Sos profughi tre mesi di emergenza di Francesco Grignetti

Il governo vara le misure straordinarie, però Tirana blocca il ritorno dei criminali Sos profughi, tre mesi di emergenza Il governo vara le misure straordinarie, però Tirana blocca il ritorno dei criminali Ma l'esercito è pronto a portare aiuti in Albania ROMA. La risposta del governo alla crisi albanese si chiama «stato d'emergenza su tutto il territorio nazionale fino al 30 giugno». Come fossero una calamità naturale, gli albanesi diventano un problema della Protezione Civile. Ai prefetti il compito di sistemarli, di requisire campeggi e strutture edilizie, di trovare quanto serve all'accoglienza. Uno sforzo notevole, ma temporaneo, assicura Giorgio Napolitano (Interno) intervenendo alla Camera: i visti saranno validi 6090 giorni. Poi, ma anche prima se la situazione oltre Adriatico dovesse migliorare, torneranno tutti a casa. Allo stesso tempo, il governo italiano, sulla base di un accordo con Tirana, sta provvedendo all'espulsione di profughi ritenuti pericolosi. E' già successo per i primi 289, caricati su elicotteri militari e guardati a vista da carabinieri armati. Ma questa procedura s'è immediatamente inceppata. A sera, il ministro albanese della Giustizia Spartak Ngjela avvisava che aveva bloccato l'operazione-rimpatrio, visto che dall'Italia erano arrivate 100 persone più del concordato e che alcuni degli espulsi non avevano affatto precedenti penali in Ita¬ lia. Era questa, infatti, la discriminante tra albanese buono e albanese cattivo. Eppure al mattino, su questa linea di espulsioni per i delinquenti e assistenza per gh' altri, sembrava che tutto filasse per il verso giusto. La decisione del governo veniva appoggiata dalle massime cariche dello Stato, dal presidente Scalfaro e dal presidente della Camera, Luciano Violante, il quale avvertiva il rischio «di un rigetto, una risposta difensiva, che però non chiamerei razzista, degli italiani». Il governo si prepara anche a inviare medicine e alimenti. Resta il problema, non piccolo, del come fare. E' sempre allo studio dello stato maggiore della Difesa l'ipotesi di creare un corridoio blindato dal mare fino alla capitale. Ma di- ceva Andreatta, qualche giorno fa: «Solo per la strada che va da Durazzo a Tirana occorrono, secondo i nostri esperti, almeno 7 mila uomini. Inimmaginabile una missione solo italiana». Comunque, per ogni evenienza, i reparti speciali dell'esercito, dei carabinieri, e i fanti di marina, a bordo della nave da sbarco «San Giusto», stanno scaldando i muscoli. Il Polo, alla notizia dello «stato d'emergenza», ha informalmente riunito i suoi vertici. Berlusconi ha raccontato di essere stato informato da Prodi in persona con una telefonata senza troppi particolari. Uscendo, poi, i leader rilasciavano dichiarazioni distensive. Berlusconi: «La situazione è grave, mi sembra che la decisione del Consiglio dei ministri sia opportuna». Gian- franco Fini: «Non è inaccettabile. La situazione è seria con gli evasi dalle carceri albanesi. Naturalmente l'applicazione dovrà essere fatta con molta oculatezza». Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia: «L'importante è che il governo ci coinvolga nelle decisioni, non limitandosi a informarci». Ben diversa la reazione dei leghisti. Marco Formentini, sindaco di Milano, ha ribadito che «senza ipocrisie, gli albanesi non li voglio e farò di tutto per tenerli lontani». Dichiarazioni che Napolitano nemmeno vuole commentare: «Le ripetute dichiarazioni del sindaco di Milano io non le ho lette». Come ben si capisce dalle parole di Fini e di Formigoni, però, in periterà potrebbe nascere qualche frizione dall'applicazione del decreto. Napolitano lo sapeva e in Parlamento mette le mani avanti. «Il problema è che le strutture di prima accoglienza sono praticamente nulle». «Ma il problema si risolve in Albania, non qui da noi», ribadisce il ministro. Resta questa, infatti, la linea del governo. Cioè pieno appoggio al piano europeo, peraltro inventato da Lamberto Dini, di «sostegno al governo albanese del primo ministro Fino •~ome recita il comunicato di palazzo Chigi - nel recupero dell'attività amministrativa e istituzionale, attraverso urgenti misure di assistenza sociale, umanitaria e di risanamento delle infrastrutture di emergenza in loco. Ciò anche al fine di consentire di attenuare il flusso dei profughi, le cui conseguenze riguardano non solo l'Italia, ma tutta l'Europa». Ma l'Italia, che è in primissima linea, potrebbe bruciare i tempi per gli aiuti. «Anche senza aspettare l'Unione europea», dice Napolitano. Ma Dini precisa: «Non esiste un vero e proprio piano. L'Italia è pronta a rispondere a richieste di aiuti umanitari». Francesco Grignetti Napolitano: potremmo anche non aspettare l'Unione europea per intervenire nsnnmqlCgpvbsEf La polizia scorta alcuni profughi a Brindisi Nel grafico le zone dove sono stati smistati Anche da Berlusconi e Fini un «sì» alle decisioni dell'esecutivo