Anche D'Alema in piazza con il sindacato

7 Anche D'Aleniti in piana con il sindacato Sabato la manifestazione, ieri la «pace»: ma i tempi sono cambiati, non si può restare fermi Poi chiede scusa alla Cgil: con voi sono stato ingeneroso ROMA. Non c'è stato un secondo round, dopo l'aspro confronto al congresso del pds. D'Alema e Cofferati ieri hanno duellato in punta di fioretto a un convegno della Cgil su «Lavoro, Welfare, Europa». Archiviate le precedenti spigolosità, hanno avvicinato cautamente le loro posizioni sullo Stato sociale, sulla flessibilità e il mercato del lavoro, sul ruolo del sindacato e della sinistra adottando un tono più soft che per il leader del pds è sconfinato addirittura in una sorta di autocritica quando D'Alema ha ammesso: «Sono stato ingeneroso verso la Cgil» suscitando una salva d'applausi liberatori. Non è stata una ((rappacificazione» teatrale, né un disgelo incondizionato. Ma ieri forse è maturato qualcosa di più di una «pace armata». Così, dopo l'introduzione di Nerozzi e Marco Revelli, davanti all'uditorio teso come una corda di violino ricordando l'Eur, D'Alema lancia un messaggio positivo. Il leader del pds parla della necessità per la sinistra di «costruire», non solo di chiudersi in una fase di «resistenza» di fronte al nuovo che avanza, perché significherebbe «una caduta rovinosa». D'Alema cita le «asprezze» dello scontro con Cofferati al congresso, che però non hanno prodotto «urta frattura tra pds e sindacato». Quindi, riprendendo la discussione lasciata allora, arriva la confessione di colpa che strappa gli applausi: «Sono stato ingeneroso nel non riconoscere alla Cgil un ùnpegno assai più avanzato nello sforzo di governare la flessibilità. Forse anche Sergio Cofferati, se avesse rivendicato di più su questo impegno, avrebbe consentito ima discussione meno spigolosa». Insomma, indica D'Alema, poteva spiegarsi meglio e certe asprezze ce le saremmo risparmiate, adesso che ho studiato i contratti di emersione dal lavoro nero. Liquida quindi come «fregnacce» le accuse mosse al pds di avere «svoltato a destra», ma sprona subito il sindacato ad ampliare la sua rappresentanza anche ai giovani, agli emarginati, alle nuove occupazioni autonome, al lavoro precario e part-time denunciando: «Non sappiamo organizzare il lavoro in questa fase post-fordista». E il sindacato non deve limitarsi a rappresentare solo forze residuali. E non è certo il solo richiamo che lancia alla Cgil. Senza durezze ma con chiarezza, D'Alema affronta il problema del doppio livello di contrattazione, che difende, anche se «oggi non basta» dinanzi al fenomeno di un lavoro nero massicciamente diffuso. E ammette che in un sistema di cambi fissi e inflazione calante, «la contratta¬ zione sul salario si farà in fabbrica», mentre al contratto nazionale rimarrà la definizione della rete dei diritti. Altro richiamo sulla flessibilità che va contrattata, negoziata, come riconosce sta facendo anche il sindacato, indicando che al Sud ci sono già salari più bassi con l'emersione, attraverso i contratti di gradualità, del lavoro sommerso. E infine, D'Alema affronta di nuovo il problema della riforma del Welfare State, infrangendo anche il tabù delle distorsioni delle pensioni di anzianità dei lavoratori autonomi. «Oggi - attacca D'Alema - il blocco sociale del Welfare State è diventato una minoranza della popolazione. Lascia fuori le nuove generazioni, il mondo femminile, anche gli strati più evoluti del mondo del lavoro che lo considerano un ostacolo allo sviluppo». Ma non basta, i Welfare non protegge i più poveri e allargare la spesa pubblica noni significa aumentare il tasso di uguaglianza. Anzi, la distribuzione della SDesa sociale, che è bassa, è anche iniqua. Perciò la smistra deve porsi il problema di ricostruire il Welfare su basi più flessibili, aperte». Nella sua replica, Cofferati ammette «l'imbarazzo» per essere stato descritto come un radicale al congresso del pds, ma di «non aver perso il sonno» per lo scontro con D'Alema. Dissente tranquillo sul ruolo di sindacato-Moloch, simile alle Tradc llnions che D'Alema sembra preferire, ma condivide la necessità di ampliare la rappresentanza sindacale alle nuove realtà del mondo del lavoro. E alfine riconosce che lo Stato sociale cosi come è oggi «non può durare». Ma invita il governo e la sua maggioranza a fare una proposta precisa sulla quale il sindacato è pronto a confrontarsi, come ha fatto per la riforma delle pensioni. Infine, rivendica di aver riportato al centro del dibattito il tema del lavoro, ricordando perei i ritardi del governo che hanno portato alla manifestazione di sabato. D'Alema fa condividere, mvece, le responsabilità dei ritardi anche a Bertinotti e dice sarcastico: «Sabato dimostrerà anche contro se stesso». E assicura clic anche lui sabato sarà in piazza, per «stimolare» il governo. [p. pat.] ppp g pp«Sono stato ingeneroso nel non riconoscere alla Cgil un ùnpegno assai più avanzato nello sforzo di governare la flessibilità. Forse anche Sergio Cofferati, se avesse rivendicato di più su questo impegno, avrebbe consentito ima discussione meno spigolosa». Insomma, indica D'Alema, poteva ppme denunciando: «Non sappiamo D'Alema affronta il problema del doppio livello di contrattazione, che difende, anche se «oggi non basta» dinanzi al fenomeno di un lavoro nero massicciamente diffuso. E ammette che in un sistema di cambi fissi e inflazione calante, «la contratta¬ , g,me riconosce sta facendo anche il sindacato, indicando che al Sud ci sono già salari più bassi con l'emersione, attraverso i contratti di gradualità, del lavoro sommerso. E infine, D'Alema affronta di nuovo il problema della riforma del Welfare State, infrangendo anche il tabù delle distorsioni delle pensioni di anzianità dei lavoratori autonomi. «Oggi - attacca D'Alema - il blocco sociale del Welfare State è diventato una minoranza della popolazione. Lascia fuori le nuove generazioni, il mondo femminile, anche gli strati più evoluti del mondo del lavoro che lo considerano un ostacolo allo sviluppo». Ma non basta, i Welfare non protegge i più poveri e allargare la spesa pubblica noni significa aumentare il tasso di uguaglianza. Anzi, la distribuzione della SDesa sociale, che è bassa, è anche

Luoghi citati: Europa, Roma