Le cellulle suicide

Le cellulle suicide Le cellulle suicide 7/più efficace antitumorale LA vita si nutre della morte. Questa verità biologica è ovvia ed evidente quando si parla di ecologia e di catene alimentari. Tutti sanno che gli erbivori si nutrono dei produttori primari, cioè i vegetali, e che a loro volta servono da cibo per altri animali, i carnivori e così via. E' chiaro cioè che la morte di alcuni esseri viventi è necessaria per la vita degli altri e l'equilibrio ambientale si basa proprio sulla varietà e proporzione delle specie viventi. Meno nota è forse l'esistenza di un simile equilibrio tra le cellule che compongono qualsiasi organismo pluricellulare e quindi anche l'organismo umano. Nel patrimonio genetico di ogni cellula è scritto un programma di morte. Al momento giusto il programma attiva una serie di eventi che portano al suicidio della cellula. Il meccanismo, che viene anche chiamato «apoptosi», conduce in qualche ora alla denaturazione del Dna e quindi alla morte cellulare. Le proteine enzimatiche in grado di degradare i Dna o endonucleasi vengono sintetizzate di nuovo o attivate. La cromatina del nucleo che contiene il Dna si condensa e la cellula raggrinzisce, muore e viene rapidamente eliminata dagli spazzini dell'organismo, i macrofagi. i di gNon si tratta, attenzione, di fenomeni di senescenza o del fenomeno di necrosi che interviene in mancanza di ossigeno, come nel caso dell'ischemia miocardica che porta all'infarto. La morte cellulare programmata o apoptosi scatta nel mo¬ mento in cui alla cellula arriva un segnale specifico. L'informazione può essere costituita dalla presenza o mancanza di ormoni, fattori di crescita o data dai linfociti killer ed è di vitale importanza poiché sta alla base del rinnovamento tissutale, delle difese immunitarie e quindi del mantenimento dell'integrità biologica dell'organismo stesso. Per fare un esempio, il complesso fenomeno dell'emopoiesi, e cioè della formazione delle cellule sanguigne, avviene grazie ad una continua serie di moltiplicazione e differenziazione cellulare a partire da un ristretto numero di cellule madri o staminali che risiedono nel midollo osseo. Ora, sia la proliferazione sia la differenziazione vengono guidate da fattori di crescita o chitochine che hanno il compito di mantenere la giusta proporzione di linfociti, granulociti, piastrine e globuli rossi. Il meccanismo chiave attraverso il quale vengono selezionate le cellule che devono proliferare e quindi il meccanismo che mantiene la giusta proporzione tra le cellule del sangue è proprio l'apoptosi. Un altro chiaro esempio è dato dalle cellule della pelle, che si rinnovano continuamente grazie alla morte programmata. Ma tutte le cellule dell'organismo possiedono il programma di morte e grazie a questo tutti gli organi vengono continuamente rinnovati, con l'eccezione del sistema nervoso, le cui cellule hanno una limitatissima capacità di rinnovamen- Una cellula con i suoi vari fj costituenti disegnati ad-in- • grandimenti diversi secondo l'interpretazione strut■ turale basata sulla.micro- .'• scopia elettronica. Ih particolare: C - citoplasma, L = lisosoma,.M = mito- ' condri, MC = membrana : cellulare, MN = membrana u nucleare, N = nucleo. to, nonostante la presenza del programma. Si può ben dire che nel corso della nostra vita moriamo e rinasciamo diverse volte. Oltre che di un raffinato sistema di rinnovamento e mantenimento della funzionalità organica, il programma di morte costituisce anche un'efficace prevenzione contro la possibilità di mutazione cellulare. Infatti, normalmente le mutazioni cellulari, che peraltro avvengono con una certa frequenza, inducono proprio l'attivazione del programma di morte. Questo previene la possibilità che le cellule mutate possano sopravvìvere e quindi sfuggire ai normali meccanismi di controllo e dare origine a processi patologici tra cui la malattia neoplastica. Le cellule in cui l'apoptosi è più facilmente attivabile sono infatti le cellule che mantengono la capacità di proliferazione. I linfociti, per esempio, dopo aver indotto l'apoptosi nelle cellule bersaglio, attivano in loro stessi il programma di morte e ciò previene una pericolosa espansione di cellule linfatiche che potrebbe accrescere il rischio di linfomi o malattie autoimmunitarie. Si tratta della famosa opzione «better dead than wrong» (meglio morte che sbagliate) che cellule importanti come i linfociti mettono in essere per salvaguardare l'integrità dell'organismo. La morte programmata delle cellule costituisce quindi il maggiore meccanismo antitumorale che l'organismo possieda. Quando per una qualsiasi ragione la mutazione va a incidere direttamente sulla capacità della cellula di «suicidarsi» e cioè sul programma dell'apoptosi ecco che può scattare il pericolo di cancro. Di conseguenza uno degli orientamenti e una speranza della ricerca contro il cancro sta nello sviluppo di strategie farmacologiche o genetiche in grado di indurre l'apoptosi o di ridare alle cellule cancerose il programma di morte. Paradossalmente, ciò che rende mortale il cancro è la mancanza del programma di morte. Georges Maestroni Istituto di patologia, Locarno

Persone citate: Georges Maestroni Istituto, Locarno