Gli ex br: sul terrorismo solo Cossiga dice la verità di Fabio Poletti

Gli ex br: sul terrorismo solo Cossiga dice la verità Gli ex br: sul terrorismo solo Cossiga dice la verità I PROTAGONISTI DEL «?77» BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO «Qualcuno a sinistra si dovrebbe vergognare, che sia Cossiga a rileggere fuori dal politichese la nostra storia», scuote la testa Prospero Gallinari, l'ex Br in carcere per venti anni, adesso in prima fila a chiedere una soluzione politica per i 189 ex terroristi ancora detenuti e i 300 riparati all'estero, «in esilio» come si autodefiniscono. Uno di loro è Oreste Scalzone, a Parigi da anni, ufficialmente latitante. Via video lancia la proposta per una «Lega sull'amnistia»: «Venite in Francia che ne parliamo», dice. E' una provocazione ai tanti che affollano la sala di via dello Scalo. Dove i giovani del «movimento» e i vecchi giovani del '77, si interrogano su quegli anni e come uscirne. «Se vogliono una strega da bruciare sono io», spiega Scalzone, dopo 40 minuti di monologo davanti alla telecamere fissa, la sigaretta sempre in mano, gli occhiali sulla fronte, con la voce che da Parigi rimbomba nella sala, dove c'è l'as- semblea promossa dalla rivista «Zero in condotta», insieme ad alcuni parlamentari che hanno firmato progetti di legge per l'amnistia. Annuncia, l'ex leader di Autonomia operàia: «Sono io che ho organizzato l'omicidio del commissario Calabresi, sono io l'undicesimo uomo di via Fani, quello che aprì il fuoco sulla scorta di Aldo Moro». Non è vero, si sa. Ma Scalzone spera che un giudice lo ascolti, che qualcuno riapra un dibattito che quattro legislature non sono riuscite a far arrivare in porto. Adesso ci sono altri 5 disegni di legge in discussione, due di An, uno del pds, uno di un gruppo di verdi e l'ultimo di alcuni parlamentari di Rifondazione comunista, primo firmatario Giuliano Pisapia. «Non vogliamo mettere una pietra sul passato, vogliamo che certe pene siano riequilibrate», spiega al telefono da Roma, il presidente della Commissione giustizia, che entro maggio farà arrivare in aula un testo unificato, accompagnato «Perché le cose devono andare avanti parallelamente», ci tiene a dire Pisapia - a un adeguamento della legge che riguarda i risarcimenti, per i famigliari delle vittime. Poi, replica a Gallinari: «Non è vero che la sinistra non ha fatto niente, la sinistra sta facendo di tutto. Quello di Gallinari è un giudizio ingiusto e ingiustificato». «In linea generale sono d'accordo sull'amnistia, ma qualunque cosa va bene. Il problema è politico, non giudiziario», spiega Prospero Gallinari. In linea con Renato Curdo, l'ex capo storico delle Br. Che a Bologna non si fa vedere, ma al convegno manda trenta righe e sono applausi pure per lui. Molti che affollano la sala, dieci anni fa avevano i calzoni corti. Del '77, nato a Bologna, dilagato in mezza Italia, sanno poco o niente. Qualcuno, per ricordarlo, 1' 11 marzo, venti anni dopo la morte dello studente Francesco Lo Russo, aveva provato a fare un corteo finito con le vetrine in frantumi, come un brutto «déjà vu» di venti anni prima. «In guasti undici anni non sono stati fatti passi avanti», esordisce Curcio. Che poi spiega: «Allora come oggi qualcuno propendeva per la richiesta di indulto, altri per l'amnistia. Altri ancora nessuno dei due, con buona pace di chi dietro alle sbarre esibiva il rigore etico, più che politico, di un Alto silenzio». Che ci sia un muro, nelle parole, anche dopo 20 anni non è difficile notarlo. «Franceschini è un paranoico», accusa Scalzone. E tira in ballo un altro ex capo Br, messo all'indice per aver espresso dei sospetti, in un libro, sui misteri ancora aperti sul caso Moro. «E' un processo alle streghe», chiude il discorso Scalzone. Alberto Franceschini è a Roma, lavora all'Arci. Nessuno qui a Bologna l'ha invitato: «Ma non capisco la polemica, non accetto che altri diano qualifiche e patenti. C'è chi tende ad escludere che ci sia stato un uso strumentale delle Br da parte del potere, io invece ci credo». Del suo libro in cui lancia questa tesi, nessuno preferisce parlare. Franceschini rilancia, su un altro punto. Forse il più doloroso: «Non è il momento giusto, perché molti non sono ancora disposti a perdonare7 Ma il momento giusto c'è da dieci anni, da quando la lotta armata non esiste più». Fabio Poletti Amnistia, 5 disegni di legge per gli «anni di piombo» Prospero Gallinari

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