Un boato assassino nella Festa di Tel Aviv

Morti il terrorista e 3 donne, fra i 50 feriti molti bambini mascherati per il carnevale ebraico Morti il terrorista e 3 donne, fra i 50 feriti molti bambini mascherati per il carnevale ebraico Un boato assassino nella lesta di Tel Aviv 4 Kamikaze di Hamasfa strage in un bar di viale Ben Gurion TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Il movimento di resistenza islamico Hamas è tornato ieri a colpire nel centro di Tel Aviv quando un suo kamikaze si è fatto esplodere in un affollato caffè del centro provocando la morte di tre donne e il ferimento di una cinquantina di avventori, molti dei quali erano bambini che festeggiavano mascherati il carnevale ebraico (Purim) e un compleanno. In un affollato comizio a Khan Yunes (Gaza) Ibrahim Mukadmeh - il capo del «braccio armato» di Hamas liberato la scorsa settimana da Yasser Arafat malgrado le accese proteste israeliane - ha cantato vittoria. «Abbiamo dimostrato ha affermato - che Hamas sa bene come fermare i bulldozer israeliani». Alludeva alle ruspe che nei giorni scorsi hanno scatenato veementi proteste palestinesi quando hanno iniziato a Sud di Gerusalemme i lavori di costruzione del nuovo rione ebraico di Har Homa. «Solo i mujahidin, quelli che legano esplosivi al proprio corpo per distruggere i nemici di Allah, possono formare ì bulldozer del nemico, non le grida o gli slogan», ha detto il dirigente di Hamas. Mukadmeh ha minacciato direttamente il premier israeliano: «Faremo pentire Netanyahu di essere nato, gli faremo desiderare che Gerusalemme l'osse stata sommersa dalle acque». Ieri le proteste si sono estese anche a Hebron (dove trenta palestinesi sono rimasti intossicati dai gas lacrimogeni esplosi dai soldati) e a Betlemme. Yasser Arafat ha condannato l'attentato, ma secondo Netanyahu il rais palestinese ha buona parte della responsabilità dell'accaduto. «Scarcerando Mukadmeh - ha detto Netanyahu - Arafat ha dato via libera alle bombe umane islamiche». «Questa - ha aggiunto - non è vera pace, non siamo disposti a subire attentati ogni tre mesi. Nel futuro immediato sapremo se Arafat è ancora un partner di pace per Israele». Netanyahu ha escluso che l'attentato avrà l'effetto di congelare i lavori edili intrapresi a Har Homa. «Al terrorismo non si devono mai fare concessioni - ha osservato -. Se ci arrendessimo potremmo allora chiudere lo Stato ebraico e fare le valigie». Il kamikaze islamico - un palestinese di 28 anni originario di Zurif, un villaggio nella zona di Hebron ancora sotto controllo militare israeliano - è giunto alle ore 13,30 nel caffè «A Propos» nel viale Ben Gurion: a breve distanza dalla palazzina che fu abitata da David e Pola Ben Gurion e a un chilometro di distanza dal Dizengoff Center dove un anno fa un altro integralista islamico si fece saltare in aria, insanguinando un altro Purim. L'uomo, che aveva con sé due borse, ha cercato un tavolo libero nel caffè dove sedevano un'ottantina di persone. «Aveva il volto scuro, sembrava nervoso» ha raccontato un cameriere. «Mi ha stupito il fatto che fosse così indeciso su dove sedersi, malgrado ci fossero vari tavoli liberi». «Poi c'è stato un lampo accecante - ha aggiunto - una nuvola nera ha ricoperto il caffè e abbiamo provato come una leggera pioggerella: non era acqua, ma schegge di vetro». Il kamikaze giaceva sventrato per terra, fra le rovine del caffè e i cadaveri delle sue vittime: due donne anziane (una terza, trentaduenne, è spirata più tardi in ospedale). «La cosa che più mi ha colpito - racconta l'attore Eyal Gheffen, che era fra gli avventori - è stato il corpo insanguinato di una bambina che indossava i bianchi panni della regina Ester»: l'eroina del Purim che venticinque secoli fa grazie al suo ascendente sul re persiano Assuero salvò in extremis il popolo ebraico da un genocidio voluto dal consigliere del re, Amman. I soccorritori sono rimasti inorriditi nel vedere fra le rovine un passeggino abbandonato. Fra i feriti è stato poi trovato un bebé di sette mesi - mascherato pure lui per il Purim - le cui ferite sono state definite in serata non gravi. Che cosa resta ormai del processo di pace? Se lo è chiesto ieri il premier nel corso di una consultazione urgente con i responsabili della difesa. Secondo lo Shin Bet (il sei-vizio di sicurezza interno) Arafat ha reagito all'espansione edilizia israeliana a Gerusalemme con una politica ambivalente: ha convocato sì a Gaza una conferenza internazionale «per difendere il processo di pace» ma al tempo stesso - accusa il comandante del servizio, Amy Ayalon - ha scarcerato l'insidioso Mukadmeh, ha intrapreso consultazioni ad alto livello con Hamas e con la Jihad islamica, ha inviato rappresentanti dell'Anp a riunioni politiche islamiche e ha organizzato dietro le quinte le proteste «spontanee» dei palestinesi a Betlemme e a Hebron. Secondo Netanyahu c'è di peggio. Già tre giorni fa il premier aveva denunciato l'imminenza di attentati islamici e aveva intimato all'Anp eh impedirli. «Invece non hanno fatto niente, sono rimasti a guardare» ha notato. L'ipotesi di una fiammata di violenza nei Territori è adesso molto reale, secondo analisti militari. In nottata esponenti dei servizi segreti israeliani e palestinesi si sono incontrati per cercare di contenere la violenza prima che sfugga di mano. Aldo Baquis iranno Lo stesso giorno un anno fa avevano colpito un centro commerciale a breve distanza Tragica risposta degli estremisti islamici al nuovo insediamento ebraico nella Citta Santa deciso dal governo Il rais ha provocato il braccio di ferro su Har Homa facendo credere (ma è falso) che sorgerà nella Gerusalemme Est araba