Espulsioni, è pugno di ferro di Francesco Grignetti

Prodi avverte: la malavita sta cercando di approfittare di questa crisi Prodi avverte: la malavita sta cercando di approfittare di questa crisi Espulsioni, è pugno di ferro Le nuove misure per gli albanesi ROMA. Gli Sii albanesi dichiarati «indesiderabili» di ieri, e i 75 clie hanno trovato a Milano (la loro ò un'altra storia, erano a Milano da un po'), ancora non lo sanno. Ma sono i battistrada di una legione di immigrati clandestini che verrà presto espulsa dal nostro Paese. Le espulsioni non saranno più virtuali, assicura il Viminale. Con il decreto legge sull'emergenza albanese è stata infatti anticipata una nuova procedura di espulsione (fermo di polizia e accompagnamento coatto alla frontiera, il ricorso al Tar non ferma l'espulsione) che le forze di polizia chiedevano da tempo. Paradossalmente, ò il governo dell'Ulivo ad attuare una procedura considerata «di destra». D'altra parte la presenza di criminali albanesi ha creato grande allarme. Si muovono tutti, polizia e 007, per individuare gli ex evasi. Dice Romano Prodi: «La malavita sta giocando un ruolo importante. In questi giorni si decide se il nostro legame con l'Albania sarà un legame per lo sviluppo o un legame malavitoso. Lo Stato lotterà dentro i nostri confini. Ma anche oltre, legandosi con chi, in quei Paesi, sta facendo il nostro stesso lavoro lottando contro la mafia». In prima linea ò il ministro dell'Interno. Ieri il ministro Giorgio Napolitano ha diramato una circolare a prefetti e questori. A loro spetta concedere, su domanda di ogni profugo albanese, il nullaosta provvisorio «umanitario» per 60 giorni. Sempre a loro spetta anche negarlo, facendo così scattare la procedura di rimpatrio immediato e forzoso. Scrive Napolitano: «Il nullaosta provvisorio dovrà essere negato a coloro che non si tro- vano in apprezzabili situazioni di reale pericolo e che non hanno effettivo bisogno di protezione. Come indici sintomatici dell'insussistenza dei presupposti dell'aiuto umanitario potranno essere valutati il rifiuto dell'accoglienza delle strutture predisposte ovvero l'allontanamento ingiustificato dalle stesse». Sarà pugno di ferro, e espulsione o respingimento immediato, anche per gli albanesi che vengano trovati invischiati in immigrazione clandesti¬ na, prostituzione, traffico di droga, «ovvero per attività comunque pericolose per la sicurezza pubblica». E già protestano i poliziotti del Sap (sindacato autonomo): «La normativa eccezionale presa contro gli indesiderati che fuggono dall'Albania deve venir estesa a Paesi come la Nigeria». Sostengono, quelli del Sap, che per i clandestini non-albanesi vige la vecchia normativa. Quella appunto delle espulsioni virtuali. Tamponata l'emergenza in¬ terna, e rassicurato da Rosy Bindi che non esiste un'emergenza sanitaria, il governo assicura anche che si preoccuperà del turismo. «Sia il ministro dell'Interno, sia quello dell'Industria si adopereranno per limitare i disagi». E intanto si cerca di risolvere il problema albanese alla radice, con interventi militari - navi nelle acque territoriali d'Albania e forse anche missione internazionale a terra - e con il «piano globale» di aiuto all'Albania inventato dal ministro Larri- berlo Dini. Un piano di aiuti economici, finanziari, alimentari e sanitari. Ieri la Farnesina ha disposto il primo invio di aiuti umanitari: un aereo militare porterà a Tirana un carico di medicinali che saranno presi in consegna dal ministero della Sanità albanese. Sempre ieri, il titolare della Farnesina ha informato prima il governo, poi il Quirinale degli sviluppi internazionali. Come si ricorderà, il piano «globale» è stato deciso dai ministri europei degli Esteri. Lunedì prossimo, i ministri si rivedranno per esaminare il rapporto della missione esplorativa e decidere tempi e modi del piano. Secondo Emma Bonino, «la situazione alimentare è sull'orlo del tracollo. In tre giorni l'Unione europea è in grado di approntare una missione. Ma occorrono corridoi sicuri». Francesco Grignetti Un gruppo di ribelli armati di pattuglia nel porto di Saranda Sopra, la Guardia di Finanza sequestra documenti nella sede leccese della holding albanese «Vefa» Nella foto a metà pagina, tre poliziotti nel porto di Durazzo (FOTO ANSA-REUTERS]

Persone citate: Dini, Emma Bonino, Giorgio Napolitano, Napolitano, Prodi, Romano Prodi, Rosy Bindi

Luoghi citati: Albania, Durazzo, Milano, Nigeria, Roma, Tirana