Scalfaro «anticipa» il governo

Scalfaro «anticipa» il governo Scalfaro «anticipa» il governo Il Presidente: Albania, problema europeo la strategia del colle RABAT DAL NOSTRO INVIATO Nell'atmosfera dolce di Casa bianca il Capo dello Stato ha j di nuovo anticipato il gover- '■■ no. Qualche ora prima che gli elicotteri militari decollassero per riportare nel loro Paese i duecentonovantanove albanesi indesiderati, Oscar Luigi Scalfaro nel primo giorno della sua visita in Marocco, ha apgmgJg^rdKgrtìs«jrj|| ufficiale néTgiaramd'del'consolato italiano per porre il problema di quei delinquenti che giocano sul caos per confom derei nella valanga di profughi che si è riversata nel nostro Paese. Ieri mattina il governo ha di fatto obbedito all'imprimatur del Presidente o almeno queste sono state le apparenze - tanto che Scalfaro ha voluto fare una precisazione per evitare il riaccendersi di vecchie polemiche: «Siccome il ministro dell'Interno aveva avuto la cortesia di stare con me circa un'ora e mezza il giorno prima, sapevo e le valutazioni, e quali erano le intenzioni del governo». Detto questo, però, il Presidente della Repubblica, non contento, ha dettato altre linee di comportamento all'esecutivo nel salone della residenza degli ospiti del Re: «L'Italia - ha spiegato seguito a ruota a Roma dal presidente della Camera - non è il solo Paese che deve porsi il problema della ricostruzione dell'Albania. Il problema è europeo. La solidarietà è ima questione che deve essere posta sul piano generale. Questo è un principio assoluto». Poi, usando quel linguaggio pieno di comprensione tipico dei politici di altri tempi, il Presidente ha messo in guardia Prodi e i suoi ministri sull'opportunità di dare subito via al piano per l'Abania. «...posso capire - ha osservato - che ci siano dei momenti di difficoltà, di confusione, di fatica, perché vedere arrivare un migliaio di persone al giorno sulle coste italiane non è problema che possa essere affrontato con la precisione di una sfilata organizzata...». Inutile dire che subito dopo una telefonata da Palazzo Chigi ha chiesto al Capo dello Stato se il governo doveva inviare un suo rappresentante in Marocco per portare subito il decreto per la dichiarazione dello stato d'emergenza alla firma del Presidente. «Decidete voi» è stata la risposta benevola. In modi garbati in questa occasione, in modi più bruschi sulla questione dei provvedimenti sull'occupazione, il Qirinale non perde occasione per rubare al governo il palcoscenico delle decisioni che contano. A Roma, a Napoli o a Rabat Scalfaro è tornato a far sentire la sua voce come un tempo. E forse non c'è da meravigliarsene: più l'esecutivo è debole, più ha bisogno di protezione e più quel «potere di stimolo» che si sono inventati sul Colle si espande. E' un meccanismo au- tomatico che è stato messo a profitto negli ultimi anni e che ha conquistato nuovi adepti. Scalfaro, infatti, non è il solo a teorizzarlo: il segretario del principale partito della maggioranza, Massimo D'Alema, ad esempio, ha motivato la sua decisione di aderire alla manifestazione di sabato prossimo dei sindacati contro Prodi con la necessità di svolgere «una funzione di stimolo verso il governo». Son cose che capitano in una fase in cui non è chiaro niente, neppure i ruoli. Non per nulla si discute di riforme. E in questa situazione di transizione tutti i viaggi del Capo dello Stato, all'estero e non, possono essere pieni reciproci tra Capi di Stato. In cui l'unico imprevisto possono essere i lamenti del portavoce del Quirinale Tanino Sceiba che a Rabat nel palazzo degli ospiti non ha potuto ottenere più di una stanza con un piccolo letto («probabilmente - dice l'interessato con una punta di sarcasmo la stanza della servitù») e, nel contempo, viene a sapere da Roma che il solito Filippo Mancuso gli ha intentato una causa civile. Ebbene, in questa atmosfera quasi noiosa, da un momento all'altro il Presidente può lanciare mi messaggio a Roma e imprimere una svolta alla poli¬ tica del governo magari utilizzando il mastodontico apparato Rai che lo segue: sei giornalisti, altrettanti tecnici e operatori, più un coordinatore, Giuseppe Garofalo, che l'azienda di viale Mazzini ha in condominio con la Presidenza della Repubblica, dato che può disporre di un ufficio con due segretarie addirittura dentro il palazzo del Quirinale. Insomma, il «protagonismo» del Presidente ha dietro di sé un meccanismo oliato che scatta al momento opportuno, quando ci si rende conto che il governo ha problemi di sopravvivenza. Un meccanismo che nei prossimi mesi sarà messo in campo anche con altri scopi. Al Quirinale non sono pochi quelli che ragionano sulle date della Bicamerale e sul processo delle riforme: ma è proprio sicuro che il nostro sistema sarà modificato entro il '99? Se, ad esempio, fosse accettato il modello di semipresidenzialismo illustrato dal politogo Giovanni Sartori in commissione varrebbe la pena eleggere fra due anni un nuovo presidente con le vecchie regole, per eleggerne subito dopo un altro con le nuove? O sarebbe meglio assegnare all'attuale Capo dello Stato una proroga di due anni per definire e portare a compimento il nuovo sistema istituzionale? Di un'ipotesi del genere sul Colle se ne parla a mezzavoce. Mentre nella casbali di Rabat il consigliere giuridico-istituzionale del Presidente, Salvatore Sechi, si lancia ridendo in una profezia: «Vedrete che ci sarà il tempo per un altro viaggio ufficiale in Marocco. Certo, i tempi delle riforme si allungano: adesso siamo tornati all'ipotesi semipresidenziale che nella forma molto attenuata di Sartori per me è ancora meglio del governo del premier. La proroga al Presidente? Vedremo, siamo ancora ai tempi di Odoacre...». Già, vedremo. Augusto Minzolini Non è la prima volta che «ruba il palco» a Prodi su questioni di grande rilevanza per il Paese re e lità. via di dai Ale¬ ancora chiare e perché nella maggioranza c'è l'opposizione al semipresidenzialismo dei popolari e al doppio turno dei Verdi e di Ri¬ ti presidente a a j r- '■■ li ese auigi ella apuffiaehe m uool le faro one i di me il eva con Repubblica Oscar Luigi Non è lache «ruba Prodi sdi grandper il Pa ti presidente Repubblica Oscar Luigi di sorprese. L'unico parametro per prevedere le mosse del Quirinale è lo stato di salute del governo: se l'esecutivo è in difficoltà o vivacchia, il Capo dello Stato esalta le sue prerogative. Così una visita che potrebbe avere un corso normale come questa in Marocco, con i festeggiamenti, i brindisi ufficiali, i complimenti