DI LOTTA E DI GOVERNO di Gad Lerner
0 DI LOTTA E DI GOVERNO Pasqua: niente tagli a pensioni e sanità, come del resto avevano chiesto pds e Rifondazione comunista - per una volta uniti giovedì al vertice di Villa Madama. Si sente aria di elezioni amministrative. Ma ammettiamo pure che il tema della riallocazione della spesa sociale non si possa affrontare in una manovra aggiuntiva, e che una Finanziaria anticipata a luglio sia la sede più idonea per avviare tale operazione: ebbene, pensa davvero D'Alema di poter realizzare ciò che ha annunciato (redistribuzione di risorse dagli adulti-garantiti ai giovani-non garantiti; più flessibilità nel mercato del lavoro; smagrimento della presenza statale nei servizi) senza affrontare un confronto molto aspro con dei sindacati che trovano nei pensionati (Cgil) e nei pubblici dipendenti (Cisl) la principale base di iscritti? D'Alema ha rivendicato ieri sul «Messaggero» la berlingueriana natura «di lotta e di governo» del suo partito. Ma questa oggi appare solo un'acrobazia dialettica che può forse riuscire al Polo - specialista in rivolte «sociali» guidate da teorici liberisti - ma non certamente all'Ulivo. Ricordiamo tutti i sette mesi del governo Berlusconi, quando le forze che lo sorreggevano continuavano a percepirsi come opposizione sebbene insediata a Palazzo Chigi: fu il vicepremier Tatarella a evocare i «poteri forti» - da Bankitalia alla Confindustria ai sindacati, fino alle lobby sovrannazionali contro cui il governo ben poco avrebbe potuto. La stessa caricatura non potrà mai essere riprodotta da chi viceversa ha scommesso su un rapporto dialettico con l'establishment di questo Paese, come hanno fatto Prodi e D'Alema. Prima ancora di sfilare ieri per Roma i sindacati avevano ottenuto dal governo una serie di proroghe per lavoratori che avendo perso il posto necessita¬ no di un reddito; assicurazioni più vaghe sull'estensione di tale assistenza a una minima parte dei giovani senza lavoro; il rinvio di ogni decisione sulle pensioni d'anzianità e sui ticket ospedalieri. Perché mai avrebbero dovuto fischiare Massimo D'Alema o gridare slogan ostili nei confronti di Romano Prodi? Non giungiamo a sostenere che si sia trattato di una parata filogovernativa di stampo «sovietico» perché, quando la manifestazione per il lavoro fu indetta, la tensione col governo era reale; e poi perché il sindacalismo italiano non si lascia rinchiudere facilmente negli schemi della partitocrazia. Ma ci sia consentita una previsione sulla «prossima volta»: non sarà più una passeggiata romana in forma di corteo. Perché neanche il partito «di lotta e di governo», neanche il D'Alema uno e trino sono in grado di fare il miracolo: una riforma del rapporto tra cittadini e Stato sociale senza neanche un sussulto sindacale. Gad Lerner
Persone citate: Berlusconi, D'alema, Massimo D'alema, Prodi, Romano Prodi, Tatarella
Luoghi citati: Roma
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