Uno scudo di navi per bloccare l'esodo di Francesco Grignetti

A causa del mare in burrasca, per la prima volta da dieci giorni ieri non ci sono stati arrivi Il ministro esclude per ora un intervento militare. Attesa una manovra concertata a livello europeo Uno scudo di navi per bloccare resodo Andreatta: la Marina controllerà i porti albanesi ROMA. Eccola, la sorpresa che il ministero della Difesa teneva nascosta: nessun intervento militare in territorio albanese (almeno per ora), ma un blocco navale dei porti albanesi. Il problema sono i profughi? Li si bloccherà quando è ancora possibile e facile. Alla Difesa non la dicono così brutalmente, ovvio. Lo chiamano «pattugliamento in acque territoriali albanesi». Ma tant'è. L'ha chiesto e ottenuto, ieri, il ministro Andreatta nel corso di colloqui con il ministro degli Esteri albanese, Arjan Starava. «Con il quale abbiamo esaminato la situazione di anarchia nel Canale di Otranto», dice Andreatta. Una decisione nemmeno troppo difficile, sotto un profilo legale. Non c'era che da rispolverare un vecchio accordo bilaterale tra le due Marine che risale al 1991. Per l'occasione - mentre l'esercito, disarmato, distribuiva aiuti alimentari - le nostre navi si piazzarono nei porti di Durazzo e Valona, presero a bordo un ufficiale albanese e «concorsero alla dissuasione e alla interdizione nei confronti degli obiettivi navali». Quella volta esisteva anche una Marina albanese, però, che oggi s'è dissolta. Secondo dati forniti da Andreatta stesso al Senato, «il 70 per cento della loro flotta è nei nostri porti». Così adesso il lavoro toccherà tutto alle fregate Espero e Orsa, alla nave da sbarco San Giusto, alla corvetta Danaide. E probabilmente all'ammiraglia della nostra flotta, l'incrociatore portaerei Vittorio Veneto, che è rientrato in tutta fretta dal Mediterraneo orientale e ora sta facendo rifornimenti a Brindisi. Il loro compito sarà quello della «sorveglianza sui natanti che si apprestano a lasciare i porti albanesi». Ovviamente, dato che la Marina albanese al momento non esiste, quei natanti li dovranno anche bloccare. All'epoca, le navi italiane ebbero l'ordine di pattugliare i porti e di muoversi liberamente nelle acque intemazionali. Potevano fermare le imbarcazioni albanesi con manovre di disturbo e persino sparando colpi di avvertimento. Difficile prevedere di più, per la Difesa italiana. «Per il momento, non è prevedibile un intervento italiano. Tantomeno un intervento unilaterale italiano», ribadisce Andreatta, che cerca di ridimensiona- re gli allarmismi di questi giorni. «Mi sembrano del tutto fuori luogo le illazioni sulla stampa in merito a presunte e imminenti operazioni. Una maggiore prudenza, e verifica delle fonti prima di uscire con notizie spesso fantasiose, mi sembrerebbe opportuno», bacchetta. Però è anche vero che a livello intemazionale cresce l'ipotesi di quell'inteivento che il ministro Lamberto Dini chiama «globale». E cioè aiuto economico, umanitario e militare. Una decisione in questo senso era già stata presa domenica scorsa dai ministri dell'Unione. Ora la missione esplorativa in Albania è terminata e lunedì, al prossimo vertice dei Quindici, ci saranno nuovi passi. Non a caso il ministro degli Esteri olandese, Van Mierlo, presidente di turno dell'Unione europea, dice che «si va verso un intervento europeo limita¬ to». Gli americani invece restano alla finestra, auspicando, sia pure informalmente, le dimissioni di Berisha. Ieri il ministro albanese Starava ha ribadito le richieste di aiuti alimentari, sanitari, economici. Chiedevano anche di partecipare al vertice europeo di lunedì, gli albanesi. Ma gli olandesi hanno detto di no. Così il premier Bakshim Fino ha accettato di incontrarsi informalmente con i ministri dei Quindici, a Roma. Il giorno dopo, martedì. Il governo albanese, però, riconoscendo che non ha ancora il controllo del suo territorio, chiede anche istruttori e mezzi per riorganizzare l'esercito e la polizia. Ha strappato qualche promessa. Prima di rientrare a Tirana, infine, Starova ha voluto incontrarsi anche con Massimo D'Alema, a Botteghe Oscure, per cercare una sponda autorevole nel mondo politico italiano. La Farnesina è già d'accordo: il governo legittimo va aiutato in tutti i modi, se in Albania non rinasce uno Stato la crisi può solo precipitare. E anche Andreatta comincia ad ammorbidire la sua posizione nei confronti di un intervento in terra albanese. Ieri, a differenza di qualche giorno fa, ha aperto uno spiraglio: «In questo momento è difficile valutare se l'assistenza all'Albania potrà richiedere anche forme di presenza militare o di polizia, e se sì, sotto quali forme. Molto dipenderà dagli sviluppi della situazione in Albania nei prossimi giorni e da quali condizioni di sicurezza si stabiliranno in quel Paese per consentire l'arrivo e la consegna degli aiuti». Francesco Grignetti A causa del mare in burrasca, per la prima volta da dieci giorni ieri non ci sono stati arrivi Fucilieri di marina del battaglione San Marco a bordo della San Giusto Sotto i genitori di Florin, la bambina che stava per essere rapita Il ministro della Difesa Beniamino Andreatta