Roma Vecchione nuovo procuratore capo di Giovanni Bianconi

Una procura difficile e semiparalizzata dopo il «terremoto» del caso Squillante Romei, Vecchione nuovo procuratore cupo Dopo le dimissioni di Coirò, «bocciate» le candidature di Marcello Maddalena e Nino Abbate // Cms si spacca a metà, è prevalsa la scelta in base all'anzianità ROMA. A guardare gli schieramenti per l'uno e per l'altro candidato, si potrebbe dire che ha vinto il centro-sinistra e ha perso il centro-destra. Ma le divisioni nel Csm, almeno ufficialmente, erano più sul metodo e sulle regole da rispettare che non sui nomi dei candidati in lizza. Fatto sta che il nuovo procuratore di Roma è Salvatore Vecchione, 63 anni, magistrato da trentotto, fino a ieri capo dell'Ispettorato del ministero di Grazia e Giustizia, aderente alla corrente centrista e maggioritaria di Unità per la Costituzione. Lo sconfitto (per un pugno di voti) è Nino Abbate, giudice più giovane anche se più famoso di Vecchione, pure lui di Unicost ma a differenza dell'altro leader della corrente, fino a pochi mesi fa presidente dell'Associazione magistrati e dunque più esposto e «visibile» del concorrente. La decisione l'ha presa ieri il Consiglio superiore della magi¬ stratura, al termine di una discussione accesa ma non troppo, anche perché gran parte dei giochi erano già stati decisi nelle stanze di palazzo dei Marescialli, prima di arrivare al plenum. Sul terzo candidato, il procuratore aggiunto di Torino Marcello Maddalena - più giovane degli altri due -, non s'è nemmeno votato, perché l'elezione di Vecchione ha interrotto la procedura. E così la procura più importante d'Italia, quella che più da vicino controlla i palazzi della politica, a sei mesi dalle dimissioni di Michele Coirò, ha un nuovo capo. Vecchione ha ottenuto 21 voti a favore, 7 contrari e tre astensioni. Per la sua nomina si sono espressi i consiglieri «togati» di Magistratura democratica e dei Movimenti riuniti (sinistra e centro sinistra) e gran parte di quelli di Unicost. oltre ai «laici» indicati dal pds. I no sono arrivati dai «laici» di Alleanza na¬ zionale e quelli a suo tempo indicati dalla Lega, oltre che da Magistratura indipendente, corrente schierata compatta a favore di Maddalena. Tra gli astenuti, i due «laici» espressione di Forza Italia. Poco prima si era votato per Abbate, che nella commissione incarichi direttivi aveva avuto la maggioranza dei consensi, ma l'ex presidente dell'Anni ha raccolto solo 12 sì, a fronte dei 16 no e delle tre astensioni. Per lui s'era schierata quasi tutta Unicost (sette consiglieri su otto), oltre a Forza Italia, An e il presidente della Cassazione Sgroi. Non è bastato, e i voti di Unicost e Sgroi si sono riversati su Vecchione. Un esito quasi scontato, dopo la bocciatura di Abbate. E' stata proprio la mossa di chiedere il voto singolo per ciascun candidato, evitando in questo modo il ballottaggio che avrebbe potuto riservare delle sorprese, richiesta e ottenuta da Magi- stratura democratica, a dare la certezza che Abbate non ce l'avrebbe fatta. «Ci si trovava di fronte a tre candidature tutte serissime commenta il vice-presidente del Csm, Grosso, che s'era astenuto su Abbate e ha votato a favore di Vecchione -, la scelta della maggioranza del Consiglio ha privilegiato il magistrato che presentava un'anzianità di carriera nettamente superiore a quella dei due concorrenti. Una scelta che mi sembra la più rispondente alle regole che il Csm si è dato per il conferimento degli uffici direttivi». Prima di approdare un anno fa all'Ispettorato del ministero della Giustizia - ufficio che ha trovato dilaniato dalle polemiche seguite alle ispezioni su Milano ordinate dagli ex Guardasigilli Biondi e Mancuso, e che sotto la sua direzione ha riconquistato la fiducia dello stesso Csm - Vecchione è stato per set- te anni procuratore di Viterbo, e prima ancora ha lavorato come sostituto procuratore a Milano, Roma e Cassino. Nella capitale è stato anche sostituto procuratore generale. Viene generalmente descritto come magistrato serio e preparato, ma anche prudente e poco incline agli schieramenti. Lo attende un lavoro delicato e non facile, perché va a dirigere una procura che, a parte la nomea, mai del tutto sfatata, di «porto delle nebbie», vive ormai da un anno una situazione di semi-paralisi. Dopo il terremoto provocato dal «caso Squillante» e l'uscita di scena di Coirò, una decina dei quasi sessanta sostituti se ne sono andati, e non sono stati rimpiazzati. Il tutto ha provocato un accumulo di lavoro che, aggiunto all'assenza di guida, ha portato ad una situazione che toccherà ora a Vecchione rimettere in marcia. Giovanni Bianconi Una procura difficile e semiparalizzata dopo il «terremoto» del caso Squillante Carlo Federico Glosso vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura

Luoghi citati: An, Cassino, Italia, Milano, Roma, Torino, Viterbo