visto in pochi, nascosto com'era tra i suoi efficientissimi guardaspalle. Chi lo ha visto, lo ha applaudito, sia pure senza spellarsi le mani. Ma qualche urlaccio isolato D'Alema se lo è preso: «Ma quale flessibilità!», «Non vendere i lavoratori!». D'Alema si è negato ai cronisti, ma non ai fortunati che facevano parte della testa del corteo. Il leader del pds ha scambiato qualche parola con Larizza, con D'Antoni, ma il vero terno al lotto della giornata lo hanno vinto due bionde ragazze che lavorano alla Cgil di Mestre. Sandra e Antonella si sono ritrovate al fianco del Grande Leader e non hanno resistito alla tentazione di parlargli. E alla fine D'Alema ha fatto alle due compagne di Mestre una piccola confessione. Il corteo sta sfilando davanti alla basilica di Santa Maria Maggiore e Sandra, una trentenne dai capelli ricci, chiacchiera con il segretario, lo incalza («Quella tua uscita sul lavoro nero non mi è piaciuta...»; «Perché hai partecipato al corteo?») e poi gli chiede: «Ma come la farete questa manovra da 16.500 miliardi?». D'Alema non risponde subito. Alza gli occhi al cielo e poi: «E' un pensiero che mi preoccupa molto». E poi la «confessione»: ((Ancora non sappiamo bene dove trovarli». Quella di D'Alema è stata una partecipazione volutamente di basso profilo, silenziosa, senza esibizionismi, lontana dal palco. Persino nel suo abbigliamento sportivo c'è un «messaggio», visto che nella tradizione dei cortei della sinistra italiana il leader si presenta in modo inappuntabile, indossa sempre la cravatta. La metteva Togliat¬ ti, la mise Enrico Berlinguer nel famoso corteo contro il taglio della scala mobile, quando il leader del pei (in cravatta) fu fotografato con l'Unità titolata: «Eccoci». Diceva ieri Cofferati, nel suo completo principe di Galles: «Quando si parla ai lavoratori ci si mette sempre in giacca e cravatta. E' un fatto di rispetto...». Certo, D'Alema non parlava, ma ieri mattina, alle 9,35, si è presentato in via Cavour con un giacchetto tipo Burberry's, pantaloni di flanella grigia, cardigan di cachemire blu, camicia aperta con i bottoncini, come usa da qualche anno Veltroni. Abituato al consenso nel suo partito e sui mezzi di informazione, stavolta la decisione del leader pds di partecipare al corteo era stata criticata da più parti. Un conflitto di interessi in salsa dalemiana che lui in un articolo per II Messaggero ha contestato così: «Non è una notizia che il segretario della forza politica che più rappresenta gli operai e i lavoratori dipendenti sia al loro fianco», anche perché il corteo non era «contro» il governo ma «per» una politica del lavoro. In serata, parlando a Milano, D'Alema si é «difeso» così: «La mia presenza? Polemiche abbastanza sciocche, non ero davanti al corteo come una mosca cocchiera. Quando scendono in piazza 400 mila lavoratori non me la sento di rimanere in ufficio». Più «trasparente» (e applaudito) il corteo di Fausto Bertinotti. Il leader di Rifondazione si è infilato nel serpentone, quando il corteo era già partito da mezz'ora. Bertinotti proprio ieri festeggiava il suo cinquantasettesimo compleanno e con un pizzico di civetteria ha commentato: «Essere qui è proprio un bel modo di festeggiare, ma forse è sbagliato mescolare le vicende personali con un fatto così». I cronisti insistono; D'Alema in corteo? Bertinotti fa il signore: «La sua partecipazione, come la mia, è ragionevole e scontata: noi siamo sempre dalla parte dei lavoratori». Fabio Martini Cofferati, D'Antoni e Larizza: va attuato subito il «Patto per l'occupazione» già firmato sei mesi fa Qualche urlo «Massimo, ma quale flessibilità!» «Non vendere i lavoratori!» HhH Un momento della manifestazione A destra: DAIema al corteo

Luoghi citati: Galles, Milano, Roma