Confindustria ripete: no di Maria Corbi

Confindustriq ripete: no Confindustriq ripete: no Cipolletta: «Il Tfr? Certe cose si possono fare solo in guerra» ROMA. La manovra arriverà per Pasqua. Ma le incertezze sui suoi contenuti alimentano nel mondo politico e nel sindacato reazioni e polemiche. Silvio Berlusconi apre uno spioncino al governo assicurando in Parlamento i voti a una manovra economica che contenga «misure necessarie all'interesse generale del Paese». Prodi, Ciampi, D'Alema, e Dmi - avverte Berlusconi - dovranno però presentare le misure sulle pensioni, la sanità, il pubblico impiego e soprattutto mettere «una buona volta all'angolo Bertinotti». In ogni caso, secondo il leader di Forza Italia, occorre «la riforma dello Stato sociale» e subito una manovra da 16 mila miliardi. Mentre la finanziaria '98 va anticipata come propose Ciampi. Gianfranco Fini, invece, si dice «contrario» alla manovra. «Ma la intensità della nostra opposizione - chiarisce - sarà proporzionata alla iniquità della manovra». Una vera dichiarazione di guerra quella del segretario dei Cdu Rocco Buttiglione, che giudica l'eventuale prelievo sul trattamento di fine rapporto «un balzello iniquo» e l'intervento sulle pensioni «ingiusto». Buttiglione annuncia «un'opposizione durissima in Parlamento e nel Paese». Per quanto riguarda il prelievo sul tir, pur riconoscendo che «tecnicamente non è una nuova tassa» per il leader del cdu i termini della questione non cambiano: «Ugualmente si determinerebbe un aggravio di cesti per il sistema delle imprese, che è già in grandissima difficoltà, deve fare i conti con una caduta di fatturato di oltre il 6% nel corso di un anno ed è già stato duramente colpito dalle manovre precedenti». Per queste ragioni, la Confindustria tuona contro le ipotesi di interventi sul Tir. Il direttore generale Innocenzo Cipolletta, davanti ad alcuni esponenti del governo, riuniti all'asseblea della confederazione nazionale del traffico e dei trasporti, non ha avuto mezze parole: «Ci sono confini - ha detto - che non si possono superare se non in casi estremamente dram¬ matici come lo stato di guerra. Privare le imprese di liquidità rischia di rompere il rapporto di fiducia tra Stato e società civile». Altro fronte, altre critiche. Da Rifondazione il responsabile del lavoro Franco Giordano parla di confronto possibile sullo Stato sociale ma avverte: «E' ovvio che per noi un confronto significa che per tutto il 1997 non vanno toccate pensioni e sanità, né nella manovrina né in alcun altro modo». Intanto dal sindacato arrivano dalla Cgil le voci di Guglielmo Epifani e di Sergio Cofferati. Se il primo tende la mano al governo accettando di discutere da subito la riforma delio Stato sociale a patto che la manovra di aggiustamento non tocchi pensioni e sanità, il numero uno della Cgil non sembra disponibile a compromessi. «Non c'è nessuna ipotesi di scambio - afferma Cofferati - tra quel che deve fare il governo adesso e quello che è disponibile a discutere il sindacato dopo». Per Cofferati discutere di welfare non significa discutere di pensioni. Almeno non solo e comunque non «prima del '98». «Il governo - ha detto Cofferati - sa che noi siamo contrari a che questa manovra intervenga sulla spesa previdenziale e sanitaria. Spero ne tenga conto. Diversamente sconterà l'ostilità del sindacato». Agitazione anche nelle Regioni che temono un prelievo forzoso dai fondi europei. Roberto Formigoni, presidente della conferenza delle Regioni, mette le mani avanti: «Quei fondi hanno già una destinazione ed mi collocamento specifico. Servono per sostenere l'occupazione». Formigoni pensa al complotto: «Si capisce, a questo punto, l'instaurarsi di una campagna denigratoria compiuta nei giorni scorsi nei confronti delle Regioni. Non sono vere le tabelle che molti quotidiani hanno pubblicato sulla scarsa utilizzazione dei fondi Ue da parte delle Regioni. Sono tabelle vecchie di tre o quattro anni. Tutte le Regioni hanno fatto passi in avanti». Maria Corbi

Luoghi citati: Roma