E' tutta colpa loro di Lietta Tornabuoni

E' tutta colpa loro E' tutta colpa loro PERSONE ^1 LI albanesi sfiniti che si vedono alla tv sono tutti magri, e tutti giovani: com'era già capitato nel 1991, quando in mezzo ai profughi arrivati nei porti pugliesi fra marzo e giugno, oltre ventitremila, tenuti a bada anche con gli idranti e in parte sottoposti a rimpatrio forzato, non ce n'era uno vecchio né uno grasso. Anche quell'assenza di caratteristiche fisiche invece così frequenti nella società italiana senescente e sovrappeso creava allora come oggi un profondo sconcerto, veniva vista come allarmante, minacciosa: ma adesso c'è qualcosa di più. La colpevolizzazione acritica delle vittime è già cominciata: s'è messo in moto il meccanismo di autodifesa più classico. Se alcuni albanesi usciti dalle carceri aperte dai rivoltosi oppure giudicati rischiosi dalla nostra polizia in base a chissà quali criteri vengono rimpatriati alla svelta, nella chiacchiera collettiva diventano sospetti o criminali tutti gli albanesi, o almeno la maggioranza degli albanesi, o almeno gli uomini albanesi sbarcati in Italia (come se le donne fossero innocenti per sesso, come se non esistessero donne delinquenti). Se alcuni albanesi, dopo esser stati truffati dalle loro finanziarie ladre, hanno pagato quasi un milione a testa per farsi trasportare in Italia, nella chiacchiera collettiva tutti gli albanesi diventano dei falsi poveri. Se alcuni albanesi vengono rimproverati da autorità e volontari pugliesi perché non aiutano nell'assistenza ma restano lì inerti aspettando il letto fatto e il pasto servito, nella chiacchiera collettiva tutti gli albanesi diventano oziosi e profittatori. Se alcuni albanesi avevano armi, nella chiacchiera collettiva tutti gli albanesi diventano armati e pericolosi, magari trafficanti o trasportatori di mitra e pistole. Verso gli albanesi si diffonde a dir poco una osti■ lità, una antipatia, un ranI core, un pregiudizio che non riguarda le persone singole ma la nazionalità, la etnìa, la massa che invade. E' già accaduto tante volte, nella Storia e nel presente. E' un sentimento che non ha nulla a che vedere con le difficoltà generate dagli sbarchi sul territorio (la chiacchiera collettiva è identica ovunque, anche nelle città dove non s'è visto un solo albanese) ma con la preparazione psicologica al peggio: noi italiani «non siamo mai stati razzisti», noi non intendiamo fare brutte figure internazionali negando assistenza, noi non abbiamo colpe. Nel caso, la colpa sarà tutta degli albanesi criminali, armati, ricattatori, sfruttatori. E magri. PEYNET I primi giorni, quando il massacro a Cori dei ragazzi Patrizio Bovi e Elisa Marafini era stato appena compiuto, quando il numero delle coltellate che li hanno uccisi variava vertiginosamente (settantadue, quarantadue, centoventi, centoquaranta, duecento), quando si sapeva quasi nulla di loro attività, amicizie e ambienti, la televisione ha intervistato per ottenere informazioni sulle vittime il tipico terzetto delle piccole città, sindaco, maresciallo dei carabinieri, parroco. Dal sacerdote ci si sarebbero magari potute aspettare parole desolate sul violato valore della vita, sulla' giovinezza spezzata. Invece, mostrando scarsa conoscenza o poco intuito da pastore d'anime, ha fatto ricorso al luogo comune per descriverli incautamente: «Erano proprio due fidanzatini di Peynet». Lietta Tornabuoni onij

Persone citate: Elisa Marafini, Patrizio Bovi, Peynet

Luoghi citati: Cori, Italia