Guerra sul Consiglio di Sicurezza

Manovra tedesca per concentrare il potere, l'Italia guida il folto fronte del «no» Manovra tedesca per concentrare il potere, l'Italia guida il folto fronte del «no» Guerra sul Consiglio di Sicurezza La riforma spacca l'Onu NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Il più indignato è l'ambasciatore messicano Manuel Tello, baffi imponenti e odore di sigaro. Sta davanti alla porta dell'Assemblea dell'Onu e attacca: «Siamo contro questa robaccia che ci viene presentata oggi, esattamente come eravamo contro nel 1945 quando le cosiddette grandi potenze si inventarono l'odioso diritto di veto riservato ai cinque pretesi Grandi della Terra. Noi vogliamo più democrazia, non vogliamo nuovi imperatori. Quelli che già ci sono bastano e avanzano, grazie». Fuori dai gangheri anche Abdullà Baali, ambasciatore d'Algeria, un giovanotto energico e spiritoso. E' sbalordito per la sortita dell'attuale presidente dell'Assemblea, il malaysiano Razali Isamil, il quale ha fatto giovedì da battipista alla manovra tedesca che consiste nel portare dentro 0 Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la Germania e il Giappone (indicati eufemisticamente come «due Paesi industrializzati») e tenere fuori, per sempre alla vigilia del Duemila, tutti gli altri. 0 meglio: creando delle sottopotenze regionali (per l'Asia, l'Africa e l'America Latina) che dovrebbero sedere al tavolo delle decisioni, ma a rotazione. La conseguenza immediata di questa proposta è che alcune nazioni che ritengono di essere potenze regionali, come India, Brasile e Nigeria, si sono subito «tedeschizzate» sperando di entrare nel novero dei futuri grandi, sia pure nella serie B; e che tutte le altre nazioni medie e piccole, ma anche grandi e importanti come la Spagna, l'Argentina, l'Italia, l'Egitto e altre, si sono opposte e sempre più si opporranno. L'Italia, nella persona dell'ambasciatore Francesco Paolo Fulci, guida con una certa soave e persino allegra tenacia il fronte del «no», da quando le prime avvisaglie della manovra tedesca si sono manifestate. Quanto all'ambasciatore algerino, di cui dicevamo, è sferzante: «Trovo molto irritante tutto. A cominciare dal fatto che i nuovi membri del Consiglio di Sicurezza non dovrebbero disporre dello stesso di¬ ritto di veto delle grandi potenze, alle quali verrebbe raccomandato di farne un uso discreto. Che discorso è questo? Noi siamo contro il veto, contro l'egemonia delle grandi potenze, ma non vediamo perché si dovrebbe adesso introdurre questo trucco del veto mascherato. Noi, se questi insistono, siamo pronti a sbattere la porta. Siamo quindi assolutamente con l'Italia e troviamo che resistere a questa manovra sia la cosa più importante». Il pakistano Ahmad Kamal, segaligno, elegante e sprezzante, dice: «Dovremmo dunque andare incontro a questa bella novità: ben tre seggi dell'Unione Europea nel Consiglio di Sicurezza. Ben quattro membri della Nato. Ben cinque membri del gruppo G7. E' questa è l'idea che i Paesi forti hanno del mondo nel terzo millennio? Siamo ancora alle guerre feudali fra potenze aristocratiche e altre considerate prive di nobiltà? No, grazie. Noi chiediamo al presidente dell'assemblea, e anche alla Germania, di far in modo che questa grande e sgradevole divisione che è stata introdotta, sia ricomposta». Quanto all'ambasciatore italiano, è in mezzo al corridoio che parla con le agenzie di stampa. Ieri ha detto al «New York Times» che la proposta di origine tedesca «avrebbe creato un treno con 175 nazioni in terza classe». In una precedente occasione, chiese all'ambasciatore tedesco Tono Eitel «per quale motivo dovrebbero entrare Germania e Giappone da soli nel futuro Consiglio di Sicurezza: se il motivo è che si tratta delle nazioni che hanno perso l'ultima guerra, ebbene, tutto sommato l'abbiamo persa anche noi». Ma l'Italia non aspira affatto ad entrare nel Consiglio di Sicurezza insieme ad altre potenze: il piano di riforma italiano, che raccoglie in questo momento più consensi di quello tedesco, punta alla democratizzazione di quell'organo dell'Onu che ha il potere di disporre azioni di guerra in nome della legalità internazionale. E alla rappresentanza equilibrata attraverso un meccanismo di rotazione. Viceversa, il piano tedesco, che accoglie il Giappone benché 0 governo di Tokyo apparentemente non spinga, punta a un riconoscimento definitivo del nuovo status di potenza mondiale della Germania e alla definizione di tre ranghi di Paesi rappresentati all'Onu: quelli di massima importanza (che siedono permanentemente nel Consiglio), quelli di media importanza (i Paesi destinati a rappresentare le altre aree continentali) e tutti gli altri, 174 in tutto, destinati a non contare assolutamente niente. La guerra del Consiglio di Sicurezza, con l'ufficiale apertura delle ostilità avvenuta giovedì, è dunque appena all'inizio. Fulci prevede: «Come andrà a finire non lo so e nessuno può dirlo. Certo è che lo scontro è cominciato e noi abbiamo piena fiducia di raccogliere un consenso vincente su una linea di massima democrazia, non di massima aristocrazia». [p. guz.] Una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu a New York

Persone citate: Abdullà Baali, Ahmad Kamal, Francesco Paolo Fulci, Fulci, Isamil, Manuel Tello, Tono