Torna a colpire il «pirata» del Tg1 di Raffaella Silipo
Storace e Giulietti: deve muoversi Palazzo Chigi. I leghisti: mica hanno tirato bombe... Storace e Giulietti: deve muoversi Palazzo Chigi. I leghisti: mica hanno tirato bombe... Torna a colpire il «pirata» del Tgl Dopo Venezia, anche a Treviso messaggio secessionista Siamo ormai nell'ambito del diabolico. Persevera, infatti, il misterioso «pirata» del Tgl che lunedì aveva oscurato l'audio della prima testata Rai a Venezia: ieri sera sono stati i telespettatori di Treviso a sentire il messaggio. Identici i contenuti secessionisti, identico l'anchorman andatoci di mezzo, Giulio Borrelli. Anche la voce della sovrapposizione sonora abusiva, un uomo con spiccato accento veneto, sembrava la stessa. Diversa la durata: venti minuti a Venezia, con il messaggio ripetuto due volte, diaci minuti solo a Treviso. Quasi che il misterioso «sfidante» temesse di essere a sua volta intercettato. La «beffa» alla tv di Stato, insomma, continua. I sedicenti «patrioti veneti» chiedono all'Italia che «esca dai confini della Veneta patria» e concludono trionfali: «Viva il Veneto! Viva il Serenissimo Governo! Viva gli immortali veneti eroi! Viva San Marco!» Il proclama è stato avvertito sia in centro che in periferia, in una zona di circa un km quadrato. Polizia e Carabinieri sono stati immediatamente allertati, come peraltro la sede centrale Rai e il ministro dell'Interno Napolitano. Il segnale stavolta era più disturbato ma era presumibilmente della stessa potenza: non si esclude che possa essere stata impiegata la stessa apparecchiatura di Venezia, probabilmente mobile e sistemata su un furgone. A dire il vero, il sabotaggio al Tgl non è idea nuovissima. Avvenne già a Genova nel 1970, quando «Radio gap» (grappi di azione partigiana) si sovrappose a Tito Stagno che illustrava il rientro dell'Apollo 13. Il testo, allora, non era secessionista ma antifascista. «Ricordiamo i fatti del luglio '60. Prepariamoci a scendere in lotta. Morte ai fascisti». Ieri molti telespettatori trevigiani hanno chiamato indignati la Rai. Preoccupati anche i politici tranne i leghisti, che ammiccano al misterioso pirata padano. «Questa storia rischia di essere o troppo seria o troppo ridicola - dice per esempio Storace -. Sarebbe comunque bene che il governo non la sottovalutasse. Anziché occuparsi di nomine in maniera ossessiva e favorire la concorrenza con le manovre che conosciamo, sarebbe auspicabile che il cda, che finora ha dormito, si svegliasse». Chiamato in causa, il consigliere Rai Michele Scudiero suggerisce «una sorveglianza più forte. Penso anche di chiedere ai tecnici di pensare a un sistema che possa mettere le nostre emittenti al riparo da intrusioni. Personalmente le riterrei goliardate, ma il tempo ci ha abituato a prendere in considerazione tutto». Altro che goliardata, sbotta Giuseppe Giulietti, che chiede «una immediata discussione alla Camera. Questo secondo episodio conferma che siamo in presenza di una banda organizzata, probabilmente dotata di raffinata strumentazione. E' chiaramente in atto il tentativo di dimostrare l'inefficienza dello Stato e della comunicazione. Ci vuole una vera e propria polizia dell'etere, un coordinamento tra ministero delle Poste e dell'Interno, che faccia un monitoraggio quotidiano». Anche la Fnsi chiede «incontri urgentissimi ai ministri di Interni e Giustizia. Vorremmo sapere cosa fanno magistratura e polizia di fronte a questi inaccettabili episodi. I giornalisti Rai meritano rispetto e la democrazia rischia pericoli seri se non si mette un freno a fatti del genere». Chiamato in causa, Vincenzo Vita, sottosegretario alle Poste, promette «controlli più forti sulla rete. L'episodio è preoccupante. Bisogna lavora¬ re intensamente e non stiamo sottovalutando nulla». Di altro tenore i pareri leghisti, che peraltro sostengono di non entrarci per nulla. «Continuo a vederli con una certa simpatia - dice Stefano Stefani -. Speriamo che imparino a dire "Viva la repubblica federale padana". Non è l'azione di un singolo, ma di un gruppo che dimostra l'inefficienza dello Stato. Sembrava che li prendessero il giorno dopo e invece... Non li giudico male, mica lanciano bombe. Certo, l'azione ha un significato eversivo ma sarebbe peggio se avessero bruciato un'automobile». Ma lo sconfessa Roberto Maroni, che si dice «molto, molto preoccupato. Secondo me sono i sei-vizi segreti. Mi tornano alla mente cose successe 25 anni fa nei confronti di chi allora era contro il sistema». Raffaella Silipo
Persone citate: Giulietti, Giulio Borrelli, Giuseppe Giulietti, Michele Scudiero, Napolitano, Roberto Maroni, Stefano Stefani, Storace, Tito Stagno, Vincenzo Vita
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